Ucraina, espulsioni e spionaggio

mercoledì 30 marzo 2022


Il sito del ministero della Difesa ucraino rende nota la lista di 600 agenti segreti russi, hackerata da Anonymous settimane fa. In Europa inizia il valzer delle espulsioni (in Italia no, forse perché qui i russi non hanno avuto bisogno di inviare i loro agenti “segreti”, ma hanno avuto i loro oligarchi e qualche politico, o non politico, compiacente).

Pochi minuti dopo la pubblicazione della lista, è calato un vento da Guerra fredda e da film alla James Bond. La guerra spionistica era già iniziata da tempo in Slovacchia, come avevo segnalato il 17 marzo su L’Opinione. Parliamo di un sito di geopolitica molto attivo, Dennik-N, dove si trovano informazioni sulla massiccia attività dei servizi russi a Bratislava e dintorni. In particolare i servizi slovacchi avevano registrato un video in cui un agente russo pagava uno slovacco che aveva accesso a dati riservati. La rete era poi stata smantellata. Ebbene, già due giorni fa, prima della pubblicazione dei nomi dei 600 agenti dell’Fsb, il Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa, la Russia ha ricambiato espellendo tre dipendenti dell’ambasciata slovacca a Mosca.

Inoltre, nel mese di marzo Bulgaria, Lituania, Lettonia ed Estonia avevano già espulso venti diplomatici di Mosca per “attività non inerenti al loro status”. Anche in questo caso Mosca ha risposto, espellendo 10 dipendenti delle ambasciate delle Repubbliche baltiche in Russia. In queste ore si conta una inconsueta e massiccia attività del controspionaggio europeo: l’Olanda ha messo alla porta 17 cittadini russi, con l’accusa di spionaggio (non si sa se si tratta di persone collegate a quelle hackerate da Anonymous). Ufficialmente si tratta di un’indagine condotta insieme da Olanda e Belgio, dove la Unione europea ha sede. Il Belgio, a sua volta, ha espulso 21 diplomatici russi, come ha confermato la ministra degli Esteri di Bruxelles, Sophie Wilmès, la quale ha aggiunto che i russi dovranno lasciare il Paese entro due settimane. Si trattava di personale accreditato presso l’ambasciata di Mosca a Bruxelles e il consolato generale di Anversa. L’Irlanda ha espulso quattro cittadini russi mentre anche la Repubblica Ceca ha espulso un altro russo, dopo averne già espulso altri negli ultimi mesi.

Lo stesso è avvenuto a inizio marzo, quando gli Stati Uniti hanno individuato e allontanato personale diplomatico russo (una parte lavorava alla sede Onu di New York). Il Cremlino ha risposto la scorsa settimana, con l’allontanamento di alcuni americani presso i consolati e l’ambasciata statunitense, considerati “personae non gratae”. Dall’altra parte del “muro”, il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, alleato di ferro del Cremlino già considerato un emulo di Vladimir Putin nella repressione del dissenso, ha preso parte al giro anti-spionistico, espellendo 12 diplomatici ucraini. Altri 45 russi sono stati individuati come spie dai servizi della Polonia e sono in attesa della procedura di espulsione.

Pesanti accuse sono state rivolte all’azienda finlandese Nokia, che avrebbe fornito alla Russia un sistema per intercettare mail e telefonate. Tra i 600 agenti dell’Fsb resi noti da Anonymous la prima donna (ve ne sono molte altre) è la dodicesima della lista e si chiama Ekaterina Sergeevna Aksenova. Per ognuno dei 600 le schede originali ottenute da Anonymous avevano il nome completo, data di nascita, luogo di nascita, passaporto con data di rilascio, autorità emittente, indirizzi, segni speciali, firma, conti bancari, biglietti aerei, sim-card, modem, mezzo di trasporto con targa. Nel sito del ministero della Difesa ucraino, però, non sono stati riportati i dati sensibili degli agenti, ma solo i nomi, la sede di lavoro (il palazzo della Lubjanka) e la sede precedente. Evidentemente il lungo intervallo di tempo intercorso prima della diffusione della lista è servito per studiare bene i nomi e valutare cosa era opportuno pubblicare e cosa non lo era. Nel secondo caso, vi sarebbero quindi dati e nomi rimasti sottotraccia.


di Paolo Della Sala