Promozione del sistema Paese negli Usa e nel mondo

Da qualche anno la promozione del sistema Italia nel mondo, fondamentale per un Paese così ricco di contenuti da offrire a tutto il mondo, sta decisamente migliorando. E’ uno dei casi in cui la crisi ha avuto l’effetto di sviluppare la creatività, tagliare lì dove si doveva, e vedere crescere una nuova leadership.

Abbiamo già incontrato in due precedenti interviste il Vice Ministro per lo Sbviluppoo Economico con delega al Commercio estero Carlo Calenda ed il Presidente dell’Agenzia ICE Riccardo Monti. Oggi incontriamo con piacere la terza parte di questa ottima squadra, il Direttore Generale per la Promozione Sistema Paese presso il Ministero degli Esteri, Andrea Meloni.

Direttore Meloni, di cosa si occupa, quali strumenti utilizza e quali servizi eroga la Direzione Generale per la Promozione Sistema Paese, che lei guida da due anni?

La direzione generale è stata creata 4 anni fa, in occasione dell’ultima riforma del Ministero degli Esteri. E’ stata una scommessa audace, perché ha messo insieme la tradizionale funzione di relazioni culturali, che il Ministero degli Esteri da sempre svolge, con quella di sostegno alle imprese, anche essa non nuova. La novità è stata di concentrare entrambe in un’unica Direzione Generale, che è divenuta la porta di ingresso per le imprese in Farnesina, il primo punto di contatto; e direi anche l’interfaccia del Ministero con tutto il resto delle organizzazioni e delle amministrazioni italiane che si occupano di economia. La terza componente, molto importante, è quella che chiamiamo “Scienza, tecnologia e innovazione”, cioè la parte che riguarda la ricerca, l’università e tutto il passaggio fra ricerca e trasformazione tecnologica, quindi anche lì con un contatto molto stretto con il mondo dell’impresa. Abbiamo poi una quarta parte, non meno importante, che è quella dei rapporti con le autonomie territoriali, una componente assai vivace nell’ambito delle attività dell’Italia all’estero.

Devo dire che questo esperimento è non solo audace, ma anche molto interessante, tanto che altri Paesi l’hanno studiato; tre anni fa il Ministro degli Esteri francese venne in visita e disse che il nostro modello gli sembrava ottimo, e che anche la Francia a suo avviso avrebbe dovuto riproporlo.

Naturalmente, se il nostro modello funziona o meno, non sta a me dirlo: però credo che aiuti molto avere questa visione integrata di diverse importanti dimensioni, da quella economica a quella culturale, a quella scientifica e dell’innovazione. Penso che sia utile sia per noi al centro che per la rete all’estero che rappresenta il nostro Paese.

Pur nelle ristrettezze economiche che continuano a contraddistinguere il bilancio del Ministero degli Esteri, in questi anni è stato fatto un notevole sforzo per promuovere il nostro Paese all’estero. Ci aiuta a riassumere la rete istituzionale che rappresenta la promozione del Sistema Italia negli Stati Uniti?

Attualmente la rete che abbiamo negli Stati Uniti è - ovviamente - la più grande che abbiamo nel mondo. Per quanto riguarda l’aspetto economico, oltre all’Ambasciata a Washington abbiamo nove Consolati, cinque uffici di ICE Agenzia e un addetto finanziario della banca d’Italia a New York. Ci sono anche le Camere di Commercio, certamente, ma in una posizione diversa, perché non sono direttamente organi dello Stato ma sono un esempio di successo di commistione pubblico/privato: però sono una componente molto importante del sistema Italia all’estero noi lavoriamo continuamente con loro e ci sentiamo sempre, sia noi qui a Roma con Assocamerestero, sia i nostri Ambasciatori e Consoli negli Stati Uniti (e nel mondo).

Abbiamo poi molti addetti scientifici, gli Stati Uniti sono il Paese nel quale ne abbiamo di più; abbiamo una squadra importante a Washington, che comprende anche un addetto per le questioni spaziali, vista la rilevanza del tema.

Poi abbiamo la rete degli Istituti di Cultura: ne abbiamo quattro (New York, Chicago, Los Angeles e San Francisco) più la sezione culturale a Washington. A questo proposito, naturalmente ci dispiace che il posto di Direttore dell’Istituto di Cultura a New York sia rimasto vacante ormai per quasi un anno: però sono riprese proprio in questi giorni le procedure per poter identificare un nuovo Direttore e noi confidiamo che entro i primi due mesi dell’anno possano essere concluse. Naturalmente, anche in questo caso si tratta della rete più grande che abbiamo nel mondo.

Ecco, questa - più o meno - è la nostra presenza negli Stati Uniti: che noi cerchiamo di mantenere anche se, non le nascondo, ci sono forti pressioni ed esigenze da altre parti del mondo. Per esempio, noi in Cina siamo meno presenti di quanto dovremmo essere, e in genere vale per tutto l’estremo Oriente. Stiamo ora facendo uno sforzo per coprire di più l’Africa, un continente per noi naturalmente prioritario per questioni legate alla sicurezza ma che ha anche un’enorme potenziale di crescita. Non è facile contemperare tutte queste giuste esigenze in un momento in cui le risorse umane e il numero delle sedi all’estero invece che aumentare si sta contraendo, com’è nell’ordine delle cose. Abbiamo necessariamente dovuto alleggerire la rete in Europa, anche se con grande dispiacere, per poter garantire una maggiore presenza in altre fondamentali zone del mondo.

Il bilancio che il Governo Italiano dedica alla politica estera e al suo Ministero di riferimento è molto minore di quello che gli omologhi Governi francesi, inglesi, spagnoli e tedeschi destinano nei loro Paesi. Il mio parere è che, con le poche risorse a disposizione, voi, sia qui a Roma che in giro per il mondo, facciate un lavoro straordinario...

Nel futuro, è un dato di fatto, noi avremo meno persone fuori, almeno nei prossimi anni; quindi dobbiamo attrezzarci per poter dare un servizio adeguato e naturalmente l’unico modo per farlo è lavorare tutti insieme; in primo luogo insieme alle altre amministrazioni. Con il Ministero dello Sviluppo Economico, con l’Agenzia ICE, con il Ministero dei Beni Culturali e con il Ministero dell’Istruzione lavoriamo a stretto contatto quotidianamente; io sento due, tre volte al giorno tutti i miei colleghi lì e devo dire, se posso sottolineare un aspetto, come l’Agenzia ICE abbia fatto degli enormi progressi: ora siamo veramente una rete sola.

Recentemente ho partecipato alla conferenza annuale dei Direttori degli Uffici ICE all’estero e devo dire che questo dato è fondamentale per tutti: anche loro hanno ridotto il loro budget per il funzionamento. Oggi abbiamo una grande sfida, perché il Governo ha deciso con la legge di stabilità di destinare un importante e molto significativo ammontare di risorse per la promozione commerciale, su impulso del Vice Ministro Calenda.

Un recente studio di Prometeia dimostra come nel quadriennio 2013-2016 gli Stati Uniti continueranno a rappresentare la più grande opportunità per l’export mondiale, arrivando a quota 450 miliardi di dollari. Tutto questo, tra l’altro, senza considerare il TTIP. Quali iniziative vedranno il Sistema Italia protagonista negli Stati Uniti, nel prossimo futuro? E come pensa che finirà il negoziato sul TTIP?

Il Nord America è ovviamente un mercato sul quale si punta fortemente, perché è un mercato che cresce molto per le nostre imprese. Ci sarà un grande sforzo sulla grande distribuzione, sulla parte agroalimentare, sull’Italian sounding; saranno anni di grande impegno e quindi dovremo lavorare ancora di più, molto insieme. Le risorse messe a disposizione dal Governo, radicalmente maggiori rispetto a prima, sono relative al biennio 2015/16. Lo sforzo coinvolge tutti, perché si tratterà anche di una maniera innovativa di fare promozione commerciale. E ovviamente, c’è particolare attenzione per i negoziati del TTIP, che però come sa non riguardano solo l’Italia ma tutta l’Europa.

Come Farnesina, come vi state muovendo per il fondamentale appuntamento del 2015, l’Expo di Milano?

La Farnesina ha lavorato su questo per anni, sin da quando venne lanciata la candidatura italiana su Expo; abbiamo da allora, era il 2008, un gruppo appositamente dedicato ad Expo 2015, insediato prima presso la Segreteria Generale e poi presso la Direzione Generale che è ora da me guidata. Questo team si è occupato anche dei rapporti con i Paesi partecipanti, e vorrei dire che siamo ovviamente felicissimi della partecipazione degli Stati Uniti e della maniera in cui si è arrivati a questa decisione.

Ora che il quadro dei Paesi partecipanti è chiuso e definito, ci stiamo occupando moltissimo delle attività che potranno essere svolte durante l’Expo; quindi non solo le visite dei membri dei Governi dei Paesi che hanno un padiglione in Expo, ma anche la volontà di fare del periodo dell’Expo una grande opportunità per le nostre imprese e le nostre regioni. A questo proposito, a dicembre abbiamo presentato qui in Farnesina il Sistema Italia, una serie di piattaforme per incontri business to business che sono state messe a punto da Agenzia ICE, Confindustria, Camera di Commercio di Milano: cose molto concrete.

E poi c’è naturalmente una grande occasione anche per il turismo culturale: lavoriamo con le regioni su una serie d’itinerari per Expo. Insomma, ora avremo una squadra di dieci, dodici persone al Ministero degli Esteri che lavora su questo e a partire dal 1° Maggio si trasferiranno a Milano, e avremo anche numerosi giovani diplomatici, di recente vincitori di concorso, che saranno lì a Milano per assicurare la migliore riuscita dell’iniziativa.

In che modo possiamo fare sì che il grande amore degli italoamericani si possa tradurre in un aumento della nostra promozione sia culturale che commerciale? Forse una istituzionalizzazione dell’anno dell’Italia negli USA, che tanto successo ha avuto nel 2013?

L’Ambasciatore Bisogniero ha fatto un grande lavoro per assicurare tutta una serie di seguiti all’anno della cultura Italiana negli Stati Uniti del 2013: già nel 2014 ci sono stati numerosi importanti frutti di questo lavoro. Uno sforzo così grande, gestito e organizzato da parte del Ministero degli Esteri e dell’Ambasciata a Washington, ma sostenuto finanziariamente da imprese private, ha costituito un ottimo esempio di lavoro comune tra pubblico e privato. Va compreso quanto sia possibile ripetere o rendere seriale qualcosa così importante ma anche complesso.

C’è un altro aspetto, poi: abbiamo interessi e necessità anche in tanti altri Paesi del mondo. Ad esempio, quest’anno faremo, di dimensioni più ridotte e tuttavia molto interessanti, un anno dell’Italia in America Latina, che sarà da metà del 2015 a metà del 2016. Questo. nell’anno in cui c’è anche l’Expo, ci porta un impegno notevole. Inoltre abbiamo impegni bilaterali con una serie di Paesi: ad esempio, faremo l’anno della cultura Italiana in Egitto, ed altri ancora. I fronti sono tanti; però è importante che quello che si è seminato con l’anno della cultura Italiana negli Stati Uniti si possa sviluppare.

Un punto che desidero sottolineare è quello della straordinaria importanza della presenza negli Stati Uniti di un fortissimo nucleo di scienziati e ricercatori italiani. Questa è per noi una grandissima risorsa e opportunità per la crescita economica in Italia. Noi in quest’ambito abbiamo il ruolo dei facilitatori: mettiamo a disposizione i nostri contatti, la nostra rete di addetti scientifici e poi c’è un contatto diretto con i grandi centri di ricerca italiani.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:59