Quando i Governi Frankenstein governano l’Europa

L’Europa soffre di una mancanza di governance. Ci sono governi in cui i leader governano, ma non esercitano la governance. Sono amministratori, non leader politici e legislativi. Il continente sta affrontando gravi problemi a lungo termine, e non mi riferisco alla guerra in Ucraina, che non potranno essere risolti adeguatamente se non verrà ripristinata l’arte della governance. Affinché ciò accada, l’Europa ha bisogno di Governi sufficientemente omogenei dal punto di vista ideologico e abbastanza forti dal punto di vista parlamentare da poter guidare le loro nazioni. Oggi non è più così. Prima di intraprendere un deprimente Tour de Malaise attraverso le capitali europee, vorrei sottolineare il complesso problema politico che ha causato il declino dalla governance alla mera Pubblica amministrazione. Innanzitutto, ci sono problemi a lungo termine che riguardano principalmente il bilancio pubblico:

  • I sostenitori di una migliore preparazione militare chiedono un aumento della spesa per la difesa;
  • I sostenitori dello Stato sociale e dell’immigrazione massiccia devono tener conto del costo dei programmi di assistenza sociale;
  • Alle persone sensate che desiderano una riduzione delle imposte per favorire la crescita viene chiesto di spiegare dove intendono operare tagli al bilancio.

In un periodo caratterizzato da una crescita economica molto lenta, un tasso di disoccupazione elevato e una situazione fiscale già precaria nella maggior parte degli Stati membri dell’Ue, qualsiasi priorità fiscale sarà difficile da gestire. Tuttavia, molti Governi dell’Unione hanno deciso di rendere ancora più difficile la vita del proprio Governo. In secondo luogo, c’è il cordone sanitario, o Brandmauer, o muro tagliafuoco, che molti partiti di centrosinistra, e alcuni di destra, hanno deciso di erigere contro le formazioni politiche di orientamento nazional-conservatore. Poiché questi partiti sono sempre più popolari e acquisiscono maggiore presenza parlamentare a ogni elezione, di conseguenza, le coalizioni che li escludono hanno sempre meno margine per tensioni interne. Tali tensioni non sono difficili da individuare: le tradizionali destra e sinistra sulla scala ideologica. La destra preferisce una riduzione delle imposte per dare un po’ più di libertà al settore privato, mentre la sinistra predilige un ampliamento dei diritti per ridurre le disparità economiche. Poiché la maggior parte delle odierne questioni politiche importanti sono legate alle finanze pubbliche, le tensioni tra destra e sinistra sono inevitabili. Di conseguenza, i Governi europei hanno generalmente una capacità di attenzione più breve rispetto al passato.

L’attenzione è rivolta a mantenere unita una fragile coalizione in modo che possa sopravvivere al prossimo voto parlamentare decisivo. Poiché le tensioni ideologiche sono elevate fin dall’inizio nelle coalizioni in cui la destra e la sinistra cercano di coesistere, un numero maggiore di questioni politiche rispetto al normale diventa così importante da assumere una valenza esistenziale per una coalizione di Governo. Ciò ha la grave conseguenza di lasciare irrisolti i problemi socioeconomici a lungo termine; forse il problema più sottovalutato è la lenta deriva dell’Europa verso uno stato di stagnazione economica. In tutta Europa, esistono numerosi esempi di queste coalizioni politiche ibride. La loro configurazione esatta varia da Paese a Paese, ma tutte hanno in comune il fatto di essere state assemblate attingendo dagli scarti parlamentari: una volta esclusi i conservatori nazionali, la leadership politica sceglie tra i pezzi rimasti. Proprio come Victor Frankenstein nel romanzo epico di Mary Shelley, a chi sta costruendo coalizioni nelle capitali europee non importa da dove provengano i pezzi. Né importa loro se ciò che stanno costruendo è un mostro disfunzionale; tutto ciò che conta è che funzioni senza alcuna traccia di conservatorismo nazionale. E funzionano, a patto che si applichi una definizione eccessivamente generosa del termine “funzionare”. La Francia è un buon esempio di come una coalizione Frankenstein possa essere operativa solo se si concentra sul sopravvivere al primo giorno lavorativo. Ad oggi, l’ultimo premier, Sébastien Lecornu, sta navigando in acque molto insidiose nel tentativo di evitare di imbattersi in uno scoglio fiscale.

Nel settembre scorso Lecornu aveva promesso di “abolire due giorni festivi come parte degli sforzi volti a ridurre il deficit nazionale”. Questo approccio piuttosto tiepido ai tagli alla spesa ha lo scopo di evitare di scatenare tempeste che potrebbero far naufragare il suo Governo; da quando è entrato in carica a settembre, ha già dovuto rassegnare le dimissioni una volta. È riuscito nel suo intento, sebbene fosse chiaramente provato dalle proteste di piazza di inizio autunno che invocavano un approccio “Blocca tutto” ai tagli alla spesa. Lecornu non è il primo premier francese a guidare una coalizione di stampo Frankenstein. Il suo predecessore, François Bayrou, voleva far approvare gli stessi tagli alle festività come strategia per ridurre al minimo i conflitti ideologici interni. Paradossalmente, gli è stato impedito di farlo proprio dal partito che voleva escludere dalla scena politica: il Rassemblement National (Rn) di Marine Le Pen, dal cui sostegno Bayrou dipendeva per rimanere in carica. Da un punto di vista parlamentare, un Governo che coinvolga Rn avrebbe basi molto più solide. Come illustrato dal conflitto sulle modifiche al bilancio proposte da Bayrou, un Governo di questo tipo probabilmente avrebbe altre priorità fiscali. Tuttavia, il punto è che un Governo più stabile potrebbe guardare più lontano; le dispute della politica quotidiana avrebbero l’influenza che meritano. Mentre l’élite politica francese continuava a stringere accordi segreti per tenere fuori Rassemblement National. Lo stallo fiscale del Paese ha portato a un declassamento del credito, con importanti ripercussioni politiche ed economiche. A settembre, Fitch ha inviato un messaggio allarmante a Parigi: mettete ordine nei vostri conti pubblici, altrimenti ci saranno ulteriori declassamenti del merito creditizio. Anche prima del declassamento, conseguenze che si sarebbero verificate se la leadership politica francese non avesse agito in modo coordinato. Il declassamento avrebbe dovuto far scattare l’allarme in tutta Parigi. Ma così non è stato. Il principale paradigma politico anti-Rn prevale, e con esso le sue conseguenze. Da un lato, le finanze del Governo francese e l’economia nazionale continuano a deteriorarsi perché le coalizioni formatesi hanno divergenze intrinseche su come colmare il deficit di bilancio. Dall’altro lato, Rassemblement national sta di fatto traendo vantaggio dall’essere escluso dalle stanze del potere:

Il continuo ostracismo di Rn dalla politica tradizionale lo ha posizionato come uno dei principali beneficiari del malcontento diffuso. Osservando lo svolgersi della crisi da bordo campo, è riuscito a raccogliere i voti degli elettori scontenti.

La Germania è politicamente bloccata almeno quanto la Francia, e il motivo è lo stesso: una coalizione Frankenstein che mira a escludere a tutti i costi Alternative für Deutschland (Afd). Per essere onesti nei confronti del Frankenstein tedesco, l’attuale crisi che ha travolto il Governo Merz non è il primo tentativo di governare sulla base di una promessa mai fatta all’Afd. Nel luglio 2024, circa sei mesi prima che Merz assumesse la carica, una coalizione tripartita guidata dal cancelliere Olaf Scholz approvò il bilancio per l’anno fiscale 2025, ma solo dopo dolorose lotte intestine. Nel giro di un mese, strappò il cerotto dalle ferite politiche ancora aperte causate da quella lotta e iniziò un altro calvario negoziale durato settimane per mettere insieme un nuovo accordo sul bilancio. Friedrich Merz ha assunto la carica a febbraio grazie a una coalizione tra Socialdemocratici e Cdu/Csu di centrodestra. La sua vita da leader di una coalizione Frankenstein non è stata molto più facile:

Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Cdu) affronta giovedì 27 novembre una delle fasi più decisive del suo mandato, mentre la commissione di coalizione cerca di risolvere l’escalation della controversia sulle pensioni.

All’inizio di quest’anno, Merz ha messo in luce il divario ideologico della sua coalizione quando ha annunciato che la Germania non può più permettersi il suo stato sociale. Le reazioni del partner di coalizione Spd sono state inequivocabili: nessuna riforma senza aumenti delle imposte e tutele per coloro che dovrebbero beneficiare del welfare state. Poiché l’unico modo per tappare il buco nel bilancio federale tedesco è quello indicato da Merz, ovvero eliminare strutturalmente lo stato sociale, la sua coalizione non sarà in grado di ottenere risultati significativi su questo fronte. Ciò pone la Germania in una situazione precaria: i suoi problemi macroeconomici sono almeno altrettanto gravi di quelli della Francia: bassa crescita economica, occupazione debole, scarsa formazione di capitale e un deficit strutturale nelle finanze pubbliche. Tutti questi problemi stanno peggiorando progressivamente, poiché i governi basati su un insieme eterogeneo di elementi sono paralizzati da tensioni ideologiche intrinseche. Abbiamo assistito a problemi simili in Belgio, dove si prospetta un inverno di austerità.

La coalizione belga ha lo stesso problema di quelle di Francia e Germania: il chiaro intento è quello di tenere Vlaams Belang fuori dal Governo. In Austriauna nuova coalizione per escludere il partito di “estrema destra” Fpö, formatasi nel mese di febbraio, ha dovuto affrontare immediatamente gravi problemi di bilancio. La coalizione ha rapidamente proposto una nuova tassa “temporanea” sulle banche come strumento per aumentare le entrate e rinviare conflitti più profondi su priorità di bilancio sempre più difficili. Tuttavia, poiché l’economia austriaca segue la stessa strada della maggior parte dell’Europa, il gettito fiscale diminuirà e aumenterà la domanda di sussidi sociali. Inevitabilmente, la questione delle priorità di bilancio manterrà il passo, anche per la coalizione Frankenstein austriaca. L’idea di una coalizione Frankenstein si sta diffondendo in tutta Europa. Osserviamo cosa succederà nei Paesi Bassi ora e in Svezia dopo le elezioni del prossimo anno. Fino a che punto intendono spingersi gli artefici delle coalizioni Frankenstein prima di cedere e consentire ai conservatori nazionali, i rappresentanti più popolari del popolo, di entrare a far parte del proprio Governo? Quanto devono diventare gravi i problemi economici dell’Europa prima che le infantili barriere ideologiche vengano abbattute e i leader politici mettano al primo posto il futuro dei propri cittadini?

(*) Tratto da The European Conservative

(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada

Aggiornato il 23 dicembre 2025 alle ore 11:01