La Costa Rica e il richiamo per proteggere le profondità marine

Appello alla comunità internazionale

Si sono svolti in Giamaica i lavori della 28ma sessione dell’International Seabed Authority (Isa), l’autorità internazionale che governa le attività estrattive minerarie in mare.

Un evento particolarmente importante se rapportato allo scontro geopolitico sulle terre rare, la crisi dei microprocessori e la nuova corsa all’oro negli abissi marini. Il dibattito internazionale verte sull’estrazione di metalli e terre rare nelle profondità marine, il cosiddetto Deep Sea Mining (Dsm). Considerata la crescente domanda di materie prime, le attività potrebbero partire già nel 2024, ma i rischi allarmano la comunità scientifica internazionale. Alcuni Paesi rimarcano l’attenzione sul ruolo cruciale della ricerca scientifica e tecnologica nella gestione responsabile delle risorse dei fondali marini e nella minimizzazione dei rischi per l’ambiente.

Protagonista indiscusso in tale azione di responsabilità istituzionale internazionale è la Costa Rica che tenta di limitare le autorizzazioni alle attività estrattive dei fondali marini, ubicati in acque internazionali, fino a quando non vi saranno sufficienti informazioni scientifiche e avanzate capacità tecnologiche atte a mitigare il possibile impatto di tali attività sulla biodiversità marina. La Costa Rica chiede l’adozione di un quadro normativo internazionale che integri le necessarie tutele ambientali, partendo dal presupposto che i “fondali marini e le risorse sottomarine costituiscono un Patrimonio Comune dell’Umanità” e il loro sfruttamento deve avvenire in un contesto economico di reciproca crescita, garantendo protezione all’ambiente marino, al suo ecosistema, alla flora e alla fauna marina.

Durante i lavori in Giamaica, Gina Guillén, ambasciatrice della Costa Rica in Giamaica e direttore degli Affari esteri del Ministero degli Affari esteri della Costa Rica, ha tenuto un discorso emozionante, richiamando l’attenzione internazionale al rigoroso rispetto dell’ambiente per garantire prosperità e bellezza alle future generazioni, chiedendo un regolamento giuridico internazionale per non iniziare lo sfruttamento minerario sottomarino senza le dovute conoscenze scientifiche. L’ambasciatrice ha relazionato durante i lavori dell’Isa a nome di ben 14 Paesi: Brasile, Canada, Cile, Costa Rica, Finlandia, Francia, Germania, Monaco, Nuova Zelanda, Panama, Portogallo, Repubblica Dominicana, Svizzera e Vanuatu.

La caratura diplomatica dell’ambasciatrice è stata confermata anche dalle numerose adesioni all’appello della Costa Rica per la tutela dei fondali sottomarini che nel mese di luglio del 2022 incassò il sostegno di Fiji, Palau, Samoa, Spagna, Ecuador, Micronesia, Irlanda e Svezia. “L’oceano produce la metà dell’ossigeno che consumiamo, assorbe circa il 30 per cento dei gas serra e rappresenta il massimo regolatore del clima, ospitando l’80 per centro della biodiversità del nostro pianeta. Non possiamo permetterci l’avvio di un’industria così invasiva senza conoscere i danni che causerebbe all’ambiente marino e ai suoi ecosistemi, influenzando drasticamente le rotte migratorie di numerose specie”, ha dichiarato l’ambasciatrice Guillén.

Aggiornato il 02 agosto 2023 alle ore 12:41