Usa: inquietudini Primarie

Le ormai imminenti primarie statunitensi si annunciano stranamente inquiete. E, soprattutto, estremamente indecifrabili. Dico stranamente, perché così, secondo tradizione, non dovrebbe essere. Il Partito Democratico ha il presidente uscente, che si ricandida per il secondo mandato. E questo dovrebbe tagliare la testa al toro, eliminando in partenza ogni tentativo di concorrenza.

Dovrebbe... ma il problema è che il presidente democratico uscente si chiama Joe Biden. E vuole ricandidarsi per il secondo mandato. E questo si sta rivelando sempre più un disastro per il partito dell’Asinello. Biden è assediato dagli scandali. Personali e familiari. Le accuse di corruzione e collusione con gli affari, poco limpidi (per usare un eufemismo), di suo figlio in Ucraina sono solo la punta emergente (per ora) dell’iceberg. E la minaccia di impeachment sarebbe estremamente concreta, non fosse che ci troviamo nell’ultimo scorcio di mandato.

Questo, però, non è il maggiore dei problemi. Biden è vecchio. E gli anni se li porta decisamente male. Il sospetto, che iniziò già con il suo insediamento alla Casa Bianca, di una grave senilità e di poca lucidità mentale è, ormai, divenuto certezza. Il presidente è, palesemente, non compos mentis. Insomma, non ci sta con la testa. Fa discorsi stralunati, gettando nel panico gli uomini del suo staff addetti alla comunicazione. Cade dalle scale. Stringe la mano a una specie di amico immaginario. Pare che non sia operativo (si fa per dire) per più di tre ore al giorno. Insomma, non è in grado di fare il presidente degli Stati Uniti.

Probabilmente non lo è mai stato. Il sospetto sulle sue condizioni di salute, sia fisica che mentale, lo ha accompagnato sin dall’elezione. Per altro avvenuta in modo... rocambolesco. Con l’alone (la certezza) del più grande broglio elettorale della storia degli States... che di brogli ne hanno conosciuto molti. Forse il progetto dei burattinai che orchestrarono la sua ascesa era di sostituire, in corso del primo mandato, Nonno Joe, che sapevano bollito, con la sua vice. Kamala Harris, che sembrava perfetta: donna, liberal radicale, con la pelle... abbronzata. Ma il giochetto non ha funzionato. La Harris si è subito rivelata il più incompetente vicepresidente della storia recente. Risultato non da poco, visto che aveva tra i contendenti il vice di Bush senior, il buon Dan Quayle. E, per sovramercato, una gaffeur indisponente e antipatica. Impresentabile.

E così i dem, e le forze che hanno portato di peso Biden nello Studio Ovale, si sono ritrovati con il cerino in mano. E con delle primarie dove potrebbe facilmente vincere Robert Kennedy junior. Che, per loro, sarebbe forse ancora peggio di Donald Trump. Così, di fronte ai deliri del vecchio Joe, che sogna la rielezione, si sono dovuti accodare. Sperando questa volta, in un difficilmente manipolabile, nuovo, improbabile, successo.

Trump è dato largamente vincente su Biden da tutti i sondaggi. Unica speranza dei dem: impallinare The Donald nelle primarie del Partito Repubblicano. Nel cui establishment, notoriamente, il miliardario populista ha ben pochi amici.

(*) Tratto da Electomagazine e Il Nodo di Gordio

Aggiornato il 04 ottobre 2023 alle ore 10:49