Le mogli del Califfo

Ormai i servizi di intelligence di tutto il mondo sanno tutto o quasi di Abu Bakr Al Baghdadi, l’autoproclamatosi califfo e capo indiscusso di daesh. Gli analisti sono riusciti a risalire anche agli aspetti più intimi. Il califfo si sarebbe sposato quattro volte, come consente la legge coranica; tre matrimoni sarebbero datati, il quarto sarebbe invece più recente, contratto dopo l'istituzione del daesh. Tutte le sue mogli indosserebbero solo l'hijab, il velo islamico che copre i capelli ma non il niqab, la copertura integrale. La sua prima moglie è Asma Fawzi Al Qubaisi, di 36 anni, una sua cugina di secondo grado e al califfo ha dato cinque figli: Hufaiza, Omayma,Yaman, Hasan e Fatima. Asma avrebbe sposato Al Baghdadi a Baghdad, quando il futuro capo di daesh era uno studente in diritto e studi islamici all’università della capitale irachena. Molto poco si sa di lei: non c’è alcuna foto, pochissimi l’avrebbero conosciuta e perfino i capi di daesh non l’avrebbero mai vista in pubblico. Non si sa neppure con certezza dove viva, anche se qualche fonte la collocherebbe a Mosul.

La seconda moglie è la trentunenne irachena Israa Rajab Mahal Al Qaisi, che con Al Baghdadi ha avuto un figlio, Ali. Anche su di lei si sa poco. Vivrebbe nelle zone occupate da daech nel nord dell’Iraq sotto discreta protezione, senza dare troppo nell’occhio per evitare ogni rappresaglia o azione nemica contro di lei o il figlio. Sulla terza moglie, invece, si sa praticamente tutto: Saja Al Dulaimi è giovane, piuttosto carina, bruna. E’ venuta alla ribalta delle cronache internazionali nel marzo del 2014, quando Saja venne rilasciata dal regime di Assad come parte di uno scambio di prigionieri: dietro la scarcerazione della moglie del califfo e di altre 152 donne, accusate di sostegno ai terroristi, detenute in varie carceri siriane, gli jihadisti liberarono tredici suore del convento di Santa Tecla a Maalula, tenute in ostaggio per oltre tre mesi. Bachar Assad si era impegnato personalmente con il patriarca ortodosso di Damasco, Giovanni Yazigi, e il Nunzio apostolico in Siria, il vescovo italiano Mario Zenari, ad ogni azione per liberare le religiose.

Di Saja circolano varie foto; in una immagine, all’uscita del carcere siriano nel 2014, appare in un lungo cappotto beige, in altre indossa la lunga tunica nera fino ai piedi, che è l’abbigliamento tipico delle donne di daesh. L’atteggiamento duro e tenace del volto è invece sempre lo stesso. Saja è nata in Siria nel 1978 ed è figlia di Ibrahim Dulaimi, uno dei capi della potente tribù sunnita dei Dulaimi, un clan che conta circa sette milioni di membri, sparsi tra Siria, Iraq, Giordania e Kuwait. Ogni leader iracheno e siriano ha dovuto scendere a patti con i Dulaimi. La famiglia ha accumulato 1 negli anni potere, terre e ricchezze. Al tempo di Saddam Hussein, almeno il 10 per cento dei soldati dell’esercito iracheno veniva dai ranghi della tribù Dulaimi.

Con la caduta del dittatore iracheno nel 2003 e l’occupazione americana, il clan Dulaimi cade però in disgrazia e molti dei suoi membri aderiscono alle formazioni armate di resistenza sunnita, createsi con la dissoluzione del Partito Bath e dell’esercito di Saddam. Anche il padre di Saja, Ibrahim, si unisce nel corso del 2003 ai terroristi di Al Qaeda in Iraq, guidati da Abu Musab Al Zarqawi, ed entra in contatto con il giovane e ambizioso Abu Baqr al Baghadi, allora ufficiale di Al Qaeda. Dopo aver salito i gradini dell’organizzazione terrorista in Iraq, Ibrahim viene inviato in Siria a tessere le fila di Al Qaeda in quel paese e iniziare la guerra contro il regime di Bachar El Assad. Nel 2011 Abu Bakr Al Baghdadi, cogliendo le grandi opportunità di una sua crescita personale da una alleanza con il potente clan Dulaimi, chiede a Ibrahim la mano della figlia allora trentatreenne Saja, rimasta vedova del marito, anch’egli membro di Al Qaeda, ucciso in combattimento nel 2010. Le nozze con Saja portano in dote ad Al Baghdadi migliaia di guerriglieri e l’appoggio della potente tribù e gli aprono la strada alla creazione di Daesh. I leader del clan Dulaimi vengono incorporati quindi nella nuova organizzazione terrorista, in posizioni di vertice: un fratello di Saja, Omar, viene nominato comandante jihadista a Mosul, un altro, Khalid, diventa capo della sicurezza del califfo Al Baghdadi. Nel settembre del 2013 il padre di Saja, Ibrahim, cade sotto il fuoco dell’esercito siriano nella zona di Raqqa. Una sorella di Saja, Du'aa, era rimasta uccisa in un paese al confine con il Kurdistan iracheno, mentre cercava senza riuscirvi, di farsi saltare in aria contro una folla di curdi. Insomma una famiglia di jihadisti “doc”.

Al Baghdadi avrebbe poi sposato pochi mesi fa a Raqqa, in Siria, una quarta donna: gli agenti segreti avrebbero raccolto informazioni su di lei da varie fonti. Sarebbe una donna di nazionalità tedesca, che avrebbe aderito a Daesh all'inizio di quest'anno. Nessuno però sembra conoscere ancora il suo nome o la sua età, anche se a Raqqa, tra gli ufficiali di Daesh e le loro mogli non si farebbe che parlare di lei, della “straniera” che ha rubato il cuore del califfo.

Le mogli dei califfi nella storia islamica hanno generalmente vissuto all'ombra dei loro mariti; Al Baghdadi però vedrebbe per le mogli un ruolo importante nel futuro di Daesh. Il califfo vorrebbe infatti che le donne dello stato islamico svolgessero un ruolo attivo nella società e fossero anche chiamate a combattere, se necessario. Una delle manifestazioni di questa sua visione è la brigata femminile Khansaa, l'unità di polizia morale che ha creato e che opera a Raqqa, la capitale siriana del califfato. Secondo alcune testimonianze raccolte dai servizi di informazione turchi, le donne straniere non sposate che vanno a Raqqa per arruolarsi nell’Isis verrebbero poste sotto protezione del comando Daesh, che si occuperebbe di coprire tutte le spese e le necessità delle ragazze e verrebbero alloggiate in residenze femminili a 2 loro dedicate. Le mogli del califfo, e in particolare Saja, si occuperebbero di combinare matrimoni. Alle vedove degli jihadisti viene corrisposta da Daesh una pensione di 300 dollari al mese.

Alcuni informatori hanno anche riferito che Al Baghdadi avrebbe disposto la costruzione di campus universitari per sole donne a Raqqa e Mosul, di cui avrebbe dato la direzione alla moglie Saja. Le ragazze del Daesh verrebbero invitate a completare gli studi e verrebbero elargite anche borse di studio al riguardo. Il califfo avrebbe più volte chiesto ai suoi comandanti di reclutare più donne laureate e specialmente medici, infermieri, ingegneri e insegnanti. Al Baghdadi sarebbe inoltre preoccupato di aumentare la presenza femminile nei territori occupati dagli jihadisti; qualcuno l’avrebbe sentito dire che il califfato non avrebbe futuro se ci fossero solo gli uomini.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 16:47