La tortura ai tempi Cia

Quando si varca l’imponente portone della sede della CIA, a Langley in Virginia, si viene accolti dal motto che volle per l’agenzia il primo direttore civile, Allen Dulles: preso dal Vangelo di San Giovanni recita: "E voi conoscerete la verità e la verità vi farà liberi".

Le migliaia di dipendenti - il numero esatto e l’ammontare delle risorse destinate dallo Stato sono segreti - che in questi giorni hanno attraversato quell’androne non si sono probabilmente sentite particolarmente liberate dalla pubblicazione del rapporto della Commissione senatoriale sui Servizi Segreti, presieduta dalla senatrice democratica californiana Dianne Feinstein, sul controverso programma della Cia di cattura e detenzione di sospetti terroristi dopo la tragedia dell'11 settembre.

Il presidente Barack Obama ha immediatamente voluto confermare la sua piena fiducia nella CIA, affermando che gli americani devono considerare gli agenti come patrioti a cui il paese deve un profondo sentimento di gratitudine. Ma molti a Langley, soprattutto tra i veterani, si sono sentiti traditi dalla pubblicazione del rapporto che giudicano un meschino gioco delle parti tra i Democratici e i Repubblicani nella battaglia politica a Capitol Hill. Alcuni, specie tra quelli che chiamano l’agenzia “la casa”, sarebbero pronti a mettere financo in discussione la stessa veridicità dei dati forniti dalla commissione senatoriale. John Brennan, l’attuale direttore della CIA, nominato da Obama poco più di un anno fa, che ha trascorso nell’agenzia, con vari incarichi anche all’estero, quasi trenta anni della sua vita, ha criticato duramente il lavoro dei senatori guidati dalla Feinstein che ha giudicato incompleto e parziale. In particolare il direttore ha voluto sottolineare che mai l’Agenzia ha disatteso le direttive politiche; tutto quello che è stato fatto ha sempre avuto piena copertura e autorizzazione dai massimi vertici americani, nulla è stato tenuto segreto alla Casa Bianca e gli agenti della Cia si sono sempre attenuti agli ordini e alle istruzioni ricevute. Gli hanno fatto eco le parole del generale Michael Hayden, che ha diretto la CIA dal 2006 al 2009 e prima era stato a capo del National Security Agency, che ha affermato che il rapporto del Senato è tutto fuorchè una relazione accurata, oggettiva ed indipendente.

Dei 19 senatori membri della commissione sui servizi segreti, 11 sono democratici, 7 repubblicani, 1 indipendente; era evidente, secondo molti, che avendo la maggioranza e il presidente della commissione, i democratici volessero approfittare del clamore per regolare vecchi conti con l'amministrazione Bush. Dopo la pubblicazione del rapporto, specie per il clima pesante che si respira a Washinton dopo le recenti elezioni del Mid-term, a più di qualcuno sono sorti dubbi spontanei sulla effettiva e completa veridicità dei risultati della commissione d’inchiesta che avrebbe dovuto togliere il velo su uno degli episodi più oscuri della storia travagliata della Cia.

Se l'obiettivo dei senatori democratici era puramente di strategia politica anti-repubblicana, il risultato è stato disastroso; la CIA vede la sua reputazione pericolosamente in bilico in un momento delicatissimo nella lotta al terrorismo. Gli agenti americani sparsi in medio oriente stanno conducendo un’azione difficilissima e assai pericolosa nel reperire fonti e informazioni per contrastare l’Isis; dopo la pubblicazione del rapporto del Senato sarà ancora più arduo convincere persone in quelle aree sensibili a collaborare con la CIA. I passi più raccapriccianti della relazione riguardano i metodi brutali usati da alcuni agenti della CIA nei confronti di individui arrestati perché sospettati di terrorismo. A volte agenti stessi, sconvolti fino a piangere per le torture alle quali assistevano, hanno cercato di fermare gli interrogatori. E abbiamo letto di waterboarding, violenze, pestaggi, privazioni del sonno, alimentazioni rettali forzate e altri drammatici e barbari metodi di interrogatorio, che immaginiamo hanno prodotto e produrranno ancora più astio e desiderio di vendetta contro l’America e l’Occidente nelle deboli menti di estremisti e aspiranti terroristi di tutto il mondo.

Ma altrettanto danno all’immagine della CIA e alla sua futura azione all’estero, in particolare nel rapporto con i servizi stranieri collegati, faranno le pagine del rapporto nelle quali si dice che responsabili della CIA avrebbero mentito circa le fonti di informazione che avrebbero permesso di sventare attentati terroristici; secondo quanto scrivono i senatori della Commissione Feinstein, le notizie che vennero passate al governo inglese nel 2003 circa piani terroristici all'aeroporto di Heathrow o a Canary Wharf, delle quali alcuni responsabili del programma di interrogatori speciali si sarebbero vantati, sarebbero stati in realtà frutto del lavoro di altre agenzie di spionaggio e nulla avrebbero avuto a che fare con quegli individui che subivano le torture durante gli interrogatori.

Non è la prima volta che la CIA viene tirata in ballo per comportamenti deviati. Nel 1970, durante la presidenza Nixon, il Congresso censurò pubblicamente l’Agenzia perché suoi agenti si erano resi colpevoli di una serie di reati, che andavano dallo spionaggio di politici nazionali, ad assassini mirati di leader stranieri e altre azioni fuori legge. Il risultato fu che da quel momento venne limitato il raggio d’azione degli agenti segreti e alla CIA venne tolta la licenza di uccidere. L'agenzia si trova sul banco degli imputati ancora una volta nel 1980 quando William Casey, l'allora direttore, venne implicato nello scandalo Iran-Contra che provocò un terremoto politico a Washington che quasi distrusse l'amministrazione Reagan. Il vero problema che la CIA dovrà ora affrontare sarà di riguadagnare la fiducia dei servizi segreti alleati in particolare di quelli arabi. Il governo americano e gli operativi della CIA dovranno anche convincere i mussulmani moderati che gli errori e gli abusi commessi nel passato sono saldamente confinati alla storia e assicurare i critici interni che la regola alla quale si ispireranno gli agenti segreti sarà sempre quella di rispettare lo stato di diritto, costi quel che costi.

In difesa della CIA si potrà dire che lo shock che ha provocato la tragedia dell’11 settembre del 2001, che ha di fatto messo in ginocchio l’intero sistema americano ed in primis chi quel sistema avrebbe dovuto difenderlo come le agenzie di intelligence, è la ragione principale che ha prodotto gli abusi dei quali parla il rapporto senatoriale. Il presidente Bush, quando annunciò alla stampa alla fine del 2001 che avrebbe dato nuovi ampi poteri alla CIA per combattere i terroristi, fece il paragone con le ore dopo l’attacco giapponese a Pearl Harbour. Bisognerà ora ripartire dagli errori commessi per evitarne dei nuovi; sarà certo improbabile che detenuti, sospetti terroristi, verranno sottoposti in futuro agli stessi abusi. Il presidente Obama si è detto orgoglioso di aver messo fine, una settimana dopo la sua prima elezione alla Casa Bianca, al programma di interrogatori della CIA. Ma lo stesso Obama sta invece tollerando il drammatico aumento di attacchi dei droni della CIA contro obiettivi di presunti terroristi o estremisti islamici in Afghanistan,Pakistan,Yemen, Somalia, da qualche giorno anche in Siria e in Iraq.

Per molti, soprattutto per chi ha la sventura di vivere nelle aree più colpite, questi attacchi sono un modo vile e immorale per affrontare i nemici, in particolare quando essi provocano i cosiddetti “danni collaterali”, vittime civili innocenti. Sarebbe una tragedia per gli Stati Uniti e i suoi alleati se dopo essere riusciti a porre fine al “programma di interrogatori rafforzati" dovessero ritrovarsi sul banco dell’accusa per le esecuzioni extragiudiziali con i droni. E’ questa la sfida principale che attende la CIA e l’Amministrazione americana nella guerra contro l’Isis e il terrorismo nei prossimi mesi e anni.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:39