Winnie the Pooh: l’orsacchiotto che imbarazza la Cina

Winnie the Pooh e l’imbarazzo cinese. L’orsacchiotto della Disney non uscirà nelle sale di Hong Kong con il film dell’orrore “Winnie the Pooh: blood and honey”. Una mancata visione che è stata legata a dei “motivi tecnici”. Eppure, non è la prima volta che l’animale incontra delle difficoltà nel Paese.

Winnie the Pooh, in più di una circostanza, viene “accostato” a Xi Jinping. E i casi non mancherebbero. Dieci anni fa, nell’incontro tra il presidente cinese e l’allora inquilino della Casa Bianca, Barack Obama, l’immagine dei due leader che passeggiano, uno accanto all’altro, venne “abbinata” a quella di Winnie the Pooh e di Tigro, con tanto di giro del web.

L’orsacchiotto, così, finisce sotto la lente di ingrandimento della censura, come una forma di dissenso verso Xi. Nel 2018, per esempio, l’emittente televisiva Hbo viene bloccata per un mese in Cina, a seguito di uno sketch dove il comico John Olivier cita le accuse di violazioni dei diritti umani da parte del Governo cinese. Il comico britannico, nella fattispecie, mette in scene la parodia del presidente cinese, citando la somiglianza con l’orsacchiotto. Winnie the Pooh lo scorso anno, nel mese di novembre, spunta in una manifestazione di protesta contro Xi, a Bangkok, all’apertura del summit dell’Apec (Asia-Pacific economic cooperation).

Così l’Agi: “Il paragone tra Winnie the Pooh e Xi Jinping è ormai un’arma da utilizzare a colpo sicuro per i più critici (e sarcastici) osservatori della Cina. Tra gli ultimi esempi di un utilizzo “creativo” di Winnie the Pooh non si può non citare l’ex segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, noto per non risparmiare duri commenti a Pechino anche dopo avere lasciato la guida della diplomazia americana: il mese scorso, Pompeo ha postato su Twitter l’immagine dell’orsacchiotto che scende dal cielo tenendo il filo di un palloncino, in una chiara allusione all’incidente diplomatico innescato dal pallone spia cinese abbattuto dagli Stati Uniti al largo delle coste del South Carolina”.

Aggiornato il 22 marzo 2023 alle ore 17:02