Russia/Usa: passi avanti contro l’Isis

Hollande ha proclamato al Congresso riunito a Versailles lo stato di guerra della Francia contro l’Isis, invocando anche l’applicazione dell’art. 42.7 del Trattato di Lisbona che prevede l’obbligo di tutti gli Stati membri dell’Ue a difendere con le armi lo Stato membro attaccato dal nemico.

La Francia alleata della Germania di Angela Merkel ha deciso in solitudine rispetto agli altri Paesi dell’Unione la crisi russo-ucraina e caldeggiato ed imposto le sanzioni europee alla Russia di Vladimir Putin. Dopo l’attentato di Parigi e dopo Charlie Hebdo ha scatenato la guerra bombardando Raqqa. Dopo l’abbattimento dell’aereo russo sul Sinai la Russia di Putin ha pronunciato parole di ritorsione. La guerra è il compito più importante che uno Stato possa intraprendere perché è la base su cui si decide la vita o la morte del Paese stesso. Ci vuole prudenza, ed è noto che non si mobilita il proprio esercito spinti dalla rabbia, tantomeno dalla frustrazione. La rabbia può trasformarsi in felicità, l’irritazione in gioia, ma i morti non possono essere riportati in vita. Uno scontro armato deve mirare ad assicurare non solo il trionfo delle forze armate, ma anche e soprattutto ad assicurare gli obiettivi ultimi di una definita strategia politica. La guerra è disperata e complessa, non importa nel mondo vincere cento o mille battaglie, distruggere Raqqa col fuoco e mille altre città, ma perseguire un disegno ed una strategia di successo. Togliere sostentamento ai mezzi e soprattutto ai piani dell’Isis, vanificare le alleanze del nemico, togliergli linfa vitale cioè soldi e mezzi, petrolio, affari economici. Rendere il nemico stesso terra bruciata. La guerra è l’ultimo colpo da sferrare, il più disperato, quando non si ha più niente da giocare e perdere, e in genere perde ed è sconfitto l’esercito e lo Stato che prima attacca e poi cerca le condizioni per la vittoria. Innanzitutto bisogna procedere a disinformare, fingere incapacità e fin qui l’Ue l’ha finta ottimamente, e fingere inattività, e con l’Italia ci siamo pure. Ingannare e manipolare, combattere e radere al suolo. La guerra deve essere spietata quanto mascherata da incapacità, impossibilità, inanità ed inerzia. Hollande ha sbagliato ad attaccare Raqqa pubblicamente, avrebbe dovuto spendere parole di rabbia e procedere a radere al suolo al contempo in silenzio, nel momento stesso del pronunciamento delle parole. Chi avrebbe dato la notizia, l’Isis? L’Isis ha fatto al contrario sapere a giro di posta che si è sbagliata mira e colpito nel deserto. Chi ha imposto ad Hollande di dovere spiegare cosa fa, per di più da solo?

La guerra è guerra, il nemico va ingannato, manipolato, sconfitto e vinto, pensando al dopo. Putin ha detto bene quando ha affermato che gli stessi Paesi del G20 danno soldi ed armano i jihadisti islamici, quegli stessi che nello stadio turco, da ultimo, invece di osservare il silenzio, hanno gridato Allah è grande. Cosa si crede siano e dove si pensa siano andati i soldi pagati dall’Italia di Paolo Gentiloni - ministro imbroglio del governo mai eletto dagli italiani - i soldi spesi a iosa per riportare a casa le due dementi “volontarie” jihadiste italiane? Dunque sono i canali dell’intelligence e quelli della politica e della diplomazia che devono svuotare le tasche ai terroristi, renderli inermi. Il principio guida deve essere che è lo stesso nemico che deve essere messo in condizione di non poter fare né la guerra e tantomeno incursioni ed attacchi terroristici in Occidente o dovunque, fino a porlo in una posizione a dir poco “impossibilitata” a tutto. Rendere inoffensive moschee, Imam e islamici in territorio occidentale, non alimentarli, non alimentando cioè l’odio.

Questa è la guerra che deve combattere l’Unione europea al fianco della Russia di Putin e degli Stati Uniti di Barack Obama. La stessa guerra che avrebbe dovuto aver già combattuto. È fondamentale cogliere strategicamente la direzione in cui si sta andando e in cui si arriva e “finisce”, e combatterla spietatamente prima, manovrandola per confinare in posizioni di debolezza. Questa è la strategia dell’Europa oggi, rafforzando così la sua stessa posizione nel contesto mondiale. La storia non si fa né con i se né con i ma. La storia si fa ed è quello che accade. Oggi bisogna essere in guerra, una guerra spietata, celata, dissimulata, nascosta quanto reale. Abbattere l’Isis, facendolo efferatamente. L’Italia è sempre stata storicamente abbastanza ipocrita e pubblicamente inaffidabile e “cacasotto” da poterci riuscire. L’Isis va sterminato.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:58