Se l’aborto entra in Costituzione, il caso francese

Settecentottanta voti a favore (su un totale di 925 parlamentari aventi diritto), settantadue i contrari. Il Congresso francese – le due camere del Parlamento, Assemblée Nationale e Senato riunite insieme – vara a Versailles una modifica della Costituzione che, in pratica, introduce per la prima volta nella Carta fondamentale di un Paese il diritto all’aborto. Sulla Tour Eiffel compare il messaggio “Mon corps, mon choix” (“Mio il corpo, mia la scelta”). La Pontificia accademia per la vita, da par sua, sostiene che “proprio nell’epoca dei diritti umani universali, non può esserci un diritto a sopprimere una vita umana”. A loro volta, i vescovi transalpini lanciano un appello alla preghiera e al digiuno: “Preghiamo affinché i nostri concittadini ritrovino il gusto della vita”.

“Fierezza francese, messaggio universale” dice su X il presidente, Emmanuel Macron. Vibranti le proteste di centinaia di manifestanti anti-abortisti riuniti a Versailles, su iniziativa dell’associazione Marche pour la vie. Osservati a vista dalla polizia, dicono di voler “proteggere la vita”. In più, sono dell’avviso che “i medici non avranno più modo di esercitare il loro diritto di coscienza”.

Il monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, in un colloquio con la Stampa osserva: “Non può esserci un diritto a sopprimere una vita umana. Dobbiamo impegnarci affinché si rimuovano le cause che portano ad abortire. Di quest’aspetto si parla troppo poco: la Chiesa, da sempre, è impegnata su questo fronte. Tante donne, nel trovare chi ha offerto loro un sostegno, non solo economico, hanno dato alla luce i loro figli e ne sono state felici”. E ancora: “La Chiesa lo dice a chiare lettere: la vita è relazione. Si viene al mondo all’interno di una relazione tra un uomo e una donna e si cresce dentro una relazione, in una famiglia, in un contesto. L’individualismo – lo chiamo: egolatria – in cui siamo immersi, vorrebbe farci credere che siamo autonomi, come monadi. Non è così. Da soli non andiamo da nessuna parte”.

Il segretario del movimento Unione popolare cristiana (Upc), Antonio Satta, aggiunge: “Come dice monsignor Paglia, è necessario sviluppare politiche che aiutino le donne a generare la vita. In Italia bisogna che quanto votato in Francia non diventi bagarre politica. L’aborto è garantito da una legge, ma noi dobbiamo aiutare quelle donne che vorrebbero portare avanti la vita che hanno in grembo, ma che non possono per motivi economici”.

Aggiornato il 05 marzo 2024 alle ore 16:56