Le pretese di Hamas

Facendo riferimento al resoconto delle ultime ore della guerra sulla Striscia di Gaza, bisogna tenere a mente cosa dica lo Statuto di Hamas. Questo, riformato nel 2017, prevede tra l’altro, al punto 18: “Sono considerati nulli e non validi: la dichiarazione Balfour, il documento del mandato britannico, la risoluzione delle Nazioni Unite sulla spartizione della Palestina e tutte le risoluzioni e le misure che ne derivano o che sono simili ad esse”.

Al punto 20 indica: “Hamas ritiene che nessuna parte della terra di Palestina debba essere compromessa o ceduta, indipendentemente dalle cause, dalle circostanze e dalle pressioni e a prescindere dalla durata dell’occupazione. Hamas rifiuta qualsiasi alternativa alla piena e completa liberazione della Palestina, dal fiume al mare”.

E al punto 21 aggiunge: “Hamas afferma che gli accordi di Oslo e le loro integrazioni contravvengono alle regole del diritto internazionale, in quanto generano impegni che violano i diritti inalienabili del popolo palestinese”.

Assieme ad altre innumerevoli previsioni statutarie, che hanno sempre il medesimo scopo (diritto al ritorno), è proprio lo Statuto di Hamas che impedisce ogni tentativo di instaurare una qualche duratura pace negoziata con la nascita di uno Stato palestinese accanto allo Stato d’Israele. E quindi, se si vuole realmente che cessi la guerra in corso e che Israele rinunzi a completare l’occupazione di Gaza attaccando anche Rafah, oltre al rilascio degli ostaggi israeliani occorre che Hamas dichiari la disponibilità a rinunziare alla sua pretesa integralista sull’intero territorio dal Giordano al mare. In mancanza, la guerra spenta oggi si riaccenderà domani e sarà anche peggio di oggi.

Aggiornato il 07 maggio 2024 alle ore 10:52