Iran-Israele: una partita a scacchi

Cosa c’è di nuovo nell’attacco dell’Iran a Israele? In pratica, una offensiva aerea senza precedenti, effettuata nella notte tra il 13 e il 14 aprile, dal Governo degli Ayatollah verso lo Stato ebraico, in risposta al bombardamento, del primo di aprile, del consolato iraniano a Damasco, anche questo senza precedenti e attribuito a Israele. Ora che Teheran ha pagato il suo pedaggio di credibilità all’informazione globale, ci potrà essere una escalation, magari data da una contro-risposta israeliana? Intanto, l’esercito israeliano ha dichiarato che l’attacco, effettuato con droni di cui l’Iran oltre ad essere produttore è anche fornitore della Russia, è stato sventato, intercettando con il sistema antimissile Iron Dome e C-Dome quasi la totalità dei vettori iraniani: si parla del 99 per cento. La neutralizzazione dei velivoli armati iraniani è avvenuta anche con il supporto antiaereo degli alleati, Stati Uniti in testa, che hanno abbattuto i vettori ancora prima che entrassero nei cieli israeliani.

Tuttavia, secondo quanto affermato dall’ammiraglio Daniel Hagari, portavoce dell’esercito israeliano, alcuni missili hanno illuminato i cieli di Israele cadendo sul territorio soprattutto nelle alture del Golan, causando lievi danni solo a una base militare. Al momento, risulta solo il ferimento di un bambino di sette anni, che è stato colpito alla testa dalle schegge di un intercettore israeliano che ha abbattuto un proiettile iraniano. Per contro, come era prevedibile, domenica mattina, il generale iraniano Mohammad Bagheri, capo del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, si è affrettato ad assicurare ai canali di informazione e agli iraniani che l’attacco effettuato durante la notte contro Israele aveva ottenuto lo scopo programmato; sottolineando, soprattutto, un messaggio a Israele: il Governo degli Ayatollah non continuerà su questa linea di aggressione, salvo che lo Stato ebraico, “sionista”, non effettui un’altra operazione né in Iran, né nell’area della “mezza luna sciita”, quindi in Siria e Iraq, non menzionando però gli houthi yemeniti e gli hezbollah libanesi. Nel caso contrario, la risposta sarà molto più importante di questa. L’operazione iraniana è stata denominata Honest Promise”, ed è stata autorizzata dopo l’approvazione del Consiglio supremo di sicurezza nazionale, sotto la supervisione dello Stato maggiore delle Forze armate di Teheran. Nel contesto dell’attacco iraniano, sono stati attivi anche gli alleati dell’Iran, gli hezbollah libanesi, che hanno lanciato razzi sul Golan controllato da Israele, e pure i ribelli yemeniti houthi, che hanno effettuato lanci di droni verso il territorio israeliano.

Quindi il caso può considerarsi chiuso? Un fattore è certo: l’attacco iraniano era stato “annunciato” anche nei suoi dettagli. Il fatto era noto e atteso. La minaccia di un’operazione iraniana contro Israele era prevista dato che, sabato a mezzogiorno, Teheran ha riferito del sequestro della Msc Aries, una nave molto legata a Israele e che era considerata una azione propedeutica all’attacco aereo. Inoltre, poco prima dell’annunciato bombardamento, Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano, aveva garantito che lo Stato ebraico era preparato a un eventuale attacco diretto sul proprio territorio da parte dell’Iran. Come, d’altro canto, era pronto a gestire qualsiasi scenario, sia per ciò che concerne la difesa, che per un eventuale controattacco. Esternando, perciò, un forte apprezzamento per la presenza degli Stati Uniti vicino a Israele, così come il sostegno del Regno Unito, della Francia e di molti altri Paesi occidentali.

Quindi: Israele ha attaccato il consolato iraniano a Damasco per intercettare i contatti tra i miliziani sciiti siriani con gli hezbollah libanesi circa la fornitura di armi, logistica e informazioni. Teheran ha promesso, Honest Promise”, all’Occidente, alla galassia Brics+ e al mondo musulmano una adeguata vendetta, tramite una importante propaganda decantata con parametri informativi/pubblicitari di eccellente efficacia. Gli ayatollah hanno così mantenuto la loro “promessa”, salvando l’immagine di credibilità che cercano di ostentare in ogni occasione, dichiarando subito il successo dell’operazione e che si sarebbero immediatamente fermati nel processo di aggressione a Israele. Un messaggio diretto a Gerusalemme. Lo Stato ebraico ha intercettato i missili e i droni, escludendo danni, quindi rispondendo efficacemente alla rappresaglia iraniana.

Così nel quadro mediorientale ognuno ha fatto la mossa “giusta”. L’Iran e Israele hanno fatto il loro dovere e ambo le parti hanno ottenuto il personale successo. Una partita a scacchi che finora possiamo definirla finita alla pari, e che non sembra possa prevedere né una escalation con il coinvolgimento di terzi, né una micidiale risposta israeliana, che il malfermo e “inebriato” Governo degli Ayatollah deve evitare a ogni costo. Considerando che il Ruḥollāh Moṣṭafavi Khomeini, guida suprema dell’Iran, nel 1979 dopo avere occupato il potere dello scià Reza Pahlavi, pronunciò la seguente frase: “Israele è il cancro occidentale all’interno del territorio musulmano, quindi va estirpato”. Impresa impraticabile.

Aggiornato il 16 aprile 2024 alle ore 09:44