Attraverso le riflessioni di Ernesto Ferlenghi, presidente di Confindustria Russia e copresidente del Forum Dialogo Italo-Russo della Società Civile, in quest’intervista in due puntate di Rodolfo Maria Salvi, Junior Fellow “Il Nodo di Gordio”, si analizzano l’impatto del coronavirus nell’economia russa, lo sviluppo dei rapporti imprenditoriali italo-russi e il futuro degli equilibri geopolitici ed industriali della Russia post-pandemia.

Si dice che il Coronavirus stia promuovendo una visione più realistica nella geopolitica mondiale. Crede possibile una rivalutazione delle relazioni euroatlantiche con il Cremlino, anche alla luce dell’apertura di Trump ad un G7 allargato alla Russia?

Onestamente, credo di sì. Il Coronavirus ha aumentato il livello di incertezza e la difficoltà di prevedere il futuro, c’è bisogno di trasformare tutto ciò che rappresentava un elemento di distanza in un fattore di cooperazione. Non mi riferisco solo alla sfida globale per un vaccino anti-Covid, ma anche alla crescita di una generazione europea che è affascinata dalla Russia e dai paesi euroasiatici. In Italia il russo è la terza lingua più studiata, e allo stesso tempo sono più di 20mila gli studenti russi che partecipano ai programmi Erasmus. I modelli culturali e il fermento della società civile spingono per risolvere l’attuale segregazione in una maggiore condivisione. Il Business ha sempre sostenuto che queste sanzioni fossero sbagliate e non funzionali a risolvere le divergenti visioni che esistono tra Europa e Russia, esse vanno affrontate su un piano di lavoro istituzionale e diplomatico. Vedo nel Green Deal europeo (“patto verde” europeo), progetto da oltre mille miliardi di euro, la possibilità per l’Europa di accompagnare la Russia nella transizione energetica, e migliorare le relazioni bilaterali. Le tecnologie europee incontrerebbero una nuova sensibilità e un rinnovato interesse russo, nelle rinnovabili e nell’hi-tech. Una partnership per rafforzare le relazioni politiche, economiche e combattere il climate change.

Geopoliticamente, il Cremlino gioca un ruolo fondamentale in varie aree del mondo. La diplomazia occidentale deve tener conto della Russia, come anche della Cina e dell’India. È stata accolta positivamente la dichiarazione del presidente americano Trump di voler al tavolo delle grandi potenze anche la Russia. Sono convinto che solo attraverso un dialogo con i grandi attori globali si possa arrivare a delle soluzioni di maggior benessere condiviso. La gente vuole vivere meglio e in maggior armonia. L’effetto pandemico del coronavirus ha reso il mondo più debole e non c’è bisogno di fare contrapposizioni. Io penso che la società civile russa abbia dimostrato di voler proseguire in questo senso. Il nuovo primo ministro Mishustin ha composto una squadra di governo giovane, dalla forte stabilità politica e proiettato nel futuro. Credo sia un vantaggio per l’Europa poter dialogare con un paese politicamente stabile. Dobbiamo mantenere forti le relazioni con questo paese che è strategico economicamente, politicamente e sul settore energetico, da cui importiamo circa il 40 per cento di gas e il 30 per cento di petrolio del fabbisogno comunitario.

Una scelta fatta 60 anni fa, quando le contrapposizioni erano ben più nette, e nonostante ciò, il pragmatismo prendeva il sopravvento sulle scelte geopolitiche. Oggi, la geopolitica è governata da elementi nuovi, non solo politici, ma anche da considerazioni tecnologiche e industriali, che ne sono la chiave di volta per rafforzare le interconnessioni. Dobbiamo incrementare queste relazioni per generare un maggior benessere e una stabilità condivisa. Come Italia abbiamo un rapporto speciale, di cui sono profondamente convinto, grazie anche all’ottimo lavoro dell’ambasciatore Terracciano. Egli ha dato un impulso straordinario alla crescita e all’aggregazione delle imprese italiane e russe. Serve una visione rivisitata delle istituzioni e del governo, che infonda fiducia nel coinvolgimento degli altri paesi europei.

Domanda alternativa se non ci piace quella precedente: Europa – Russia, una relazione complessa in cerca di un nuovo inizio. Che ruolo può avere la società civile e il Forum di Dialogo Italo-Russo, di cui lei è co-presidente, per il rilancio dei rapporti tra Mosca e Roma?

Il Forum russo-italiano era ideato come un dialogo tra le società civili e un progetto a lungo termine finalizzato ad un ulteriore sviluppo delle relazioni tra la Russia e l’Italia. Il Forum di dialogo è stato creato per iniziativa dei capi dei nostri paesi e quest’anno compie 16 anni. Il Forum mira a rappresentare un elemento di sintesi delle varie iniziative di dialogo nei diversi settori socioculturali: teatro, cinema, editoria, educazione, business, ambiente, sporte molto altro, che incanti ancora con le sue storie e racconti il sentire dei popoli.

Questo strumento fenomenale che è il Forum di Dialogo ascolta e ripercorre questi temi e li propone agli italiani e ai russi senza imporre schemi predefiniti e preconcetti chiedendo partecipazione. Tutto questo aiuta le nostre già straordinarie relazioni perché eleva il dialogo ad una nuova forma di compartecipazione della gente che visita mostre, teatro, legge libri, sogna con i film, studia l’ambiente e progetta un futuro comune. Per quest’anno abbiamo ideato più di 50 eventi sia in Russia che in Italia, ma a causa della pandemia e chiusura delle frontiere siamo stati costretti a posticiparne molti. Durante questa crisi abbiamo comunque rivisto la modalità dei nostri eventi e siamo andati verso l’uso delle piattaforme online per poter continuare a sviluppare le iniziative e il dialogo tra le nostre società civili.

Il settore energetico è rilevante non solo per l’economia russa ma anche per la stabilità finanziaria internazionale. In qualità di Presidente del Comitato per l’energia di Aeb, l’Associazione del Business Europeo che raggruppa le principali aziende energetiche in Europa, come si immagina il futuro della cooperazione tra paesi esportatori di petrolio e quale sarà il ruolo delle aziende del settore?

La transizione energetica sta trasformando gli equilibri mondiali e il mondo energetico. L’Europa, che è stato il mercato centrale per l’esportazione di oil & gas russo, ma sta cambiando con lo sviluppo delle rinnovabili e attraverso la ricerca di fonti di energia alternative. La sensibilità ambientale è un elemento di fondamentale importanza per l’Europa, promuovendo il Green Deal, un grande accordo europeo e un esempio mondiale per l’investimento di mille miliardi in rinnovabili. Questo cambio di paradigma è una visione condivisa anche dagli investitori che puntano su imprese tecnologiche e sostenibili, là dove si tiene conto anche del valore etico, sociale e del benessere complessivo della società.

Una sfida di carattere globale per la Russia, che sta prendendo atto del cambiamento nel mercato energetico, spronando le compagnie nazionali alla transizione sostenibile e ad investire sull’eolico, fotovoltaico e idroelettrico. Una maggiore attenzione che nasce anche nelle scuole e riguarda un cambiamento più ampio che deve comprendere la società nella sua interiorità. Nella geopolitica energetica, abbiamo visto come le grandi aziende abbiano la volontà di fare parte della transizione sostenibile e rispondere alle richieste della società, tenendo conto tuttavia delle variabili globali che influenzano il mercato. La soluzione parte da una collaborazione tra i principali attori, sottolineata anche dalla necessità dell’accordo Opec+ per stabilizzare il prezzo del petrolio e far ripartire il mercato, necessario anche per gli investimenti.

Nel mercato del greggio, il problema è il disequilibrio tra domanda e offerta, con il collasso della domanda di energia a seguito del coronavirus. Una stabilizzazione è possibile solo con la ripresa industriale globale. Certamente l’accordo con i Sauditi, che è il terzo più grande produttore al mondo con Russia e Stati Uniti, per quanto appaia bilaterale sicuramente ha incluso, non solo in fase diretta con le telefonate, una sorta di coordinamento diretto con la controparte americana. Lo shale oil e gas ha subito un drammatico crollo a causa del basso prezzo del petrolio. In un contesto geopolitico e strategico, l’America capisce che c’è una Cina in grandissima dinamica crescita, in termini di competenze e tecnologia, e c’è la Russia che è in fortissima ricerca di alleanze. Credo perciò che questi rapporti con i sauditi diventeranno ancora di più strutturati, a giorni ci sarà una seconda riunione dell’Opec+, nella quale confermeranno sicuramente i valori dei tagli che avevano anticipato. In futuro credo ci sarà un maggiore coordinamento anche con gli Stati Uniti. Certo c’è l’incognita delle elezioni presidenziali americane a novembre, che sarà determinante per comprendere quali saranno gli sviluppi e assetti internazionali.

(*) Il Nodo di Gordio

Ecco il link della prima parte pubblicata ieri su L’Opinione

Aggiornato il 19 giugno 2020 alle ore 12:07