Vita da cani in Iran

L’Iran è un Paese di oltre 78 milioni di persone ed è la culla di una delle più antiche civiltà del mondo; la prima dinastia dell’Iran si formò già nel 2800 avanti Cristo. È tra i Paesi più ricchi al mondo di petrolio e gas ed è una potenza regionale con ambizioni planetarie, ma sembra abbia un problema con gli animali domestici.

È quanto emerge in questi giorni sulla stampa locale. Il procuratore capo di Shahin Shahr, città di quasi duecentomila abitanti e capoluogo della provincia di Borkhar, nella parte centrale del Paese a pochi chilometri da Isfahan, ha ordinato di sequestrare tutti i cani domestici che vivono nella sua città, in quanto sarebbero “haram”, contrari cioè alla religione islamica. Il procuratore Mohsen Boosaidi, che è anche un Imam, ha giustificato la sua decisione citando il parere di alcuni clerici della moschea principale di Shahin Shahr, che hanno affermato che il possesso dei cani è simbolo delle “contaminazioni della cultura occidentale sulla purezza islamica”.

Funzionari comunali del servizio veterinario sono andati, nei giorni scorsi, nelle case di diversi proprietari di cani della città e, con la scusa di dover sottoporre i poveri animali a vaccini obbligatori, li hanno sequestrati e portati al canile comunale. Quando i padroni si sono presentati al canile per ritirare i propri fido, degli animali non vi era purtroppo più traccia. La notizia però è subito rimbalzata a Teheran e nelle principali città iraniane, dove molti sono i proprietari di cani. La Società per la protezione degli animali ha subito protestato contro il procuratore di Shahin Shahr e ha chiesto l’immediato ritiro della sua decisione.

Il procuratore Boosaidi sembra però irremovibile: “I leader religiosi hanno detto che avere un cane è haram e se a Shahin Shahr i proprietari di cani li portano a passeggio nelle strade pubbliche, in spregio alle regole degli Imam e diffondendo la volgare cultura dell’Occidente, dobbiamo agire contro di loro con fermezza”, ha dichiarato all’agenzia di stampa iraniana Fars.

Il presidente della Società per la protezione degli animali, Javid Al-e Davoud, ha ribattuto però al procuratore, definendo la sua decisione “illegale” e “totalmente sbagliata”. In una lettera aperta pubblicata su uno dei più popolari quotidiani iraniani, Davoud, lui stesso proprietario di due cani, ha sottolineato che in nessun testo religioso islamico è scritto che possedere un cane è contrario ai dettati del Profeta e voler associare il possesso di un cane con la cultura occidentale, come intende il procuratore anti-animalista, è falsificare la storia dell’Islam e della civiltà iraniana. È vero che i cani sono tradizionalmente considerati dai musulmani “najes”, sporchi, perché mettono il muso un po’ dappertutto, ma non sono però “haram”, contrari alla religione.

Secondo una legge iraniana adottata molti anni fa, è illegale portare a spasso un cane in strada o averne uno in auto. In caso di infrazione, le sanzioni prevedono il sequestro dell’animale e una severa multa al suo proprietario. Il possesso di un cane è però ammesso in alcuni specifici casi: se viene tenuto in casa con compiti di guardia; un animale destinato alla caccia, molto diffusa nel Paese; per proteggere animali al pascolo; per ragioni mediche; i cani abilitati a cercare droga o ordigni esplosivi in dotazione alla polizia iraniana. Nonostante il divieto però, nelle grandi città, a cominciare dalla capitale Teheran, sempre più iraniani hanno cani e non esitano a portarli a passeggio per strada. Segno dei tempi. Forse anche i più rigidi Imam iraniani dovranno iniziare a rivedere il loro atteggiamento sui migliori amici dell’uomo.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:35