La nuova generazione in Iran, giustamente soprannominata dagli stessi iraniani la “Generazione Chic di Pasargadae”, è realista, consapevole e distante dai valori e dalle ideologie superate dei marxisti islamisti e ha deciso di costruire il proprio futuro nella propria patria.
Grazie alle tecnologie della comunicazione, ha riconosciuto la verità e le potenzialità nascoste nella ricca e civilizzata terra dell’Iran ed è consapevole che il paese, depredato e danneggiato, deve essere salvato dalle mani sbagliate del regime Ayatollah.
L’accesso libero e diffuso a fonti storiche e documenti autentici ha permesso a questa generazione di conoscere meglio il proprio patrimonio culturale millenario, un’eredità che aveva ritrovato nuova vita durante il glorioso periodo della monarchia Pahlavi, quando l’Iran si muoveva con fiducia verso il progresso, il benessere, la civiltà e la pace con il mondo. Purtroppo, con la rivoluzione del 1979, tutti quei valori furono negati al popolo iraniano.
Al loro posto, il regime islamico, attraverso l’ideologia della Sharia, ha cercato di distruggere la cultura e la civiltà pacifica dell’Iran, mostrando al mondo un’immagine di arretratezza e violenza. Ma questa generazione consapevole non tollera che la propria patria sia conosciuta nel mondo come un paese isolato e privo di civiltà pacifica. Vuole ritrovare l’autentica identità e ridare il giusto valore del potersi dire “iraniano”, quella dignità che la monarchia parlamentare Pahlavi aveva donato a ogni cittadino. Con voce ferma e orgogliosa, affermano: “Noi siamo una grande nazione, riprenderemo l’Iran” e sono pronti a difendere questo giuramento fino all’ultimo respiro.
Il loro obiettivo principale è la caduta della Repubblica Islamica e il ripristino del prestigio del paese, con attenzione e rispetto per le urne elettorali e secondo i principi della democrazia dichiarati dal Principe Reza Pahlavi, in esilio negli Stati Uniti che da 47 anni non ha smesso di combattere per la libertà dell’Iran. È l’unico leader conosciuto e fidato dal popolo iraniano.
La giovane generazione iraniana vive, in un certo senso, l’esperienza di tre diversi periodi storici: i loro nonni e bisnonni hanno vissuto l’epoca della dinastia Qajar, quando la gente moriva per malattie e fame e le donne erano escluse dall’istruzione; i loro genitori hanno vissuto l’epoca della monarchia Pahlavi, caratterizzata da prosperità, sviluppo di università, istituzioni culturali e centri industriali, e tutela della democrazia e dei diritti umani; ora loro stessi stanno sopravvivendo alla Repubblica Islamica, un periodo di repressione, isolamento e rovina ambientale, politica cultura ed economica.
A titolo di esempio, in epoca Pahlavi 1$ valeva 7 toman, mentre oggi 1$ vale circa 120.000 toman, a dimostrazione della drammatica svalutazione della moneta e del deterioramento economico del paese. La popolazione è privata dei servizi più elementari: acqua, elettricità, aria pulita e sicurezza sociale.
I giovani iraniani non vogliono che il capitale e le ricchezze del loro paese vengano spesi per operazioni terroristiche nella regione, mentre la povertà sta distruggendo la vita della popolazione. Con la liberazione dell’Iran dalle catene dell’oppressione islamica, questa generazione spera che anche il Medio Oriente possa finalmente conoscere la pace e che il mondo intero diventi un luogo più sicuro per l’umanità. Con la speranza che la comunità internazionale civile e democratica sappia ascoltare la voce del popolo iraniano, che chiede libertà e giustizia, e ne sostenga i diritti umani. Perché le protesta pacifica degli iraniani di fronte ai colpi di arma da fuoco rappresenta una lotta profondamente impari.
(*) Presidente Associazione Luce dell’Iran
(**) Nell'immagine una manifestazione di protesta contro la Repubblica Islamica alla Tomba di Ciro il Grande
Aggiornato il 10 dicembre 2025 alle ore 10:22
