La Mecca vietata agli iraniani

Si riaccende la tensione tra Arabia Saudita e Iran, questa volta a causa del grande pellegrinaggio a La Mecca che avrà luogo il prossimo settembre.

L'Hajj è il pellegrinaggio annuale che i mussulmani, da tutto il pianeta, compiono a La Mecca, la città santa per antonomasia per gli islamici, dove è nato il profeta Maometto ed uno dei cinque pilastri dell’Islam. Ogni buon mussulmano, che sia fisicamente e finanziariamente in grado di intraprendere il viaggio e possa supportare la famiglia anche durante l’assenza, deve compiere, da adulto, almeno una volta nella vita il viaggio di preghiera a La Mecca, nell’ultimo mese del calendario (lunare) islamico, che quest’anno capita nel mese di settembre.

Ma il prossimo pellegrinaggio potrebbe essere interdetto ai pellegrini iraniani, come sembra emergere in questi giorni dalle dichiarazioni pubbliche rese a Teheran dal ministro per la cultura e la guida islamica, Ali Jannati. Il ministro, che è anche il responsabile per l’organizzazione ufficiale dell’Hajj iraniano, ha denunciato le autorità dell’Arabia Saudita di aver posto gravi ostacoli ai pellegrini in arrivo dall’Iran, arrivando perfino ad usare la parola “sabotaggio” da parte dei sauditi. Riyad imporrebbe procedure troppo complesse per richiedere i visti di ingresso ai pellegrini iraniani e non intenderebbe consentire l’atterraggio di aerei iraniani con pellegrini a bordo.

Eppure nelle scorse settimane era parso che il clima teso tra le due potenze del Golfo si stesse ammorbidendo, quando delegazioni iraniane e saudite si erano riunite a Riyad, per discutere dell’organizzazione del prossimo Hajj, nel primo incontro ufficiale tra rappresentanti dei due Paesi dopo la rottura delle relazioni diplomatiche. Si ricorderà, e questo giornale riportò la notizia, che nel gennaio scorso, dopo l’esecuzione in una prigione saudita dell’influente Imam sciita Nimr Baqr al-Nimr, accusato dalla Corte reale di alto tradimento e incitazione alla sedizione, scoppiarono a Teheran violente proteste anti-Riyad, che culminarono nell’assalto e nell’incendio della cancelleria diplomatica saudita. Il Re Salman ordinò l’immediato ritiro del suo ambasciatore da Teheran e la rottura delle relazioni diplomatiche con quel regime. Quell’episodio fu il culmine dei già tesissimi rapporti tra Riyad e Teheran. Nel settembre del 2015, infatti, Teheran aveva mosso pesanti proteste alle autorità saudite per il gravissimo indicente che era occorso a La Mecca, proprio durante l’Hajj dello scorso anno, quando 2.300 pellegrini, tra cui più di 450 iraniani, perirono schiacciati da migliaia di persone nella gigantesca fuga che si produsse in seguito ad un falso allarme bomba. In quell’occasione le autorità iraniane denunciarono l’incompetenza e l’incapacità dei soccorritori intervenuti a La Mecca.

La Repubblica Islamica dell’Iran, paladino degli sciiti, e il Regno Saudita, alfiere degli interessi sunniti, non hanno in effetti mai mostrato grande simpatia reciproca, sin dai tempi della Rivoluzione islamica di Khomeini nel 1979. Entrambi si contendono, con colpi bassi, l’influenza sulla regione del Golfo; Riyad non ha mai tollerato le interferenze degli agenti iraniani all’interno del Regno e nei Paesi vicini, dal Bahrein al Kuwait, fino allo Yemen, dove le truppe saudite sono intervenute a capo di una coalizione di Paesi sunniti contro le milizie sciite Huthi, appoggiate dall’Iran. Ma anche altri Paesi in Medio Oriente sono terreno di scontro tra le due potenze: in Siria, Teheran appoggia il regime di Assad, anche schierando gli alleati del partito libanese Hezbollah, mentre Riyad sostiene e arma i ribelli. In Iraq, gli uomini della Guardia Repubblicana, l’élite dell’esercito iraniano, affiancano le unità sciite dell’esercito regolare di Baghdad contro i terroristi islamisti del Califfato, che sono sunniti e spesso equipaggiati con finanziamenti sauditi.

E anche La Mecca era stato già terreno di tensioni tra i due Paesi nel 1987, quando erano scoppiati sanguinosi scontri tra pellegrini iraniani e forze dell’ordine saudite che avevano causato oltre 400 morti, in gran parte iraniani. Da quell’episodio i due Paesi avevano interrotto le relazioni diplomatiche fino al 1991. Il contenzioso sul pellegrinaggio a La Mecca sembra quindi solo un pretesto di una diatriba che rischia di andare avanti ancora a lungo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:01