Marte, prima missione araba nello spazio

Gli Emirati Arabi Uniti lanceranno nel 2020 la prima missione araba nello spazio. E’ quanto ha annunciato il Primo Ministro ed Emiro di Dubai, lo sceicco Mohamed bin Rashid Al Maktoum. La sonda araba, senza equipaggio, dovrebbe essere lanciata nel luglio 2020 e raggiungere il pianeta Marte nel 2021. Il satellite, che sarà denominato “Al Amal”, speranza in lingua araba, sarà lanciato all’interno di un razzo e percorrerà i 60 milioni di chilometri fino a Marte in circa sette mesi.

La missione è totalmente emiratina, al progetto lavorano 150 tra ingegneri, tecnici e specialisti locali, formatisi negli anni scorsi nelle migliori università del mondo. Il programma Marte, negli obiettivi dei dirigenti arabi, mira ad essere un catalizzatore per una nuova generazione di scienziati ed ingegneri emiratini e come un progetto di lancio per i crescenti settori della scienza e dello spazio.

Obiettivo della missione scientifica è quello di produrre la prima immagine globale dell'atmosfera su Marte, osservare come combaciano gli strati nel pianeta rosso e studiarne i dati sul clima; questo fornirà elementi utili per creare modelli matematici di come potrebbe evolversi l’atmosfera terrestre in seguito ai cambiamenti climatici nel corso di milioni di anni. In secondo luogo, permetterà di analizzare i pianeti più distanti appena scoperti attraverso la galassia, per essere in grado di determinare se c'è vita su di essi. I dati della sonda emiratina permetteranno alla comunità scientifica internazionale una comprensione più profonda e più ricca dell'atmosfera su Marte.

Mohamed bin Rashid ha assicurato che tutti i dati che verranno inviati da “Al Amal” saranno messi a disposizione di 200 università e istituti di ricerca nel mondo, quale contributo del suo Paese per la conoscenza umana. L’arrivo della sonda emiratina su Marte nel 2021 coinciderà con il 50° Anniversario della creazione degli Emirati Arabi Uniti. Nei mesi scorsi il governo di Abu Dhabi ha istituito l’Agenzia Spaziale degli Emirati Arabi Uniti che avrà la responsabilità di pianificare, eseguire e monitorare il viaggio su Marte nei prossimi sei anni. E’ stata anche decisa la costruzione dello Space Center Mohammed bin Rashid, dove verrà realizzata la stazione di controllo della missione spaziale.

Il governo dell’emirato intende completare la preparazione delle fasi del progetto nel tempo record di sei anni e ha stanziato una cifra pari a 4 miliardi e mezzo di euro per il programma spaziale. La sonda avrà le dimensioni e il peso di una piccola autovettura. Dopo il lancio del vettore che la conterrà, la sonda si staccherà e accelererà con propulsione autonoma nello spazio profondo, fino a raggiungere una velocità di 126,000 km all'ora per 600 milioni di km di viaggio fino all’orbita di Marte, che raggiungerà dopo circa 200 giorni. Il satellite orbiterà intorno al pianeta rosso almeno fino al 2023, con la possibilità di estendere la missione fino al 2025 e invierà alla stazione terrestre più di 1000 GB di dati. Le batterie della sonda saranno alimentate da pannelli solari. Dal momento che non vi è alcun GPS nello spazio profondo, la sonda dovrà trovare Marte con sensori stellari per navigare utilizzando schemi di costellazioni, come gli antenati arabi usavano le stelle per trovare la loro strada nel deserto.

Secondo lo sceicco Mohamed al Maktoum, che ha fortemente incoraggiato l’iniziativa, tre sono i messaggi che gli Emirati intendono inviare al mondo con la Missione Marte:

il primo è per il mondo occidentale: la civiltà araba, che nel passato ha avuto un grande ruolo nel contribuire alla conoscenza umana, dall’invenzione dei numeri e del sistema di calcolo, al mappamondo e ad altre scoperte, può tornare a quel ruolo;

il secondo è per gli altri paesi arabi: nulla è impossibile agli arabi, che sono in grado di competere per scoperte scientifiche con le più grandi nazioni al mondo;

il terzo messaggio è per tutti gli uomini: non esistono limiti alle ambizioni scientifiche quando il fine è nobile e a vantaggio del genere umano. Con la missione su Marte, gli Emirati Arabi Uniti saranno il settimo paese ad entrare nel 'club del pianeta rosso', dopo Stati Uniti, Russia, Cina, Giappone, India e Francia.

Ed è proprio con la Francia che gli Emirati Arabi Uniti hanno avviato un programma di cooperazione nel settore spaziale. Sarà probabilmente francese il lanciatore della sonda Amal e nelle settimane scorse la neo Agenzia spaziale degli Emirati Arabi Uniti (UAESA) ha firmato un accordo operativo con il Centro Nazionale di Studi Spaziali (CNES) francese, in base al quale le due agenzie collaboreranno nel settore della formazione, degli scambi tecnologici e delle informazioni scientifiche e realizzeranno studi e progetti comuni. Nei prossimi mesi un primo gruppo di tecnici emiratini partirà per un programma di formazione a Tolosa, presso la sede del centro spaziale del CNES.

L’accordo ha inoltre già fruttato, nelle settimane scorse, alla Francia una commessa di 700 milioni di euro per la fornitura agli Emirati Arabi Uniti di due satelliti di sorveglianza tipo Helios prodotti dalla Thales e dalla Astrium, per l’osservazione militare e una stazione di terra. Parigi guarda con grande interesse allo sviluppo di questi programmi nell’area del Golfo, in un quadro di partenariato strategico; il presidente francese Hollande, che aveva già visitato Abu Dhabi nello scorso mese di gennaio, è in questi giorni a Riad, ospite d’onore del Vertice del Consiglio di Cooperazione del Golfo, l’organizzazione che raggruppa l’Arabia Saudita, il Kuwait, il Qatar, il Bahrein, gli Emirati Arabi e l’Oman.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:02