Eurovision 2024: “Canzone troppo politica”, Israele a rischio squalifica

È bufera sulla partecipazione di Israele all’Eurovision Song Contest 2024, che si svolgerà a Malmö, in Svezia, dal 7 all’11 maggio e che quest’anno celebrerà la sua 68ª edizione. Dopo che lo scorso 15 febbraio l’organizzazione del più grande festival musicale europeo aveva dato luce verde per la partecipazione di Israele alla kermesse canora, ignorando le polemiche e le contestazioni da parte di 1.500 artisti nordeuropei che avevano sottoscritto una petizione chiedendo l’esclusione del Paese perché responsabile dei bombardamenti su Gaza e su alcune zone del Libano e della Siria, è scoppiata una polemica attorno ad October rain, una malinconica ballata selezionata per rappresentare lo Stato ebraico. Il caso è incentrato sul fatto che il brano, che dovrebbe essere interpretato da Eden Golan, si riferisce al pogrom del 7 ottobre e non dovrebbe partecipare a un evento canoro non politico. Pertanto, rischia la squalifica da parte dell’European Broadcasting Union (Ebu), l’ente che supervisiona l’organizzazione dell’Eurovision. “Siamo attualmente in procinto di esaminare attentamente il testo della canzone – un processo che è confidenziale tra l’Ebu e la Public Broadcasting Corporation fino a una decisione finale. Tutte le emittenti hanno tempo fino all’11 marzo per presentare ufficialmente le loro canzoni. Se una canzone non soddisfa i criteri per qualsiasi motivo, alla società viene data l’opportunità di presentare una nuova canzone o nuovi testi, secondo le regole del concorso” scrive l’Ebu in una dichiarazione.

Intanto, sono circa 400 gli artisti, attori, cantanti e altri personaggi dello spettacolo, tra cui Helen Mirren, Liev Schreiber, Gene Simmons, Scooter Braun, Boy George, Julianna Margulies, Sharon Osbourne, Debra Messing, Diane Warren, che hanno sottoscritto una lettera aperta a sostegno della partecipazione di Israele al concorso canoro. “Siamo rimasti scioccati e delusi nel vedere alcuni membri della comunità dell’intrattenimento chiedere che Israele venga bandito dal Contest per aver risposto al più grande massacro di ebrei dai tempi della Shoah”, recita la lettera. “Sotto la copertura di migliaia di razzi lanciati indiscriminatamente contro popolazioni civili, Hamas ha ucciso e rapito uomini, donne e bambini innocenti”, continua. E in merito all’impatto dell’Eurovision, il testo afferma: “Crediamo che eventi unificanti come le gare canore siano cruciali per aiutare a colmare le nostre divisioni culturali e unire persone di ogni provenienza attraverso il loro comune amore per la musica”. La lettera conclude: “Coloro che chiedono l’esclusione di Israele stanno sovvertendo lo spirito del Contest e trasformandolo da celebrazione dell’unità in strumento politico”

Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro della Cultura israeliano Micky Zohar che si è rivolto direttamente all’Ebu. Se la canzone fosse bocciata, ha affermato, “sarebbe uno scandalo”, aggiungendo che “in quel testo, non c’è niente di politico. Si tratta di una canzone commovente, che esprime il sentimento di dolore che c’è nell’opinione pubblica”. Secondo Ynet, se la canzone verrà squalificata a causa del suo contenuto, Israele si ritirerà dal concorso piuttosto che modificare le parole o presentare un altro brano. L’emittente pubblica israeliana Kan ha dichiarato di aver avviato con l’Ebu un “dialogo” sulla questione.

Israele ha debuttato all’Eurovision Song Contest nel 1973 partecipandovi 45 volte. Ha vinto la competizione quattro volte: nel 1978 con il brano A-Ba-Ni-Bi, di Izhar Cohen & Alphabeta, nel 1979 con Hallelujah di Gali Atari & Milk & Honey, nel 1998 con Diva di Dana International e nel 2018 con Toy di Netta Barzilai. Anche se qualcuno nell’Ebu è fan dei Guns N’ Roses, di certo non può equiparare October rain al testo dell’iconica ballata di Axl Rose, in cui la “pioggia di novembre” è sinonimo di tristezza e di lacrime per la fine di una relazione sentimentale a causa della morte prematura di lei. Etichettare Pioggia di ottobre come politica è giustificato. Ma è difficile per i parolieri israeliani scrivere d’altro quando i loro migliori amici sono stati massacrati. Polemiche a parte, a ottobre, in Israele è caduta una “black rain”, una pioggia di fuoco, di morte e distruzione, a dispetto di chi possa dire che October rain avrebbe una nota stonata perché “a ottobre in Israele non piove mai”.

Aggiornato il 27 febbraio 2024 alle ore 12:50