I droni: la lentezza che sfugge ai radar

Lo studio legato all’arte della guerra, con riferimento a maestri che vanno da Sun Tzu a Carl von Clausewitz, ha attratto da sempre studiosi, militari, storici ed analisti in genere, soprattutto perché influenti sui contesti sociali e determinanti su percorsi storici. L’evoluzione dei sistemi di difesa e di offesa si sono trainati a vicenda in un parallelismo tecnologico, che vedeva svilupparsi le “dimensioni” dei sistemi offensivi in funzione delle “dimensioni” dei sistemi di difesa. Brevemente, si consideri che nella storia le larghezze, le altezze, le lunghezze, la forza, la velocità sono stati elementi determinati della crescita tecnologica militare, spesso ispirata dalle tecnologie civili, ma sempre cresciute in un rapporto di stimolo reciproco.

Oggi la guerra fatta con gli “scarponi” ha sempre il suo valore e indubbiamente spesso è risolutiva, ma i contesti sociali hanno subito grandi cambiamenti che prevedono altre tecnologie; attualmente tali tecniche non sono richieste tanto nell’ambito della difesa o dell’offesa pura, ma sempre più spesso nell’ambito della sicurezza. Così l’evoluzione dei droni, classificati come velivoli lenti, stimola la ricerca di tecnologia atta ad intercettarli. Oggi possiamo dividere i droni aerei in tre categorie in funzione delle loro caratteristiche di utilizzo: droni spia, droni da combattimento e mini-droni. Ad esempio i droni Hale (High altitude long endurance) e Male, come il Global Hawk o Reaper, sono aerei spia che hanno la missione di raccogliere informazioni strategiche, controllare la scena in operazioni che li vede operare sia ad alta che a bassa quota e individuare gli obiettivi. I droni armati utilizzati per il combattimento, come l’AmericanX45 e l’European Neuron, sono somiglianti a dei piccoli aerei da battaglia, ma risulta che siano ancora in fase di sviluppo. Ma la tipologia di droni a cui va data molta attenzione sono i mini-droni, dal peso massimo di 250 chilogrammi, principalmente prodotti dall’industria civile e soprattutto per scopi commerciali o privati, come il Parrot Bebop. Quest’ultima categoria, data la relativa facilità di reperimento e utilizzo, è in rapida crescita ed è forse più un problema per la sicurezza che una risoluzione di problemi. Infatti, questi mini-droni sono facilmente reperibili sul mercato, anche quello illegale o di contrabbando, facilmente gestibili e controllabili, anche tramite un normale smartphone; inoltre questi piccoli e lenti velivoli possono essere trasportati in un veicolo, possono essere messi in volo in qualsiasi luogo, sono dotati di telecamera e possono essere attrezzati con carica esplosiva. 

Data l’estrema gestibilità, i droni piccoli possono quindi rappresentare un concreto rischio in termini di sicurezza aerea, in particolare in prossimità degli aeroporti contro aerei privati, elicotteri, aerei commerciali ed altri aeromobili. Inoltre, questa categoria di velivoli senza pilota il cui controllo è automatico o da remoto, se in mano a gruppi terroristici o affini, può essere una minaccia nell’ambito di raduni popolari, o siti militari, ma anche agglomerati urbani, ambasciate, ministeri, installazioni sensibili come centrali termiche e nucleari. Recentemente, le aeronautiche militari di molti Paesi stanno approntando sistemi di intercettazione adeguati a rilevare questi veicoli che grazie alle loro piccole dimensioni e alla loro lentezza di velocità, oltre alla bassa quota di volo, restano difficilmente intercettabili. Le difficoltà riguardano la complicazione di vedere e identificare i mini-droni che sono difficilmente rilevabili dai radar standard; tuttavia la polizia olandese e svizzera sta addestrando le aquile per attaccare questi mini-velivoli. Questi stupendi rapaci risultano efficientissimi nel rilevamento e nell’abbattimento dei piccoli droni. Le sperimentazioni hanno già dimostrato la rilevanza di questo nuovo sistema “naturale”, il cui utilizzo operativo è previsto a brevissimo termine.

L’11 settembre 2001 ha segnato un cambiamento globale della percezione della minaccia aerea. Infatti, ufficialmente, il terrorismo legato ad ideologie jihadiste, ha utilizzato il dirottamento di aerei civili come armi di distruzione di massa. Il sistema di sicurezza aerea, da allora, ha preso in considerazione la necessità di protezione da qualsiasi evento che possa mettere in pericolo la sicurezza dello spazio aereo, del territorio nazionale e dei cittadini. L’utilizzo di droni da combattimento, vista la velocità con cui possono essere messi in uso, è sicuramente un importante ausilio anche per la lotta al terrorismo, come sono strategicamente importanti i droni spia che quasi ovunque vengono utilizzati in modo propedeutico ad attacchi via terra, come è accaduto meno di un mese fa quando in Mali proprio i droni hanno condotto l’esercito franco-maliano ad eliminare l’ennesimo “capetto” jihadista. Ma viste le crescenti capacità sia economiche che tecnologiche di gruppi terroristici che già utilizzano mini-droni per azioni di disturbo, avere mezzi di intercettazione risulta necessario affinché una crescita tecnologica non si riveli più dannosa che utile. Le aeronautiche militari, appartenenti alla maggior parte delle nazioni sensibili a tale tematica, da tempo si stanno adoperando a creare una rete di protezione aerea sulla propria nazione; il ruolo dei droni avrà sicuramente un compito decisivo nella protezione globale, soprattutto contro il terrorismo di qualsiasi matrice e non solo.

Aggiornato il 21 dicembre 2020 alle ore 10:33