Giochi geopolitici nel Caucaso Meridionale

La stampa internazionale ha riportato l’importante e inquietante vicenda dell’arresto di un miliardario russo-armeno nella regione azerbaigiana del Karabakh. La notizia dimostra la diretta e intensa influenza dell’Armenia nell’alimentare e finanziare una pianificata tensione nell’area e contro le truppe regolari dell’Azerbaigian. Una tecnica utilizzata anche in altri contesti geografici problematici. L’oligarca Ruben Vardanyan, ben conosciuto in Europa, negli Stati Uniti d’America, in tutto il Caucaso e in Russia, per aver ricoperto un ruolo di vertice nell’ex “autoproclamato e non riconosciuto governo del Nagorno-Karabakh”, è stato arrestato mentre tentava di fuggire dal Karabakh, con della documentazione finanziaria molto scottante. A rendere nota la notizia dell’arresto sono state le stesse autorità di frontiera di Baku che hanno condiviso uno scatto di Vardanyan in piedi tra due ufficiali.

Lo scorso anno aveva rinunciato alla cittadinanza russa per aggregarsi ai separatisti del Karabakh. Stava cercando di fuggire verso l’Armenia quando è stato fermato nei pressi della strada di Lachin, quella stessa strada utilizzata dall’Armenia dopo la Guerra patriottica del 2020 per il traffico illegale di armamenti e di minerali preziosi. La conferma della dinamica dell’arresto è arrivata anche dalla moglie di Vardanyan, Veronika Zonabend, con un messaggio sul canale Telegram gestito dal marito. Vardanyan è stato arrestato mentre cercava di attraversare il confine con l’Armenia, fingendo di essere un profugo armeno in fuga. Il miliardario Vardanyan aveva fondato la più grande banca di investimento russa, confluita successivamente nel colosso finanziario Sberbank.

Il miliardario ha importanti legami con oligarchi del petrolio russo e nel corso dell’anno 2022 risulta essere stato stabilmente residente nel Karabakh, con il fine di alimentare ulteriori interferenze, finanziando illegalmente l’Armenia e le truppe irregolari nella guerra contro l’Azerbaigian. Una notizia particolarmente importante per la comunità internazionale e per gli esperti di geopolitica, che conferma le preoccupazioni delle autorità di Baku nel voler attuare forti politiche antiterrorismo nella regione, al fine di annullare la minaccia proveniente dalle forze armate armene illegali di stanza in Azerbaigian, in chiara violazione di tutte le norme e i principi del diritto internazionale.

Un’apprensione in più per il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, già alle prese con una forte contestazione popolare nei suoi confronti: molti armeni ne chiedono le dimissioni, per aver “tradito” gli armeni del Karabakh e per la crescente crisi economica nazionale. Invece, le Nazioni Unite e la Croce rossa internazionale confermano la bontà delle attività umanitarie dell’Azerbaigian, sia dopo la guerra dei 44 giorni che in seguito alle misure antiterrorismo, nel fornire assistenza ai cittadini armeni e per ritrovare le persone scomparse, ma la stessa attenzione e scrupolosità non è riconosciuta nei confronti dei quasi quattromila azerbaigiani scomparsi a cui l’Azerbaigian continua a chiedere chiarimenti all’Armenia.

Aggiornato il 07 ottobre 2023 alle ore 11:23