Ucraina sotto assedio: droni, missili e gas tossici colpiscono Ternopil

La notte in cui la Russia ha lanciato venti missili contro la centrale termica di Burshtyn e ha devastato Ternopil con droni e ordigni capaci di incendiare palazzi, riempire i corridoi di fumo e rilasciare nell’aria cloro a livelli sei volte superiori alla norma, non rappresenta un episodio isolato. È, piuttosto, la dimostrazione più cruda dell’incapacità della politica internazionale di proteggere chi non ha alcuna colpa. A Ternopil, finora, si contano 25 morti e oltre 60 feriti: bambini che respirano gas tossici, persone che scappano per le scale inciampando sui corpi coperti. Tutto questo accade mentre i Governi discutono su formulazioni di comunicati e posizioni diplomatiche, senza pagare alcun prezzo diretto. In una sola notte, Mosca ha lanciato 524 mezzi d’attacco, una strategia pensata non per colpire obiettivi militari, ma per terrorizzare la popolazione, distruggere infrastrutture civili vitali e piegare psicologicamente un intero Paese. L’Ucraina ne abbatte 483, un risultato che in qualsiasi altro contesto apparirebbe straordinario, ma che qui è diventato routine. Nessun popolo dovrebbe essere costretto a trasformare l’impossibile in quotidianità solo per sopravvivere.

Intanto, il panorama internazionale resta un labirinto di contraddizioni, con l’Ucraina unica vittima sacrificale della paralisi politica mondiale. Di fronte a questa escalation, il senatore Marco Scurria di Fratelli d’Italia afferma che “La libertà di una nazione non è mai negoziabile. Per l’Italia è un principio irrinunciabile, radicato nella nostra storia e vivo nel presente. Di fronte alla guerra in Ucraina, abbiamo scelto chiaramente da che parte stare: dalla parte del diritto di un popolo a vivere libero, sovrano e democratico. Abbiamo approvato il 12° pacchetto di aiuti, rinnovando il nostro impegno al fianco dell’Ucraina. Perché pace non può mai significare resa. Confondere pace e sottomissione creerebbe un precedente pericoloso non solo per l’Europa, ma per l’intero ordine internazionale. L’Italia sarà in prima linea nella ricostruzione, non solo di edifici e infrastrutture, ma di fiducia, libertà e speranza. Oggi più che mai è fondamentale unire le forze. Il sostegno di Europa e Nato è imprescindibile: solo con una volontà chiara e un impegno condiviso possiamo garantire stabilità, sicurezza e futuro a chi lotta per sopravvivere. L’Italia c’è, e continuerà a esserci”.

Parole che riflettono un’Italia che ha dimostrato in questi anni di poter dialogare e negoziare con tutti – dagli Stati Uniti all’Europa, fino al Medio Oriente – ma che oggi è chiamata a un ruolo ancora più attivo per una crisi drammatica che si affaccia sull’Europa. Il Governo Meloni ha ribadito il ruolo del Paese come attore credibile e rispettato, grande non solo per la storia, ma per i fatti concreti: accoglienza di malati, feriti, profughi, con ospedali, cure e protezione. Anche le organizzazioni sul campo continuano a operare nonostante gli attacchi. Stephan Nicolussi, presidente di Domus Europa, centro per la rinascita dell’Ucraina, spiega: “Il nostro lavoro non si è mai fermato, nemmeno con sirene, droni e esplosioni. Le bombe cercano di intimidire, ma non fermano ciò che deve essere fatto: sostenere un Paese che combatte per la propria sopravvivenza. Con Domus Europa e Renovua lavoriamo alla ricostruzione energetica e alla riabilitazione dei veterani, con continuità. Non perché sia semplice, ma perché necessario. L’Ucraina non può aspettare tempi migliori: ha bisogno di presenza, responsabilità e impegno concreto. E questo impegno non verrà meno”.

Di fronte a questa escalation, diventa evidente che non si tratta solo di una sfida globale alla sicurezza, ma anche alla dignità e ai diritti fondamentali dei civili. La comunità internazionale deve assumersi la responsabilità di fermare definitivamente questa escalation di violenza, agendo con decisione e unità. Non basta più osservare o discutere: è necessario un impegno concreto e coordinato, affinché nessun popolo debba più pagare con la vita, la libertà e la speranza la paralisi politica del mondo. Come sottolineano Scurria e Nicolussi, la presenza e l’impegno reale sono l’unica risposta possibile: sostenere l’Ucraina oggi significa proteggere i principi di pace, sicurezza e giustizia per l’intera comunità internazionale.

Aggiornato il 20 novembre 2025 alle ore 10:42