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Il mese scorso, in Francia, un uomo musulmano ha detto a una ragazza minorenne con cui aveva chattato su Facebook: “Vi brucerò tutti. Vi taglierò la gola. Stuprerò te e tua madre perché ne ho il diritto”.

Quando lei si è rifiutata di sposarlo, l’uomo ha reagito lanciando minacce ancora più gravi contro la ragazza e i suoi familiari, poi, a un certo punto ha scritto: “Presto vi taglieremo la gola e giocheremo a calcio con le vostre teste”. Le parole erano accompagnate da un video che mostrava la scena di una decapitazione.

Dal nome riportato nel report francese, Fabio Califano, successivamente arrestato, l’uomo risulta essere un convertito all’Islam.

Il padre dell’adolescente, definito nel report “sconvolto e pieno di rabbia”, ha reagito alle minacce terroristiche rivolte a lui e alla sua famiglia, dicendo: “L’Islam non è ciò che ho sentito dire (...) La religione è pace, tolleranza, rispetto. (...) È un anno che viviamo nella paura”.

Si continua a dire che l’Islam significa pace, ma ciò che viene omesso è che questa pace arriva solo dopo che tutti hanno apprezzato la “pace” di essere musulmani. Fino ad allora, ciò che spesso viene presentato per assicurarsi di raggiungere questo risultato è l’esatto opposto: il jihad o la violenza al servizio dell’Islam. Molti musulmani vogliono, ovviamente, vivere una vita tranquilla, avere un buon lavoro e godere delle benedizioni di questa vita. Altri, invece, come i convertiti occidentali alla “religione di pace” diventano improvvisamente e inspiegabilmente terroristi.

Purtroppo, affermazioni come “vi taglieremo la gola e giocheremo a calcio con le vostre teste” echeggiano nei secoli. Mu’izzi, un poeta persiano dell’XI secolo, ad esempio, cercò di incitare un emiro a massacrare tutti i cristiani del Medio Oriente: “Per il bene della religione araba è un dovere. O ghazi re, ripulire il Paese della Siria da patriarchi e vescovi, ripulire la terra di Rum [Anatolia] da preti e monaci. Dovresti uccidere quei maledetti cani e quelle miserabili creature. (...) Dovresti (...) tagliargli la gola. (...) Dovresti fare delle palle da polo con le teste dei Franchi nel deserto, e bastoni da polo con le loro mani e i loro piedi” (Hillenbrand, Carole, Turkish Myth and Muslim Symbol: The Battle of Manzikert, Edimburgo: Edinburgh University Press, 2007, 151–152).

Ma la frase che salta all’occhio nella citazione di Califano è: “Stuprerò te e tua madre perché ne ho il diritto”.

È importante rilevare che non è la prima volta che un uomo musulmano insiste di avere il “diritto”, concesso dall’Islam, di schiavizzare e stuprare le donne non musulmane.

Tali uomini citano abitualmente gli stessi hadith e i versetti del Corano. Ad esempio, i versetti 3 e 24 della Sura IV consentono agli uomini musulmani di avere rapporti sessuali con tutte le donne “che possiedono”, il che significa tutte le donne, ovviamente non musulmane, che sono in grado di prendere prigioniere durante un jihad:

Corano 4:3: “E se temete di non essere equi nei confronti degli orfani, sposate allora due o tre o quattro tra le donne che vi piacciono; ma se temete di non essere giusti (con loro), allora (sposatene) solo una o quel che le vostre mani possiedono; questo sarà più atto a non farvi deviare” (traduzione di Shakir).

Corano 4:24: “E di tutte le donne, [vi sono interdette] quelle maritate, tranne quelle che le vostre mani possiedono. Questo è ciò che Allah vi prescrive e, oltre a quelle, sono lecite per voi tutte le donne, a condizione che le cerchiate utilizzando i vostri beni, prendendole in moglie, senza commettere fornicazione. Quindi, a quelle di cui godrete, darete la dote come prescritto. Non c’è per voi alcun biasimo per ciò che concorderete insieme oltre questa prescrizione. Invero, Allah è sapiente e saggio” (traduzione di Shakir).

Il Corano usa un linguaggio, come illustrato qui, che presenta tali donne come se fossero delle cose, e non delle persone. Tradotto letteralmente, il versetto 3 della Sura IV del Corano consente ai musulmani di copulare con “cosa” e non con chi ”le vostre mani possiedono”, come si evince dalla traduzione di Shakir: “... ma se temete di non essere giusti (con loro), allora (sposatene) solo una o quel che le vostre mani possiedono (Corano 4:3).

(Cliccare qui e qui per visionare ulteriori Scritture islamiche che propugnano la schiavitù sessuale)

Per capire come tali Scritture e tale terminologia sensibilizzino la mentalità jihadista, si prendano in esame i seguenti brani tratti da un articolo del New York Times titolato “L’Isis sancisce una teologia dello stupro”: Attimi prima di violentare una 12enne, il combattente dello Stato Islamico ha trovato il tempo di spiegare che quello che stava per fare non era un peccato. Poiché la ragazzina praticava una religione diversa dall’Islam, l’uomo ha ribadito che il Corano non solo gli dava il diritto di stuprarla, ma tollerava e incoraggiava lo stupro. Le ha legato le mani e l’ha imbavagliata. Poi si è inginocchiato accanto al letto, prostrandosi a pregare prima di mettersi sopra di lei. A cose fatte, si è inginocchiato di nuovo a pregare, ponendo fine allo stupro con atti di devozione religiosa.

“Continuavo a dirgli che faceva male, di smetterla”, ha detto la ragazza, il cui corpo è così minuto che un adulto potrebbe circondarle la vita con due mani. “Mi ha detto che secondo l’Islam gli è consentito stuprare un’infedele. Ha detto che violentandomi si avvicinava a Dio”, ha raccontato la ragazzina in un’intervista insieme alla sua famiglia in un campo profughi, dove è fuggita dopo 11 mesi di prigionia (il corsivo è aggiunto).

Il reportage prosegue: Una donna yazidadi 34 anni, la quale è stata acquistata e ripetutamente stuprata da un combattente saudita nella città siriana di Shadadi, ha raccontato come se la sia cavata meglio della seconda schiava della famiglia, una 12enne che è stata violentata per giorni e giorni nonostante le forti emorragie. “Ha distrutto il suo corpo. Era gravemente infetta. Il combattente continuava a chiedermi: ‘Perché puzza così tanto?’ Gli ho risposto che aveva un’infezione interna e che doveva prendersi cura di lei”, ha raccontato la donna. Impassibile, il miliziano ha ignorato l’agonia della ragazzina, continuando con il rito della preghiera prima e dopo averla stuprata. “Gli ho detto che era solo una bambina”, ha osservato la donna. “E lui ha risposto: ‘No. Non è una ragazzina è una schiava. E sa esattamente come fare sesso’”. E fare sesso fa piacere a Dio”, ha affermato l’uomo.

Anche se i media mainstream e gli esperti sostengono che tali convinzioni non abbiano “nulla a che fare con l’Islam, in genere, esse permeano la società musulmana. Sebbene si possa presumere che tali convinzioni siano circoscritte all’Isis ad altri jihadisti fanatici, le prove indicano decisamente il contrario.

In Pakistan, ad esempio, tre ragazze cristiane che tornavano a casa dopo una lunga giornata di lavoro sono state abbordate da quattro musulmani “ricchi e ubriachi a bordo di un’auto”, i quali non aspiravano affatto a diventare miliziani dello Stato Islamico. I quattro “si sono comportati male”, urlando contro le giovani “commenti allusivi e osceni” ed esortandole a salire in macchina “per andare a fare un giretto e divertirsi un po’“. Quando le ragazze hanno rifiutato “l’invito”, aggiungendo che erano “cristiane devote e non praticavano sesso al di fuori del matrimonio”, i quattro si sono infuriati e le hanno inseguite. “Come osate scappare da noi, le ragazze cristiane sono destinate esclusivamente a una cosa: al piacere degli uomini musulmani”, ha urlato uno degli uomini, i quali hanno poi investito con l’auto le tre ragazze, uccidendone una e ferendo gravemente le altre due.

In un altro episodio, un attivista per i diritti umani, parlando dello stupro di una bambina cristiana di 9 anni commesso da un altro uomo musulmano, ha rivelato che “episodi del genere accadono frequentemente. Le ragazzine cristiane vengono considerate merci da danneggiare a piacimento. Abusare di loro è un diritto. Secondo la mentalità della comunità non è affatto un reato. I musulmani le considerano bottino di guerra” (il corsivo è aggiunto).

Più di recente, un report del 3 giugno scorso ha circostanziato le tribolazioni vissute in Pakistan da molti indù come “infedeli” e menziona alcuni di loro che sono fuggiti: “In Pakistan, non c’è differenza tra carne e donne. (...) Se fossimo rimasti lì, le nostre donne sarebbero state fatte a pezzi”.

In passato, i maltrattamenti e gli abusi sessuali sulle donne “infedeli” erano circoscritti soltanto ai Paesi del Terzo Mondo, come il Pakistan e le zone controllate dall’Isis, ma ora stanno diventando sempre più comuni in Occidente.

In Germania, alcuni migranti musulmani sono convinti che tutte “le donne tedesche sono per il sesso. Durante i festeggiamenti del Capodanno 2016 a Colonia, i migranti finirono per molestare un migliaio di donne.

In Gran Bretagna, dove esiste da tempo una grande minoranza musulmana, migliaia di ragazze britanniche in varie zone del Paese sono state vittime di abusi e di stupri di gruppo da parte di “bande organizzate per l’adescamento di minori composte in gran parte da musulmani, i quali, a quanto pare lo consideravano un loro diritto islamico. Un vittima di stupro ha affermato: “Gli uomini che mi hanno fatto questo non hanno alcun rimorso. Mi dicevano che quello che stavano facendo era giusto nella loro cultura”.

In Gran Bretagna, un imam musulmano ha dichiarato che agli uomini musulmani viene insegnato che le donne sono “cittadine di seconda classe, poco più che beni mobili o possedimenti su cui loro hanno autorità assoluta” e che gli imam predicano una dottrina “che denigra tutte le donne, ma tratta i bianchi [che significa non musulmani] con particolare disprezzo”.

In un ulteriore episodio, un altro musulmano condannato per stupro ha detto a un tribunale britannico che condividere ragazze non musulmane per fare sesso faceva “parte della cultura somala” ed era “un obbligo religioso”.

Che sia considerato un “obbligo religioso” da parte dei musulmani “devoti”, come spiegato da uno stupratore dell’Isis alla sua vittima dodicenne, o parte della cultura islamica pakistana (asiatica), somala (africana) o “francese convertita”, il trattamento disumano e la sottomissione sessuale di donne e bambini non musulmani da parte di uomini musulmani che lo ritengono un loro “diritto” sembra essere un altro “esotismo” che l’Occidente dovrebbe abbracciare sull’altare del multiculturalismo.

(*) Tratto dal Gatestone Institute – Traduzione a cura di Angelita La Spada

Aggiornato il 04 luglio 2023 alle ore 09:21