Brexit, accordo “No deal” sempre più vicino

Il “No deal” sembra ormai inevitabile. Nonostante la manifestazione anti-Brexit, che ha chiamato a raccolta oltre un milione di manifestanti per le strade di Londra, il percorso di uscita del Regno Unito dall’Unione europea è segnato da tempo. Salvo clamorose retromarce dell’ultim’ora, non dovrebbero esserci ripensamenti. Anche perché un fatto è certo: Theresa May, duramente contestata dalla piazza, ha sempre rifiutato l’ipotesi di un secondo referendum. Neppure la petizione per fermare la Brexit, che ha raccolto cinque milioni di firme in quattro giorni, le ha fatto cambiare idea.

A questo punto, i “rischi di uno scenario di ‘No deal’ sono sempre più verosimili”. Lo ha annunciato la Commissione Ue, sostenendo che anche quasi tutte le misure legislative (17 su 19) sono già state adottate e le rimanenti dovrebbero esserlo “rapidamente”. Fonti Ue assicurano che i 27 Paesi, dopo le missioni compiute in ogni Stato membro dai vertici di Bruxelles, sono “pronti”. Addirittura, i Paesi più esposti quali Francia, Olanda, Belgio, Irlanda, Spagna e Danimarca avrebbero approntato checkpoint con controlli alle frontiere, in particolare per le merci agroalimentari.

La Commissione europea sostiene che “le misure adottate dall’Ue per evitare i maggiori danni nel trasporto aereo, ferroviario, stradale e marittimo, commercio, pesca, Erasmus, mobilità dei cittadini e fondi Ue sono unilaterali, limitate nel tempo, e non sostituiscono l’accordo di divorzio”.

Frattanto, la premier ha riunito il governo per fare il punto sulla Brexit dopo il rinvio concesso dall’Ue. La May ha promesso ieri, in un vertice informale di partito, di essere pronta a dimettersi se i ribelli brexiteer appoggeranno finalmente la ratifica dell’intesa di divorzio da lei raggiunta con Bruxelles. Ma secondo fonti vicine a Downing Street, i falchi Tory capitanati dall’ex ministro degli Esteri Boris Johnson, insieme a Dominic Raab, Steve Baker e Jacob Rees-Mogg, non sarebbero ancora soddisfatti. Vorrebbero una data esatta delle dimissioni. Ma la premier avrebbe considerato questa pretesa come un ennesimo irricevibile affronto.

 

Aggiornato il 25 marzo 2019 alle ore 17:22