Il Cremlino ha dichiarato guerra all’Ucraina

Basta giochi di parole

A due anni dall’inizio dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina, il Cremlino si è deciso a dichiarare ufficialmente che la Russia è in stato di guerra. “Sì, è iniziata come un’operazione militare speciale”, ha detto il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov, in un’intervista al quotidiano filo-Cremlino, Argumenty i Fakty. “Ma non appena questa banda si è sviluppata e l’Occidente collettivo ha iniziato a partecipare al conflitto dalla parte dell’Ucraina, per noi è diventata una guerra”, ha aggiunto. Questa dichiarazione segna una svolta rispetto al precedente discorso della Russia sul conflitto in Ucraina. Dall’inizio dell’invasione, il 24 febbraio 2022, il Governo russo e i media hanno costantemente utilizzato il termine “operazione militare speciale” per riferirsi agli attacchi contro il territorio del Paese vicino. La Russia ha compiuto grandi sforzi per astenersi dall’etichettare il conflitto militare in Ucraina come una guerra. Inoltre, ha promulgato nuove leggi che criminalizzano l’uso del termine “guerra”, imponendo multe e incarcerazione per gli individui accusati di “screditare” la Russia e di diffondere “disinformazione”. I recenti commenti del portavoce del Cremlino sono stati ampiamente interpretati come il primo riconoscimento ufficiale da parte della Russia che il conflitto in Ucraina è una guerra. Sebbene, il 22 dicembre 2022 il presidente russo Vladimir Putin avesse già utilizzato il termine “guerra” per riferirsi ai combattimenti in Ucraina. In quell’occasione, l’osservazione di Putin era probabilmente stata un lapsus. Questa volta, tuttavia, l’uso della parola “guerra” da parte del Cremlino sembra intenzionale e strategico. Il cambiamento del linguaggio russo sui combattimenti in Ucraina trasmette tre messaggi importanti.

Mobilitazione interna

Il cambiamento terminologico del Cremlino è principalmente ispirato dalla necessità di intensificare i suoi sforzi bellici. Attraverso il camuffamento semantico, il Cremlino mirava a creare l’illusione che le azioni militari non avrebbero sconvolto in modo significativo la vita quotidiana della maggior parte dei russi. Tuttavia, l’idea che le forze russe non siano impegnate in una vera guerra con l’Ucraina è diventata sempre più insostenibile. L’entità delle vittime, un aumento significativo delle spese per la difesa e della produzione militare, e la frequenza degli attacchi ucraini che penetrano in profondità nel territorio russo indicano la realtà di una vera guerra. Mark Galeotti, un eminente esperto della strategia di sicurezza russa, ha sostenuto che le osservazioni di Peskov hanno inviato un messaggio chiaro alla popolazione russa, ovvero che “ogni russo entra in una mentalità da tempo di guerra e si rende conto che ora non esiste una via di mezzo tra l’essere un patriota e un traditore (come li definisce Putin)”.

La scala delle operazioni

In secondo luogo, il cambiamento nella terminologia ufficiale della Russia indica una potenziale escalation delle sue operazioni militari in Ucraina e una maggiore attenzione ai suoi obiettivi politici. Secondo il pensiero militare russo, la “guerra” rappresenta la forma più intensa di conflitto militare, mentre altri tipi, come le “operazioni militari speciali”, rientrano in uno spettro di guerre ma sono meno intensi. Pertanto, l’uso da parte del Cremlino del termine “operazione militare speciale” in riferimento ai suoi sforzi in Ucraina era un tentativo deliberato di modellare la percezione della sua offensiva, suggerendo che sarebbe stata limitata nel tempo e nella portata. La Russia non ha più bisogno di nascondere le sue vere intenzioni giocando con le parole. Infatti, nella sua intervista al quotidiano russo, Dmitry Peskov ha menzionato l’annientamento dello Stato ucraino, affermando che la Russia non può permettere l’esistenza di uno Stato che ha apertamente dichiarato la propria intenzione di utilizzare tutti i mezzi necessari per riconquistare la Crimea.

Russia contro Occidente

Peskov ha anche spiegato questo cambiamento di linguaggio come una risposta al crescente coinvolgimento dell’Occidente in Ucraina. Pertanto, la dichiarazione del Cremlino sta a significare che la Russia non esita a impegnarsi in un conflitto diretto con l’Occidente per salvaguardare i propri interessi in Ucraina. In effetti, Putin ha dichiarato a marzo che la Russia è tecnicamente pronta per una guerra nucleare con l’Occidente se gli Stati Uniti invieranno truppe in Ucraina. Le recenti dichiarazioni di Peskov non sono il primo caso in cui un funzionario russo sottolinea il coinvolgimento dell’Occidente nel conflitto ucraino. Per più di due anni, lo Stato russo ha spesso accusato gli Stati Uniti, e per estensione l’Occidente, di condurre una guerra ibrida contro la Russia sostenendo l’Ucraina. Tale retorica ha costantemente enfatizzato il ruolo indiretto dell’Occidente nel conflitto. Tuttavia, le recenti dichiarazioni del Cremlino suggeriscono un cambiamento, indicando che la Russia vede l’Occidente come un partecipante diretto alla guerra in Ucraina. La situazione al fronte nell’Ucraina orientale è notevolmente peggiorata negli ultimi giorni. Lo ha annunciato il comandante in capo delle forze armate ucraine, Oleksandr Syrsky. Secondo cui, dopo le elezioni presidenziali russe di marzo, le truppe russe hanno notevolmente intensificato le azioni offensive, sebbene l’esercito e il popolo ucraino abbiano mostrato un’ammirevole resilienza. Con la dichiarazione ufficiale di guerra della Russia che segnala un’escalation, l’Occidente è ora costretto a rendersi conto che non c’è più spazio per ulteriori esitazioni. Abbandonare il popolo ucraino al proprio destino non sarebbe solo un tradimento, ma un errore le cui conseguenze peseranno sul futuro dei nostri figli.

 (*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza

Aggiornato il 15 aprile 2024 alle ore 13:41