Clusit, il cybercrime attacca la sanità

Lo scorso anno la sanità è stato il settore più colpito dai cyber criminali. Nel primo trimestre di quest’anno viene confermata la tendenza di crescita. In pratica, il numero di attacchi che hanno colpito il settore sanitario andati a buon fine è raddoppiato negli ultimi quattro anni. A livello globale, la grande maggioranza delle vittime (83 per cento) è basata nel continente americano. Gli attacchi riconducibili quasi al 100 per cento a cybercrime, con un lieve aumento della percentuale di attacchi dovuti ad hacktivism, cioè azioni dimostrative, nel primo quarto del 2023. Sono alcuni dati di un aggiornamento del Rapporto Clusit, focalizzati sulla sanità e aggiornati al primo trimestre 2023. “Negli scorsi anni il settore sanità ha rappresentato dal 10 per cento al 12 per cento circa degli attacchi, ma è salito al 17 per cento nel primo quarto del 2023, confermandosi non solo il settore maggiormente colpito, ma anche in una situazione che continua a peggiorare”, sottolineano gli esperti. A livello mondiale, la grande maggioranza delle vittime (83 per cento) è basata nel continente americano, seguita da un 10 per cento basato in Europa. L’incidenza dell’America è particolarmente alta in questo settore, molto più che nella media degli attacchi, che si attesta sul 38 per cento; questa differenza può essere legata all’interesse al settore da parte degli attaccanti in conseguenza del valore dei dati da rivendere.

Secondo il Clusit, la gravità dell’impatto degli incidenti è più bassa rispetto alla media, con il 71 per cento di incidenti “grave” o “critico” rispetto all’80 per cento del campione globale. “Se però si tiene conto del fatto che l’healthcare rappresenta il settore più colpito, l’impatto complessivo risulta comunque estremamente alto”, osservano gli esperti, aggiungendo che “le conseguenze sociali dell’interruzione di servizi in questo ambito, o della diffusione di informazioni sullo stato di salute dei cittadini, sono particolarmente rilevanti”. Nel complesso questi numeri, concludono, “ci parlano di una difficoltà a proteggere il proprio sistema informativo in un settore che negli ultimi anni è stato costretto a una rapida digitalizzazione ed è stato messo sotto pressione dalla pandemia”.

Aggiornato il 16 giugno 2023 alle ore 15:38