Hezbollah e Israele, nuovi venti di guerra

I fantasmi della sanguinosa guerra di 14 anni fa tra Hezbollah e Israele sono riapparsi minacciosi sui dolci profili delle brulle montagne che dividono Libano, Siria e Israele e che sono stati testimoni di prove generali di un nuovo conflitto, da più parti temuto e atteso.

Le versioni fornite da Israele e dagli Hezbollah sull’incidente registrato attorno alle 16 locali (le 15 in Italia) contrastano tra loro, mentre dall’Unifil, la missione Onu dei caschi blu schierata a ridosso della Linea Blu di demarcazione tra i due Paesi, si apprende che è in corso un’inchiesta ma che è ancora presto per determinare i contorni degli eventi.

Nel 2006, in un altro settore del confine, le parti dettero fuoco alle polveri di un confronto armato che durò per circa un mese e che costò la vita a più di mille persone, soprattutto libanesi. Secondo lo Stato ebraico, un “commando di terroristi ha tentato di infiltrarsi” nella zona di Monte Dov, controllata da Israele e a ridosso della Linea Blu, in quell’angolo “caldo” di Medio Oriente dove da decenni i governi israeliano, libanese e siriano si contendono un altopiano noto come le Fattorie di Shebaa.

“Hezbollah scherza con il fuoco”, ha avvertito il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, aggiungendo che il movimento sciita alleato di Teheran “mette nei guai il Libano per colpa dell’Iran”. Per gli Hezbollah si è invece trattato di un “attacco unilaterale” da parte di Israele, che avrebbe martellato per circa un’ora le colline di Kfar Shuba e la cittadina di Hebbariye, dove un’abitazione civile sarebbe stata danneggiata. Per gli Hezbollah non si registrano morti o feriti. Così come non si contano vittime da parte israeliana. Israele afferma che i soldati hanno sorpreso in tempo il commando dei miliziani del Partito di Dio, fermandoli dopo che avevano superato di “alcuni metri” la Linea Blu. Gli israeliani dicono di aver sparato contro “i terroristi”, ma non si hanno altri particolari.

Durante il susseguirsi degli eventi, il comandante generale di Unifil, il generale italiano Stefano Del Col, faceva sapere di essere in contatto diretto sia con l’esercito israeliano che con quello libanese, invitando le parti al massimo controllo. L’esercito libanese è l’unico interlocutore formale dell’Onu in Libano ma esiste un coordinamento di fatto tra gli Hezbollah e alcuni settori delle forze armate di Beirut. Già nel tardo pomeriggio nella zona è tornata la calma, ma tutte le parti coinvolte rimangono comunque in stato di allerta. Proprio lo stato di allerta era stato elevato da parte dello Stato ebraico lo scorso 23 luglio nella Galilea settentrionale a ridosso della Linea Blu. E negli ultimi giorni la tensione era salita lungo la linea dell’armistizio tra Israele e Siria, e lungo la linea del ritiro israeliano tra Libano e Israele. Nel fine settimana si erano inoltre registrati botta e risposta di artiglieria tra Israele e non meglio precisati miliziani posizionati sul lato siriano delle Alture del Golan contese tra Siria e Israele e dove da anni si registra una presenza di forze filo-iraniane. Un drone israeliano era precipitato domenica in territorio libanese durante un’azione di sorveglianza aerea. E un miliziano di Hezbollah era stato ucciso una settimana fa nei pressi di Damasco in un raid aereo attribuito a Israele. “Vendicheremo presto il nostro martire”, ha annunciato Hezbollah dopo l’incidente di confine. “Quello che è successo oggi dimostra che Israele ha paura, è preoccupata ed è in una situazione di tensione”.

Aggiornato il 28 luglio 2020 alle ore 12:14