Siria, 600 corpi ritrovati in una fossa comune a Raqqa

Sono stati riesumati 600 corpi in una fossa comune a Raqqa, nel nord della Siria. Ne ha dato notizia il Consiglio locale della città, controllata dalle forze curdo-siriane e dalla Coalizione a guida statunitense. Raqqa, per tre anni, fino al 2017, è stata la “capitale dell’Isis” nel Paese in guerra. La nuova fossa comune è la quattordicesima scoperta nella città e negli immediati dintorni. I corpi sarebbero stati gettati durante la battaglia durata 4 mesi.

Il prete gesuita italiano Paolo Dall’Oglio è scomparso a Raqqa nel luglio del 2013. Alcune fonti affermano che sia stato catturato dall’Isis, che era già presente in città. Da allora non si sono più avute notizie certe sulla sorte di Padre Paolo, che dagli anni Ottanta del secolo scorso viveva in Siria e che ha dedicato circa quarant’anni della sua vita al dialogo inter-comunitario nel Paese.

“Sono ancora in corso le operazioni di recupero delle salme dalla fossa scoperta nel villaggio di Fakhiha, a sud di Raqqa”, ha spiegato il direttore delle squadre di pronto intervento, Yasser al Khamis. Negli ultimi giorni sono stati recuperati nella provincia 3.310 corpi, di cui 550 sono stati identificati. Si stima che l’Isis si sia lasciato dietro, nell’area di Raqqa, almeno quindici fosse comuni.

Nel frattempo, “la Siria potrebbe rispondere all’attacco israeliano all’aeroporto di Damasco con un attacco allo scalo di Tel Aviv”. È quanto ha detto l’ambasciatore di Damasco all’Onu, Bashar Jafaari, durante una riunione del Consiglio di sicurezza. “Se il Consiglio non adotta misure per fermare la ripetuta aggressione israeliana in Siria – ha detto – Damasco eserciterà il suo legittimo diritto all’autodifesa e risponderà all’aggressione all’aeroporto di Damasco nello stesso modo, attaccando l’aeroporto di Tel Aviv”.

Aggiornato il 23 gennaio 2019 alle ore 19:40