Il ruolo dei sindaci e l’aggressione russa all’Ucraina

Mentre il mondo libero continua a reagire con prudenza e moderazione alle manovre del despota di Mosca, dall’Ucraina giungono notizie orribili sul trattamento dei sindaci delle comunità locali da parte delle autorità militari russe. Un gruppo russo, composto da una decina di persone, ha rapito il sindaco di Melitopol, Ivan Fedorov, “portandolo via con un sacchetto di plastica in testa”. La notizia è stata ripresa da una fonte del ministero degli Affari interni ucraini sul canale ufficiale Telegram. Nei giorni scorsi, il sindaco di Mariupol era stato accusato da Mosca di aver cercato di assediare la città, distruggendo infrastrutture di collegamento, ponti e treni per impedire ai residenti di uscire. Notizie false smentite dalla stessa cittadinanza e, attualmente, Melitopol è sotto il controllo dei militari russi.

Stando a quanto riferito dall’agenzia ucraina Unian, Fedorov si era rifiutato di collaborare con le forze di occupazione, mantenendo la bandiera ucraina sul Municipio della città. Il 7 marzo scorso, Fedorov aveva annunciato via Facebook che le forze armate russe avevano preso il controllo della torre della tv di Melitopol: a confermare i fatti ci pensò la Cnn, verificando l’autenticità del noto video diffuso in rete, in cui si vedeva il sindaco di Melitopol che veniva portato via da uomini armati da un edificio governativo. Fedorov è accusato di terrorismo, nello specifico di assistere e finanziare attività terroristiche e di far parte di una comunità criminale. La detenzione di Ivan Fedorov è un caso importante e conseguentemente allarmante, poiché un funzionario politico ucraino è divenuto un detenuto pubblicamente indagato dalle forze russe, un atto scellerato e brutale che merita una condanna internazionale.

La notizia del rapimento del sindaco ha toccato particolarmente la cittadinanza locale, con duemila persone che sono scese in strada a Melitopol, nonostante sia occupata dalle truppe russe, per chiedere libertà e garanzie sulla vita del proprio primo cittadino. Quello dei sindaci che non vogliono soccombere all’autoritarismo russo è un nuovo capitolo di questa assurda aggressione. I sindaci sono diventati i nuovi bersagli da eliminare o far scomparire direttamente sul campo. Recente è la notizia dell’uccisione del primo cittadino di Gostomel, città vicina a Kiev e sede dell’aeroporto strategico Antonov. A riferirlo furono le autorità locali, che in un post sui social annunciarono: “Yuri Illich Prylypko è morto mentre distribuiva il pane agli affamati e medicine ai malati”. Stava facendo il suo dovere di sindaco insieme ad alcuni volontari, collaborava e aiutava i suoi concittadini, che soffrono in una condizione drammatica e per le autorità russe costoro rappresentano i pericolosissimi nemici da eliminare. Inoltre, anche il primo cittadino della città occupata di Dniprorudne, nella parte sud-orientale del Paese, nella regione di Zaporizhzhia, è stato rapito dai russi. Yevhen Matviiv è il nuovo sindaco rapito dopo quello di Melitopol e i militari russi continuano ad avanzare nel Paese. Una vergogna internazionale che la Russia non potrà mai più cancellare.

L’Ucraina è uno Stato che resiste ma è oramai allo stremo. Volodymyr Zelensky ha recentemente dichiarato che il Paese “dopo questa guerra non vuole più combattere” proponendo di fissare un documento “con i suoi vicini”, che indicherà tutte le garanzie di sicurezza. “Dopo questa guerra, non vogliamo più combattere e questo dovrebbe essere fissato in un documento, con Paesi seri, con i nostri vicini, perché vedete che tipo di vicini abbiamo” ha ribadito il leader di Kyiv nella conferenza stampa con i reporter internazionali. Il mondo libero non può voltare le spalle al popolo ucraino, abbandonando i cittadini e i sindaci che con passione e ardore decidono di dedicare l’ultimo respiro della propria vita alla difesa delle città che amministrano. Esempi da valorizzare e da non dimenticare.

Aggiornato il 14 marzo 2022 alle ore 13:17