Arrivano le api su Marte

Da luogo di scenari naturali lussureggianti a deserto rosso pieno di alieni, fino a landa selvaggia densa di mostri, Marte è sempre stato al centro della curiosità di scienziati ma anche di registi e scrittori. Il pianeta rosso rimane nell’immaginario collettivo un pianeta ancora ricco di misteri e sconosciuto, malgrado dagli anni sessanta siano state inviate dozzine di sonde automatiche senza equipaggio, che includevano orbiter, lander e rover, per raccogliere dati e rispondere a domande sul pianeta e il suo passato.

Ma questi rover non sono stati giudicati abbastanza precisi e veloci per le esplorazioni e quindi l’agenzia spaziale americana ha deciso tentare con le api. Avete capito bene, le api. Non quelle reali ovviamente, operose produttrici di miele, ma piccoli dispositivi tecnologici simili a droni e considerati più performanti e agili, capaci di esplorare anche gli angoli più piccoli e le fessure più remote del quarto Pianeta del sistema solare.

Questi cyber insetti, soprannominati “Marsbees”, hanno le dimensioni di un bombo e sono armati di sensori e dispositivi di comunicazione wireless, che permetteranno loro di mappare la superficie del pianeta Marte, prelevare campioni sul posto e cercare eventuali segni di vita, soprattutto sotto forma di emissioni di metano. Grazie alla loro base mobile che funge da hub di comunicazione e stazione di ricarica le “Marsbees” possono essere ricaricate autonomamente.

Questi piccoli insetti volatili sono nati dalla mente geniale del dottor Chang-kwon Kang dell’Università dell’Alabama, in collaborazione con scienziati americani e giapponesi. Il progetto “Marsbees” è solo una delle 25 innovazioni selezionate dalla Nasa su 230 proposte per le future missioni marziane, rientranti nei cosiddetti “Innovative Advanced Concepts” dell’Agenzia spaziale. Ogni idea ritenuta valida viene finanziata per 9 mesi. In una prima fase, viene studiate la fattibilità del progetto mentre nella seconda fase viene realizzata e perfezionata l’idea di partenza.

Come afferma Jim Reuter, amministratore associato di Nasa Space Technology: “Il programma NIAC offre alla Nasa l’opportunità di esplorare idee visionarie che potrebbero trasformare le future missioni nello spazio, creando concetti radicalmente migliori o completamente nuovi e coinvolgendo gli innovatori e gli imprenditori americani come partner nel viaggio”.

Proprio in questa ottica, Kang lavora attivamente con un team in Giappone per sviluppare e testare i “micro robot sbattitori”, per poi modellarli e ottimizzarli in modo da preparali per affrontare al meglio la missione su Marte. Lo scopo di questi piccoli gioielli scientifici è quello di completare il lavoro, giudicato troppo lento dei vari Rover. L’ultimo, Curiosity, lanciato il 26 novembre 2011 e atterrato su Marte il 6 agosto 2012, in quasi cinque anni di attività ha percorso infatti solamente diciotto km. Questo ha fatto capire alla Nasa la necessità di inviare strumentazione più rapida ed efficace, in grado di coprire una quantità di terreno maggiore.

Dopo “Mission to Mars”, “The Martian” e “Pianeta rosso”, l’ossessione conoscitiva verso questo pianeta sembra avere trovato forse una giusta risposta scientifica. Magari con l’uso di queste api speciali, scoprire nuovi territori nascosti non sarà più un mistero da cinematografia di nicchia.

 

Aggiornato il 18 giugno 2018 alle ore 13:38