L’aggressione russa all’Ucraina e la minaccia all’Occidente

L’aggressione all’Ucraina spaventa il mondo occidentale e le interferenze del Cremlino iniziano a generare enormi problemi per la stessa Europa e per le grandi democrazie del Nord America. In Ucraina, la situazione resta tesa e gli analisti presentano dati allarmanti, con circa 30mila soldati russi e 1.200 carri armati, aerei da combattimento e batterie di missili a lungo raggio schierati sul confine orientale dell’Ucraina. Mosca continua a raccontare favole al mondo, affermando che si tratta di semplici esercitazioni militari, ma l’ammasso militare lungo il confine è percepito da tutti come un preambolo all’imminente invasione. I gerarchi militari dell’Ucraina affermano di avere prove della presenza di ulteriori 2.100 militari nel Donbass, la zona ucraina controllata dai mercenari russi, con la presenza di ufficiali russi che gestiscono la logistica, i movimenti e l’accesso ai servizi sul territorio. I russi chiedono “relazioni rispettose tra eguali” con gli Stati Uniti e perché questo accada, ha spiegato il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, vanno considerati gli interessi nazionali della Russia. Tuttavia, gli “interessi nazionali” russi schiaffeggiano le convenzioni internazionali in tema di democrazia, rispetto dei diritti e ossequio della sovranità nazionale. La paura di un’imminente invasione russa cresce con il passare delle ore nonostante i tentativi di distensione della diplomazia internazionale.

La Gran Bretagna ha mostrato una concreta determinazione, annunciando un importante dispiegamento militare in Europa orientale e, soprattutto, sanzioni contro gli oligarchi vicini al Cremlino. Vladimir Putin minaccia l’Occidente e il mondo democratico, con un gioco di forza che non può essere accettato, una risposta al fatto che la Nato da anni esegue esercitazioni con truppe vicine ai suoi confini, nei Paesi membri dell’Est Europa che sono entrati nell’Alleanza Atlantica dopo il 1997 come Lettonia, Lituania, Estonia, Polonia, Romania e Bulgaria. Putin vuole costringere il mondo occidentale a negoziare e accettare una riduzione della sua presenza militare nella regione, continuando a controllare il flusso energetico verso l’Europa.

Inoltre, Putin continua a lasciare carta bianca ai criminali cyber che attaccano l’Occidente, servendosi di tali hacker anche per interessi nazionali, spionaggio e boicottaggio. “Questa è la diplomazia russa del ransomware”, aveva recentemente dichiarato Dmitri Alperovitch, presidente del Silverado policy accelerator, un think tank sulla cyber-sicurezza con sede a Washington. Il cyberattacco, che nella notte tra il 13 e il 14 gennaio ha colpito diversi siti governativi ucraini, è stato sottovalutato dell’Europa e dagli Stati nordamericani. E tale gioco inizia a colpire anche i Paesi democratici che si sono schiarati pubblicamente con l’Ucraina. A conferma dei danni informatici che la Russia compie nei confronti dell’Ucraina e del mondo occidentale, giunge la notizia di nuove indagini in Canada. Dopo il sostegno del primo ministro canadese Justin Trudeau alla causa ucraina e l’aiuto nell’addestramento dei soldati ucraini, la Cbs ha lanciato alcuni servizi su sospetti fondati che dietro alla protesta di massa dei camionisti vi sia la Russia. Inoltre, il 26 gennaio il Governo di Ottawa ha denunciato un cyber-attacco contro il Global affairs department, con le stesse modalità che continuano ad avvenire in Ucraina e il Canadian centre for cyber security ha allertato le aziende di elevare il livello di sicurezza informatica, poiché potenziali bersagli di rappresaglie contro il sostegno canadese all’Ucraina.

Mentre il Governo ucraino denuncia da giorni una possibile invasione russa e Mosca continua ad ammassare i propri militari al confine col Paese, gli Stati europei dovrebbero intervenire unitariamente e con forza contro l’aggressione russa, anche per rimarcare una solidarietà tra democrazie e nei confronti di Paesi oggetto di attacco come già accaduto in Canada.

Aggiornato il 05 febbraio 2022 alle ore 07:52