Presentato il “Rim2021”: la nostra comunità in Marocco raccontata in un saggio

Nel 2020, come suggeriscono i dati sulla mobilità da e verso l’Italia, emerge come la pandemia ha avuto importanti ripercussioni sulla popolazione italiana e su quella straniera presente nel nostro Paese. In generale. A causa degli effetti dei mesi di lockdown in Italia e nel mondo, per molti è stato praticamente impossibile spostarsi e questo ha inciso fortemente sui dati relativi all’andamento migratorio italiano, sia interno che verso l’estero. Ciò nonostante la mobilità degli italiani non si è arrestata, anche se ha subito un leggero calo. Ne fotografa il quadro generale il 16esimo rapporto italiani nel mondo, Rim, della Fondazione Migrantes presentato alla stampa a Roma dal presidente l’arcivescovo di Ferrara Gian Carlo Perego.

Tra i relatori il segretario generale delle Conferenza episcopale italiana Monsignor Stefano Russo, professor Massimo Vedovelli dell’Università per Stranieri di Siena, Antonio Serra coordinatore nazionale delle missioni cattoliche e la curatrice del rapporto Delfina Licata che ha moderato la conferenza. Un lavoro eccezionale che dura da più di un decennio, salutato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha inviato un messaggio al presidente della Fondazione Migrantes Monsignor Gian Carlo Perego e letto in apertura dei lavori dalla curatrice del rapporto Delfina Licata. “Il Rapporto italiani nel mondo si conferma, anno dopo anno, utile strumento di approfondimento su un tema centrale nell’ambito dei cambiamenti che si propagano su scala mondiale. L’accento posto dallo studio sul concetto di mobilità umana rispetto al termine migrazione, apre a prospettive analitiche più ampie e complesse che tengono conto dell’evoluzione socioeconomica del nostro Paese e anche delle sfide impreviste che i nostri connazionali all’estero si sono trovati ad affrontare in tempi segnati dalla pandemia”, ha detto il presidente Sergio Mattarella. Per quanto riguarda i dati rilevati dal rapporto, al 1° gennaio 2021, i nostri connazionali stabilmente residente all’estero sono 5.652.080 unità, ossia ben il 9.5 per cento dei quasi 53 milioni di italiani residenti in Italia, con un aumento del 3 per cento nell’ultimo anno, pari a 166mila unità. In compenso abbiamo perso 384mila residenti in Italia.

L’unica Italia che continua a crescere a livello demografico è quella che vive stabilmente oltre confine e se l’emigrazione nostrana è diminuita nel corso del 2020 a causa della pandemia e restrizioni, nello stesso anno più di 109mila italiani hanno lasciato il nostro paese in cerca di opportunità di lavoro. Si tratta in maggioranza di giovani che privilegiano i Paesi europei come destinazione. I dati del rapporto sono chiarissimi. Il 45 per cento degli oltre 5,6 milioni di iscritti all’Aire ha tra i 18 e i 49 anni, il 15 per cento sono minori, il 20,3 per cento ha più di 65 anni. Se i cittadini italiani residenti oltre confine negli ultimi sedici anni sono aumentati dell’82 per cento, le donne in particolare lo hanno fatto dell’89,4 per cento. Un processo che è, spiega il rapporto, allo stesso tempo di femminilizzazione e di familiarizzazione.

A partire, infatti, sono sicuramente oggi moltissime donne alla ricerca di realizzazione personale e professionale. Tutte le regioni italiane sono interessate dal fenomeno migratorio italiano, in testa la Sicilia, seguita dalla Lombardia, Campania, Lazio, Veneto. L’emigrazione italiana è quindi in crescita da oltre un decennio. Le iscrizioni all’Aire da meno di cinque anni sono infatti aumentate del 24,4 per cento, quelle al di sopra di 10 anni del 127,8 per cento. Ma non è soltanto “fuga di cervelli”, come ricercatori, medici e figure di alto profilo accademico. L’emigrazione italiana riguarda anche e soprattutto disoccupati, manodopera, addetti all’edilizia, al turismo e alla ristorazione.

I nostri connazionali in Marocco. Casablanca, Rabat e Marrakech. Resilienza e speranza in terra amica. Il dossier infatti mette in luce anche la situazione in era Covid degli italiani ufficiosamente all’estero e occupati nei settori connessi al turismo dove sono stati travolti dall’emergenza sanitaria per loro trasformatasi in lotta per la sopravvivenza. Anche se poco nota presso il pubblico in Italia, la comunità italiana in Marocco è storica e risale addirittura al 1800. Ne ha raccontato ampiamente il ricercatore dottor Abdessamad El Jaouzi nel saggio sulla storia degli italiani in Marocco pubblicato del Rim del 2016. L’edizione di quest’anno si interroga e riflette su come l’epidemia di Covid-19 abbia influenzato la mobilità italiana. Cosa ne è stato dei progetti di chi aveva intenzione di partire? Come hanno vissuto coloro i quali, invece, all’estero già risiedevano? Chi è rientrato? Chi è rimasto all’estero? E cosa è successo ai flussi interni al Paese?

Anche quest’anno il ricercatore El Jaouzi ha contribuito con un nuovo saggio “Casablanca, Rabat e Marrakech. Resilienza e speranza in terra amica” dove l’autore ha cercato di fotografare la situazione e la reazione della comunità italiana nelle tre città marocchine durante lo scoppio della pandemia globale, tracciando elementi di continuità e cesure, peculiarità e disfunzioni. Nel rapporto, a cui va il nostro plauso e che merita di essere letto integralmente, si legge che gli italiani iscritti all’anagrafe consolare in Marocco risultano 7.230, di cui 6.037 a Casablanca e 1.193 a Rabat e che il Marocco continua ad essere una terra di interesse per i nostri connazionali, i quali seguitano numerosi a trasferirsi nel paese e di risiedervi stabilmente. Per capire la reale presenza italiana, spiega l’autore nel rapporto, occorre tenere in considerazione anche i tantissimi cittadini marocchini con ascendenza italiana, che contavano già nel 2016 poco più di 30mila unità, a cui occorre aggiungere anche i “nuovi” cittadini italiani di origine marocchina che contano circa 185mila. Il saggio riporta diverse interessanti testimonianze della vita dei nostri connazionali nelle tre città, prima, durante la pandemia e le aspettative per il futuro. L’impatto del Covid-19 sui nostri connazionali in Marocco, come nel resto del mondo, è stato forte e ha fatto emergere piccole e grandi questioni ancora aperte a partire dalla registrazione all’Aire e la questione dell’Assistenza sanitaria nazionale in Italia, spiega il rapporto.

Con lo scoppio della pandemia sono seguiti mesi molto difficili in cui le autorità italiane in Marocco – d’intesa con l’Unità di Crisi della Farnesina – sono state sommerse da richieste di assistenza e sono riusciti ad avviare trattative importanti con le compagnie aeree italiane, per effettuare voli speciali commerciali diretti tra il Marocco e l’Italia e riportare a casa i connazionali e i marocchini regolarmente residenti in Italia. Sul fronte economico il crollo del turismo nel paese, e a Marrakech in particolare, a causa della pandemia ha messo a dura prova i nostri connazionali che operano in questo strategico settore. “La pandemia ha azzerato quasi tutto e se il turismo è stata la prima vittima dell’impatto economico del Covid-19, la città di Marrakech è sicuramente il volto più significativo di questo dramma”, spiega l’autore.

La popolazione marocchina ha dimostrato una grande generosità e solidarietà con i nostri connazionali, legati anche da una profonda e reciproca stima, come ben documenta il saggio, così come emerge il carattere solidaristico che ha unito i nostri connazionali nel tentativo di aiutarsi reciprocamente. Secondo l’autore, gli italiani che risiedono in Marocco si sentono parte di una società che ha un debole per l’italianità, mentre gli italiani che arrivano per turismo ne rimangono incredibilmente affascinati. I connazionali che hanno vissuto il lungo periodo pandemico in Marocco si sentono sicuri e la loro vita non ha subito cambiamenti particolari, aldilà delle evidenti ripercussioni che il Covid-19 ha provocato su tutta la collettività indistintamente. Sono concordi, spiega l’autore, che il Marocco ha dimostrato maturità nell’affrontare la crisi pandemica e capacità di mettere in sicurezza tutti, fin dai primi giorni, tanto che la maggior parte dei cittadini è oggi vaccinata e lentamente si sta cercando di tornare alla vita normale.

(*) Tratto da Almanews24

Aggiornato il 11 novembre 2021 alle ore 15:08