Russiagate, oggi inizia il processo a Manafort

Il primo processo sul Russigate comincia oggi. L’imputato è Paul Manafort. L’ex-capo della campagna elettorale vittoriosa di Donald Trump rischia di finire in carcere per decenni. L’unica salvezza è rappresentata dal “perdono presidenziale”. Il tycoon è partito subito all’attacco con i suoi temutissimi messaggi su Twitter. Il tema, secondo il presidente, è la presunta “caccia alle streghe” guidata dal procuratore speciale Robert Mueller. Nel frattempo, Trump ha dato il “disco verde” all’ex sindaco di New York Rudy Giuliani, alla Foxnews e a numerosi parlamentari repubblicani. Così gli accoliti presidenziali sono partiti lancia in resta contro Mueller. L’inchiesta dovrebbe concludersi a settembre. Ma l’obiettivo del procuratore speciale è chiaro sin dall’inizio dell’indagine: l’interrogatorio del presidente.

Un passaggio fondamentale. Perché Trump potrebbe cadere in contraddizione. Infanto, pare che l’ex legale di Trump, Michael Cohen voglia collaborare in cambio di clemenza sui reati che gli vengono contestati. È stato proprio Cohen a far circolare la registrazione della telefonata di un suo colloquio di Trump, a proposito dei soldi utili per pagare il silenzio di una coniglietta di “Playboy”. Non solo. Secondo Cohen il presidente era al corrente di una riunione del giugno 2016 alla Trump tower tra i suoi collaboratori, incluso il figlio Donald Junior, il genero Jared Kushner e lo stesso Manafort, ed alcuni emissari russi che promettevano documenti “scottanti” su Hillary Clinton.

Aggiornato il 31 luglio 2018 alle ore 14:00