Chiese cattoliche   in terre islamiche

Ogni tanto arrivano anche buone notizie per i Cristiani nelle terre islamiche: ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti, Paese a schiacciante maggioranza mussulmana, è stata inaugurata una nuova chiesa cattolica. Dedicata a San Paolo, la chiesa è stata costruita in un’area periferica della città, nella zona industriale di Musaffah, dove folta è la comunità di cristiani, in particolare lavoratori emigrati dall’India, dallo Sri Lanka e dalle Filippine. Quella di San Paolo è la seconda chiesa cattolica della capitale emiratina, dopo la Cattedrale di San Giuseppe nel quartiere centrale di Al Mushrif.

L’inaugurazione della nuova chiesa è avvenuta alla presenza del Segretario di Stato di Sua Santità, cardinale Pietro Parolin, del Vicario Apostolico nell’Arabia meridionale, il vescovo svizzero francescano Paul Hinder e di quello dell’Arabia Settentrionale, vescovo Camillo Ballin, e del ministro della Cultura, della gioventù e dello sviluppo sociale degli emirati Arabi, il popolare sceicco Nahyan bin Mubarak al Nahyan. La nuova chiesa di San Paolo è stata costruita su un terreno di 4560 metri quadrati concesso dal Comune di Abu Dhabi nel novembre 2011, su ordine dello sceicco Mohammed Bin Zayed Al Nahyan, vicecomandante supremo delle Forze armate degli Emirati Arabi Uniti e principe ereditario di Abu Dhabi. La prima pietra è stata posta il 29 giugno del 2013 e la costruzione è iniziata nel mese di agosto dello stesso anno. La chiesa può ospitare fino a 1.200 credenti. Il complesso della chiesa ospita una sala polivalente, la residenza dei sacerdoti e del personale e sale riunioni dedicate ai fedeli. Il nuovo parroco sarà il sacerdote filippino Padre Ani Xavier, che sarà coadiuvato da altri preti provenienti dall’India, dal Libano e dallo Sri Lanka. I servizi religiosi verranno impartiti quotidianamente in lingua inglese e settimanalmente in lingua araba, in malayalam, la lingua parlata nello Stato meridionale indiano del Kerala, in filippino, in lingua tamil e in konkani, altro dialetto indiano.

La nuova parrocchia mira a servire circa 70mila fedeli, molti dei quali operai che proprio nella zona hanno i campi-dormitorio. Gli Emirati Arabi sono stati sempre accoglienti e tolleranti verso i cristiani residenti; lo era il fondatore dello Stato, lo sceicco Zayed Al Nahyan, morto nel 2004 e continua ad esserlo il figlio, lo sceicco Khalifa, che gli è succeduto al trono. I cristiani nel Paese del Golfo si sentono accettati e sono in grado di vivere la propria identità e di praticare il loro credo religioso. È per questo motivo che la Chiesa cattolica ha trasferito proprio ad Abu Dhabi (1973) la sede del Vicariato Apostolico per l’Arabia meridionale, retta da un vescovo, attualmente lo svizzero Paul Hinder.

Nelle aree del Vicariato si contano oltre un milione e settecentomila battezzati su una popolazione residente di oltre 64 milioni; nei soli Emirati Arabi Uniti vivono circa 900mila cattolici; circa 20mila sono i fedeli che frequentano settimanalmente i servizi religiosi della chiesa di Abu Dhabi. Il vicariato ha giurisdizione su tutti i cattolici residenti negli Emirati Arabi Uniti, in Oman e nello Yemen. Il territorio del Vicariato è suddiviso in 20 parrocchie, sparse nei tre paesi arabi. Il Vicariato Apostolico fu eretto il 4 maggio del 1888 ad Aden, nello Yemen, con competenza per tutta la penisola arabica. Dal 1916 la cura del Vicariato è affidata ai frati cappuccini di Firenze. Nel maggio del 2011 la Santa Sede ha deciso di istituire il Vicariato Apostolico dell’Arabia Settentrionale a Kuwait City, già sede dal giugno del 1953 della prefettura apostolica del Kuwait, con giurisdizione sui fedeli cattolici del Kuwait, dell’Arabia Saudita, del Qatar e del Bahrain. Il Vicariato comprende solo formalmente il territorio dell’Arabia Saudita, Stato in cui i culti non musulmani sono proibiti. È attualmente retto dal vescovo Camillo Ballin, settantenne padovano dell’Ordine dei Comboniani con una lunga esperienza nei paesi arabi. Il territorio è suddiviso in 7 parrocchie: quattro si trovano in Kuwait, due in Bahrain e una in Qatar.

Nel maggio del 2014 la sede del Vicariato è stata trasferita a Manama, capitale del Regno del Bahrein, dove è in costruzione la cattedrale di Nostra Signora d’Arabia. I cristiani dell’Arabia del Nord sono circa due milioni e mezzo: una comunità consistente, in Paesi a stragrande maggioranza musulmana e sono quasi tutti figli dell’immigrazione, lavoratori provenienti da Filippine, India, Bangladesh, Sri Lanka. In Arabia Saudita i cattolici sono un milione e mezzo, in Kuwait e Qatar circa 350mila, in Bahrain tra i 100 e i 150mila. Una comunità multietnica ed eterogenea che ha dovuto vivere a lungo in maniera silenziosa, nascosta: specialmente in Arabia Saudita la vita per i cristiani non è facile, è proibito costruire chiese e celebrare la messa, che viene solo tollerata dal 2006 nelle case private e per piccoli gruppi. L’unica religione ammessa in pubblico è infatti l’Islam. E ancora rischiosissima è la conversione dall’Islam al Cristianesimo: chi viene scoperto rischia il processo e la pena di morte. I vicari apostolici d’Arabia sono membri di diritto della Conferenza dei vescovi latini nelle regioni arabe, istituita nel 1967 dalla Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, che riunisce gli episcopati di rito latino appartenenti a Stati arabi del Medio Oriente e dell’Africa orientale e che in questi momenti terribili sopporta il peso maggiore della minaccia islamista contro i cristiani.

 

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:11