Cesare Battisti sfida il presidente Jair Bolsonaro

Cesare Battisti si sente al sicuro e lancia la sfida a Jair Bolsonaro. L’ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo attacca il neo presidente brasiliano. Battisti è intervenuto a proposito delle dichiarazioni di Bolsonaro sulla concessione dell’estradizione. “È un fanfarone – ha detto – non mi può estradare. Io sono protetto dalla Corte Suprema”. Battisti ha studiato le “carte” con il suo legale Igor Tamasauskas. L’ex terrorista ha lasciato per tre giorni Cananeia. È andato a San Paolo per sottoporsi a visite mediche. In Italia, l’ex Pac è condannato all’ergastolo per quattro omicidi negli anni di piombo.

A concedere lo status di rifugiato politico è stato Luiz Inácio Lula da Silva, nell’ultimo giorno di mandato presidenziale, il 31 dicembre 2010. Lula quel giorno smentisce la sentenza con la quale a maggioranza il Supremo Tribunal Federal aveva concesso l’estradizione. Ora Lula è in carcere, dove sta scontando una pena di 12 anni e un mese, per corruzione. La sua pupilla, la presidente Dilma Rousseff aveva promesso di “ridiscutere il caso”. La verità è che ha adottato una posizione pilatesca, rimandando le richieste dell’Italia. Ma Bolsonaro ha un’idea diversa. Non arretra. “Lo faremo – ha ribadito il presidente brasiliano – per dimostrare il nostro totale ripudio e l’impegno a combattere il terrorismo”. Ma Tamasauskas ha protestato: “Abbiamo fiducia nella giustizia. La situazione di Battisti è stata considerata legale e così si mantiene. Se Bolsonaro vuole rispettare la legge non può prendere tale decisione. Cesare è sereno”.

Aggiornato il 01 novembre 2018 alle ore 13:30