Cina: due missili di “avvertimento”

L’escalation militare tra Pechino e Washington sale a livelli di guardia nelle acque intorno alla Cina: alla rilevazione nella no-fly zone di un aereo spia U2 americano, l’esercito cinese ha risposto con un “chiaro avvertimento”, lanciando due missili, tra cui un “killer di portaerei”, nel mar Cinese meridionale. Gli scenari che si stanno profilando sono quelli disegnati di recente dal Sea Strategic Situation Probing Initiative, un think tank basato a Pechino, sull’alto rischio di confronto tra le due prime economie del pianeta in “acque strategicamente importanti” ricche di risorse naturali e dove transitano annualmente merci per 5.000 miliardi di dollari, ma altamente contese.

L’aereo spia americano sarebbe stato tracciato martedì in aree sul golfo di Bohai, dove sono in corso manovre militari. Il portavoce del ministero della Difesa Wu Qian ha denunciato “l’evidente provocazione” dato che il jet da ricognizione aveva volato senza permesso su aree di esercitazioni, violando “il codice di condotta sulla sicurezza bilaterale, per aria e mare, e le norme internazionali”. Al disappunto di Pechino, maturato sullo sfondo delle forti tensioni con Washington che spaziano dalle questioni militari a quelle commerciali e politiche, le forze armate americane hanno replicato che il volo dell’U2 rientrava “nell’ambito delle norme e dei regolamenti internazionali accettati” e che il personale dell’aeronautica del Pacifico “continuerà a volare e a operare ovunque il diritto internazionale lo consenta”.

Nella serata di ieri, il South China Morning Post, citando fonti vicine ai militari cinesi, ha dato conto della reazione cinese, basata sul lancio di un DF-26B, partito dalla provincia di nordovest di Qinghai, e di un DF-21D, decollato dallo Zhejiang. Entrambi sono caduti in mare, in un’area tra la provincia di Hainan e le isole Paracel, chiusa alla navigazione per le esercitazioni iniziate lunedì e destinate a concludersi sabato. Il missile ipersonico a doppia capacità DF-26 è un tipo di arma vietata dal trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio (Irnft) firmato da Usa e Unione Sovietica alla fine della Guerra Fredda: quando Washington decise il ritiro dal trattato nel 2019, lo motivò col dispiegamento di tali armi da parte della Cina.

Il DF-26, “l’ammazza Guam o portaerei”, ha una portata di 4.000 km e può essere usato in attacchi nucleari o convenzionali contro obiettivi terrestri e navali. Il DF-21, invece, ha una gittata di circa 1.800 km.

A metà luglio, il segretario di Stato Mike Pompeo ha chiarito la svolta Usa sulle pretese “totalmente illegali” di Pechino nel mar Mar Cinese meridionale, schierandosi dalla parte dei Paesi partner e alleati dell’area a tutela di interessi condivisi. Mentre la pressione militare è aumentata con la presenza di due portaerei in operazioni navali con gli alleati, costringendo Pechino a rafforzare le strategie di difesa e diplomatiche, con l’invito ai Paesi Asean di tornare ai negoziati sui meccanismi di composizione delle rivendicazioni territoriali.

Aggiornato il 27 agosto 2020 alle ore 12:54