Giustizia, Democrazia e Dittatura

Il cooperante belga Olivier Vandecasteele viene arrestato il 24 febbraio 2022 in Iran. L’accusa è la solita e rodata negli anni dal regime: spionaggio; un’accusa che però non inganna più nessuno! In uno dei suoi “processi” il regime teocratico al potere in Iran ha condannato a 40 anni di carcere e 74 colpi di frusta Olivier Vandecasteele, per “spionaggio, collaborazione con gli Stati Uniti, riciclaggio di denaro e contrabbando di valuta”. Vandecasteele aveva lavorato in Iran, sei anni prima dell’arresto, per il Norwegian Refugee Council, un’organizzazione umanitaria e dopo la condanna del diplomatico-terrorista Assadollah Assadi in Belgio si recava in Iran per recuperare alcuni effetti personali. Il quotidiano belga Le Soir, scrive che il cooperante sarebbe considerato “ostaggio diplomatico” dall’Iran e cioè uno straniero utile a uno scambio con detenuti iraniani che scontano pene fuori dall’Iran. Infatti attualmente nelle carceri iraniane si trovano decine di cittadini stranieri accusati di “spionaggio”, in realtà merce di scambio delle scorribande del regime iraniano in Europa, dovunque si ritenga necessario. Secondo Le Soir, Teheran vorrebbe rimpatriare un diplomatico iraniano, Assadollah Assadi, accusato di “terrorismo” e condannato in Belgio il 4 febbraio 2021 a 20 anni di carcere per complicità in un attentato nel 2018 contro il vertice del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana a Parigi. Bruxelles ritiene che le accuse a carico di Vandecasteele siano infondate e che il detenuto belga sia in condizioni “inumane”.

Il governo belga per liberare il suo cittadino sceglie la scorciatoia per andare incontro delle esigenze della teocrazia iraniana. La prima bozza di un accordo di scambio di detenuti tra i due paesi viene preparata a Teheran, il 26 aprile 2021, e successivamente firmata il 31 maggio 2021 dagli iraniani e dai belgi. Alla data della firma dell’accordo Olivier Vandecasteele era ancora un uomo libero; infatti il cooperante belga viene arrestato il 24 febbraio 2022, appunto per dar corpo all’accordo firmato dai dicasteri belga e iraniano.

Il 7 maggio un gruppo, “Ghiam ta sarnegunì” (Rivolta fino al rovesciamento), infiltrandosi nel sito web e nell’apparato informatico del dicastero degli Esteri del regime iraniano, ha preso il controllo di oltre 200 siti, portali e server del ministero. Il gruppo Ghiam ta sarnegunì, simpatizzanti dei Mojahedin del popolo, ha potuto accedere a diversi documenti e informazioni del ministero degli Esteri della teocrazia iraniana. Tra i documenti trafugati c’è anche la tessera, tuttora valida, di Hossein Amir Abdollahian, ministro degli Esteri, che dimostra che costui è tuttora un membro attivo dei basiji dipendente al Corpo dei pasdaran. Il gruppo ha avuto accesso a centinaia di documenti di identità, verbali di riunioni, corrispondenza ministeriale, numeri di telefono di funzionari ministeriali e nomi di 11mila dipendenti del ministero degli Esteri. Dai documenti prelevati emerge anche l’costituzione di un comitato con il compito di “esaminare i metodi con i quali screditare i Mojahedin del popolo e i mezzi per contrastare efficacemente le loro attività all’estero”. Nei documenti rivelati si riporta che i Mojahedin del popolo iraniano “sono fortemente motivati a combattere, hanno una storia di resistenza, possiedono un significativo potere informativo” e “sono l’unica organizzazione che ha un programma con cui presentarsi come alternativa” e “a differenza dei monarchici, sono uniti e organizzati”. Per contrastare i Mojahedin del popolo nei documenti si legge che il regime iraniano decide di “utilizzare le risorse delle organizzazioni non governative, delle associazioni per i diritti umani e dei media stranieri di supporto, le piattaforme dei social media”. Dai documenti emerge che il regime di Teheran per screditare i Mojahedin del popolo utilizza “come strumento efficace le forme di arte tra cui il cinema”.

Il gruppo Ghiam ta sarnegunì come azione dimostrativa ha inviato sull’homepage dei siti ministeriali le fotografie annullate da una croce di Khamenei e Raisi, postando inoltre le immagini di Rajavi, leader della Resistenza Iraniana, accompagnate dalle scritte “Morte a Khamenei e a Raisi! Viva Rajavi!” e “Una grande rivoluzione è in arrivo in Iran: la rivoluzione democratica del popolo iraniano vincerà!”. Anche in passato, nel giugno 2022, Ghiam ta sarnegunì aveva oscurato oltre 5mila telecamere di sicurezza di enti statali ed è penetrato su 150 siti web appartenenti al comune di Teheran.

Anche Le Monde l’11 maggio, dando la notizia delle infiltrazioni dei dissidenti iraniani nei siti del ministero degli Esteri iraniano, scrive che Olivier Vandecasteele sia stato merce di scambio tra l’Iran e Belgio. Le Monde riporta anche dai documenti trafugati ciò che si sarebbero detto nei colloqui del 1° marzo e del 24 aprile tra il presidente del regime Ebrahim Raisi e il primo ministro del Belgio Alexander De Croo. Le Monde ha contattato l’ufficio del primo ministro belga che ha confermato il colloquio, senza dare alcuna spiegazione.    

Aggiornato il 17 maggio 2023 alle ore 20:20