I Repubblicani fanno quadrato attorno a Trump

Un gran giurì del tribunale di New York – ovvero un gruppo di 23 cittadini estratti a sorte – ha votato per l’incriminazione di Donald Trump, che avrebbe comprato nel 2016 il silenzio dell’attrice hard Stormy Daniels a proposito di un loro incontro. A portare avanti le accuse contro l’ex Presidente degli Stati Uniti è stato il procuratore distrettuale di Manhattan, Alvin Bragg, la cui campagna elettorale è stata finanziata dall’imprenditore George Soros.

“Questa è una persecuzione politica”, il tycoon ne è sicuro. Per Trump le accuse a suo carico sono “un’interferenza al più alto livello nella storia di un’elezione”, una specie di “caccia alle streghe per distruggere il movimento Make America great again (Maga)”, che lui rappresenta. L’imprenditore e politico americano sa bene di poter sfruttare la decisione del gran giurì per creare una specie di effetto Berlusconi. Per Donald, difatti, tutto questo “si ritorcerà contro Joe Biden”.

Anche perché, un’eventuale sentenza negativa del tribunale dello Stato di New York non gli impedirebbe di candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti. Lo ha specificato il professore di diritto della Columbia law School, John Coffee. Lo speaker della Camera dei rappresentanti, Kevin McCarthy, repubblicano, ha commentato la decisione di Alvin Bragg, ammonendo che questa ha “danneggiato irreparabilmente il Paese”.

“Il popolo americano non tollererà questa ingiustizia”, ha assicurato su Twitter, denunciando un “abuso di potere senza precedenti” da parte del procuratore di Manhattan. Tutto l’ambiente del Grand old party sta facendo quadrato attorno a Donald Trump, perfino il suo “acerrimo” nemico del fronte interno, Ron DeSantis.

“Il procuratore distrettuale di Manhattan sta forzando la legge per prendere di mira un avversario politico”, ha attaccato, assicurando che la “Florida non risponderà alla richiesta di estradizione” di New York.

Tutto questo clamore mediatico ha messo sotto i riflettori il tycoon, che è profondamente consapevole del fatto che non esiste cattiva pubblicità. La strada per la vittoria delle primarie, si è fatta tutt’un tratto in discesa. Anche Mike Pence, considerato il terzo favorito dagli elettori repubblicani, ha teso la mano a Trump, in un intervento sulla Cnn. “L’accusa senza precedenti di un ex Presidente degli Stati Uniti su una questione di finanziamento della campagna elettorale è un oltraggio e sembra a milioni di americani nient’altro che un’accusa politica”, ha asserito il politico che, tra il 2017 e il 2021, ha ricoperto la carica di vicepresidente degli Usa.

La falsificazione di documenti aziendali nella commissione di un altro crimine, o la violazione del finanziamento della campagna elettorale, rappresentano un crimine minore, secondo la legge dello Stato di New York. La pena può arrivare fino a quattro anni di reclusione (alquanto improbabile, vista l’assenza di precedenti per l’ex Presidente). Secondo alcuni esperti, è molto difficile che Trump venga giudicato colpevole, principalmente per assenza di prove. In ogni caso, già la selezione di una giuria con un imputato così influente richiede tempi lunghi, per trovare dei giurati che siano, effettivamente, imparziali.

Se le accuse verso il tycoon sono state effettivamente perpetrate con lo scopo di affossarne la campagna elettorale, la sensazione è che il risultato ottenuto potrà essere quello opposto. D’altronde, dare in pasto ai media un animale da palcoscenico come Donald Trump (che lo si ami o che lo si odi), forse, non è stata la decisione più assennata dell’opposizione.

Aggiornato il 31 marzo 2023 alle ore 15:53