Yulia Navalnaya: “Alexei torturato per tre anni”

Nella chiesa dell’Icona della Madre di Dio a Maryeno, nella zona sud-est di Mosca, si terrà venerdì la cerimonia funebre per Alexei Navalny. Così ha detto la sua portavoce, Kira Yarmish. Il corpo verrà poi sepolto nel cimitero di Borisovskie. “Il servizio funebre per Alexei – dice Yarmish su X – si svolgerà il primo marzo alle 14. Arrivate presto”. Intanto Yulia Navalnaya, moglie di Navalny, invitata a parlare al Parlamento europeo dalla presidente, Roberta Metsola, è stata accolta da un lungo applauso degli eurodeputati.

“Pensavo che nei 12 giorni trascorsi dalla morte di Alexei avrei avuto il tempo di preparare questo discorso – ha detto in Plenaria – ma prima abbiamo passato una settimana a prendere il corpo di Alexei e a organizzare il funerale. Poi ho scelto il cimitero e la bara”. Proprio sulle esequie del marito, ha confessato che non sa se saranno pacifiche “o se la polizia arresterà coloro che sono venuti a salutare Alexei. Molti hanno la sensazione che Putin non possa essere sconfitto. E in questa disperazione mi chiedono: come posso aiutarvi? Sto pensando a come Alexei risponderebbe a questa domanda. Cercherò di rispondere, ma per farlo devo raccontarvi un po’ come era lui. Alexei era un inventore. Aveva sempre nuove idee per tutto, ma soprattutto per la politica”.

E ancora: “All’inizio di giugno ci saranno le elezioni. Molti di voi faranno campagna elettorale, incontrando elettori, rilasciare interviste, girare spot pubblicitari. Ora immaginate che tutto questo sia impossibile. Nessuna emittente televisiva vi farà un’intervista – ha proseguito – nessun denaro al mondo può aiutarvi con uno spot. Tutti gli elettori che si sono presentati alle riunioni saranno arrestati insieme al candidato. Benvenuti nella Russia di Putin. Eppure, Alexei Navalny è riuscito a diventare il politico più famoso del Paese. È riuscito a ispirare milioni di persone con le sue idee. E come faceva? Usava la fantasia”. Inoltre, ha aggiunto: “Alexei è stato torturato per tre anni: è stato fatto morire di fame in una minuscola cella di cemento, tagliato fuori dal mondo esterno. Gli sono state negate visite, telefonate e persino lettere. E poi lo hanno ucciso e anche dopo hanno abusato del suo corpo e hanno abusato di sua madre”.

Il copresidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo, Nicola Procaccini di Fratelli d’Italia, ha osservato: “Ho ascoltato le parole della signora Navalnaya, cercando di mantenere un rispettoso distacco per non lasciarmi influenzare dall’emozione, ma è stato difficile. Personalmente, seguo le vicende politiche di Alexei Navalny da anni. Ho sempre apprezzato il coraggio e la fantasia, la serenità e la fede con cui ha portato avanti le proprie idee. Anche quando in pochi riuscivano a comprenderne il senso, il valore”. Non solo: “Un estremista: così lo hanno etichettato talvolta il mainstream occidentale e solitamente la televisione pubblica di Putin. In realtà, Aleksej Navalny era solo un uomo innamorato della Russia, della sua storia e della sua gente. Cristiano, nato in una famiglia di militari, Aleksej non era un pacifista – ha evidenziato – ma si è sempre battuto per la sua patria senza armi, né paura. Hanno provato a ucciderlo tante volte, nei modi più vigliacchi. C’erano quasi riusciti. Ma niente. Così lui ha dato un bacio a sua moglie, ha salutato i suoi ragazzi, ha preso un aereo ed è tornato in Russia, dove sapeva che ad attenderlo ci sarebbe stata la più dura delle prigionie e la più scontata delle morti. È finita la sua esistenza, ma non il suo sogno di una Russia libera dai tiranni e in pace col mondo”.

E ha concluso: “Qualcuno ha detto: beato quel popolo che non ha bisogno di eroi. Non sono d’accordo, tutti i popoli ne hanno bisogno. In pace come in guerra. Sono quegli uomini e quelle donne che parlano agli altri e per gli altri, anche quando tutti sono muti e solitari. Come quel ragazzo che nell’agosto di tanti anni fa affrontò da solo la morte, bruciandosi davanti ai carri armati sovietici che invadevano Praga. Il giorno in cui è morto Jan Palach ha vinto la libertà ed è nata l’Europa che amiamo. Sarà lo stesso per Navalny. Il 16 febbraio hanno ucciso un uomo libero, ma ne sono nati altri migliaia. In Russia, in Europa, e nel mondo”.

 

Aggiornato il 29 febbraio 2024 alle ore 10:37