La Russia, l’aggressione militare in Ucraina e la situazione in Mali

Nonostante decenni di denunce contro le azioni destabilizzanti e le continue violazioni internazionali della Russia, l’attualità politica continua a non voler affrontare concretamente ciò che accade a causa e per colpa di Vladimir Putin. Gli attivisti per i diritti umani, Marco Pannella e il Partito radicale avevano avvisato il mondo, l’Europa e l’Italia sull’importanza di bloccare i rapporti con il regime russo e sostenere la dissidenza democratica e liberale, ma si è preferito ignorare per agevolare le importanti relazioni energetiche che oggi paghiamo amaramente. Con l’aggressione russa, l’Europa deve rispondere continuando a sostenere l’Ucraina economicamente, finanziariamente e le forze armate ucraine. I ministri europei hanno recentemente raggiunto un accordo politico su ulteriori 500 milioni di euro da mobilitare nell’ambito del Fondo europeo per la pace. Durante la discussione, i ministri sono stati raggiunti anche dal vicepremier e dal ministro degli Esteri della Repubblica di Moldova, Nicu Popescu.

La Moldova è uno dei paesi più colpiti dall’emergenza scatenata dalla guerra e dall’aggressione russa, con il 13 per cento dei bambini nel paese che sono rifugiati ucraini. L’Ue sta prendendo sul serio le preoccupazioni e i bisogni della Moldova e i ministri hanno sottolineato il loro impegno ad aumentare collettivamente il sostegno dell’Europa al Paese. Inoltre, le istituzioni europee hanno deciso di trattare con estrema attenzione la situazione in Mali, continuando a fornire aiuti finanziari diretti alla popolazione del Mali e del Sahel ed estendendo il suo sostegno al Burkina Faso e al Niger.

La Russia è presente economicamente, militarmente e diplomaticamente in Africa dal 2014. Un accesso avvenuto anche tramite i mercenari del gruppo Wagner, combriccola di criminali altamente addestrati nelle mani dell’oligarca Evgenij Prigozhin, legato da sempre al mondo del presidente Putin. Per il dittatore russo, l’Africa è un bacino economico a buon mercato e un’arma di ricatto per il continente europeo. Il Sahel è indispensabile anche nel contrasto al terrorismo che proprio qui si è rafforzato nel corso degli ultimi anni, soprattutto dopo l’indebolimento di Daesh in Medio Oriente.

L’Africa, del resto, viene considerata, da quasi tutti gli analisti geopolitici, come la nuova frontiera della jihad. Pertanto, controllare il Sahel dove è crescente la presenza di gruppi affiliati ad al-Qaeda e all’Isis è fondamentale per ridurre il rischio di una recrudescenza della minaccia terroristica o indirizzare tale terrore contro specifiche regioni. La frontiera tra Africa del Nord e Sahel è un confine altamente instabile, dove i gruppi jihadisti si muovono pressoché indisturbati, stringendo alleanze con milizie locali e trafficanti di esseri umani.

L’azione totalitaria della Russia in Ucraina deve far riflettere i Paesi europei e del Nord Africa che affacciano sul Mediterraneo perché l’instabilità e il conflitto causato nell’Europa dell’Est può ripetersi anche nelle zone di influenza russa del continente nero. La Russia sta allargando la propria presenza nell’Africa subsahariana stringendo accordi politici con vari dittatori e democrazie non realizzate, allargando la sua sfera di influenza e scrivendo nuove dinamiche geopolitiche per minacciare l’Europa e il mondo Occidentale.

Aggiornato il 30 marzo 2022 alle ore 12:03