Crimine organizzato, a El Salvador ci rimettono i diritti umani

A El Salvador, un piccolo Stato dell’America centrale, sono state prese misure drastiche per la lotta al crimine organizzato. Si tratta di provvedimenti insostenibili, che violano i diritti fondamentali della persona. Per esempio, è vietato qualsiasi tipo di assembramento ed è consentito l’arresto senza il mandato di un giudice. Nella giovane democrazia sono di fatto stati sospesi i diritti fondamentali garantiti, in teoria, dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali, come il diritto a un giusto processo e alla difesa legale. Anche le intercettazioni, punto cardine della lotta alla criminalità organizzata, sono state consentite senza la necessaria autorizzazione di un tribunale. Poi, l’età per imputare i criminali è stata abbassata dai quattordici ai dodici anni. Più che lotta per la legalità, sembra di essere sotto legge marziale.

É anche vero che El Salvador è considerato come uno dei Paesi più violenti al mondo, in particolare per l’attività di gang criminali come MS-13 e Barrio-18, che secondo le autorità salvadoregne contano oltre 70mila affiliati, responsabili di reati come omicidi, narcotraffico, estorsione, riciclaggio di denaro e traffico illecito di armi. Nel biennio 2020-2021, nel Paese, più di 2500 omicidi sono stati riconducibili all’attività di questi criminali. Ma il prezzo che si sta pagando per addomesticare una vera e propria cultura della violenza, potrebbe essere troppo alto. I salvadoregni hanno denunciato molteplici abusi da parte dei militari e della polizia, nei confronti di cittadini che nulla avevano a che fare con le gang. Un regno del terrore che sta mettendo in secondo piano la lotta contro le organizzazioni criminali e sta diventando una specie di repressione generale.

Ciò che sta spingendo i salvadoregni a diffidare delle nuove precauzioni contro la mafia e il terrorismo, è la censura che il Paese sta esercitando su tutti coloro che, dall’interno, provano ad alzare un po’ la voce. Per esempio, dieci giornalisti che volevano denunciare questa vera e propria vendetta di Stato, hanno dovuto lasciare la loro casa, visto che la pubblicazione di informazioni relative alle bande può portare, in base alle nuove normative, fino a 15 anni di carcere.

Il simbolo di queste politiche estreme è il nuovo complesso carcerario Cecot (Centro per il confinamento del terrorismo). Una struttura che può ospitare più di 40mila detenuti, che somiglia terribilmente a un campo di concentramento. Qui, i carcerati sono costretti a indossare solo dei boxer e possono uscire dalla loro cella solamente per passare all’isolamento in un’altra stanzetta, non illuminata e senza finestre. Il carcere è composto da otto edifici, tutti in cemento armato e si estende per uno spazio equivalente a quello di 33 campi di calcio. Per il ministro dei Lavori pubblici Romeo Rodriguez ogni cella può ospitare oltre cento detenuti. Ma le celle, secondo le fonti del Daily Star, sarebbero di appena 2 lavandini e 2 gabinetti ciascuna. Sempre stando al tabloid britannico, non ci sarebbero materassi su cui dormire, e un 20 per cento dei detenuti non avrebbe diritto a un letto.

Aggiornato il 10 marzo 2023 alle ore 17:35