Il Pdl riscopre i suoi elettori

Certo non bastano tre buone iniziative concrete per far dimenticare un'esperienza di governo a dir poco fallimentare. Ma da qualcosa bisogna pur ricominciare. Ed è apprezzabile che il Pdl stia tentando di riconquistare i suoi elettori delusi ripartendo dall'economia. Tre tavoli tematici - lavoro, fisco, debito - da cui sono scaturite altrettante proposte, alcune già pronte per diventare emendamenti ai testi di legge presentati dal governo. Ed è incoraggiante la filosofia cui sono ispirate: «Ora deve dimagrire lo Stato, i cittadini hanno già dato». Segno che Alfano è consapevole del terreno su cui il partito ha maggiormente perso il suo appeal e si gioca tutto o quasi il suo futuro. Recuperare la credibilità perduta non sarà facile, per molto tempo aleggerà la critica di fondo "perché non l'avete fatto quando eravate al governo", ma non ci sono alternative: riconoscere i propri errori e risalire la china, magari allontanando dalla cabina di regia coloro che nel precedente governo hanno tirato il freno a mano sulle riforme economiche.

Una grossa mano al Pdl l'ha data inaspettatamente il governo tecnico. Dopo aver dichiarato «chiuso» il capitolo sull'articolo 18 alla vigilia della partenza per il suo road show asiatico, al suo ritorno il premier Mario Monti si è rimangiato la parola per arrendersi alle richieste di modifica di Pd e Cgil. Il testo di riforma del lavoro che ne è uscito è davvero pessimo («very bad», per usare la sintetica espressione di Emma Marcegaglia al "Financial Times"), è stato duramente criticato da tutte le associazioni imprenditoriali e dai più autorevoli quotidiani finanziari, e infine bocciato dagli investitori, che stanno tornando a dubitare dell'effettiva capacità del nostro Paese di riformarsi. Insomma, è davvero arduo sostenere che rappresenti un punto d'equilibrio accettabile.

La riforma ha appena iniziato il suo iter in commissione al Senato. Il Pdl punta ad una «profonda revisione», parla addirittura di «riscrittura», in particolare per ripulire il testo da «ingessature e rigidità» - sia in termini di costi che di appesantimenti burocratici - introdotte nella flessibilità in entrata. Parole che suonano come un vero e proprio stop. Ma se nel merito la critica è radicale, lo spirito nei confronti del governo è costruttivo, «di collaborazione e non conflittuale», ha assicurato Cicchitto. «Vogliamo approvare la riforma, perché serve all'Italia, anche per la credibilità nei mercati internazionali», ma «vogliamo modificare alcune norme troppo gravose e negative per le assunzioni», ha chiarito il segretario Alfano. Siccome il ddl è «timido» sulla flessibilità in uscita, ha spiegato il relatore del Pdl Maurizio Castro, serve una «correzione» sul fronte della flessibilità in entrata, in modo che la riforma sia «gradita alla business community», e per «ripristinare la valutazione positiva sulla capacità riformatrice del governo, superando la delusione» sull'articolo 18.

Il Pdl quindi non cerca la crisi con Monti, ma il risultato politico. Invece di procedere presentando ai partiti riforme prendere o lasciare, con il cedimento sull'articolo 18 il premier ha aperto una breccia nella diga del governo e d'ora in avanti sarà difficile mettere un punto, tutto sarà oggetto di trattativa fino all'ultimo minuto utile. E avendo prima ceduto al Pd, ora non può ignorare le richieste del Pdl, ancora partito di maggioranza relativa in Parlamento. L'asse potenzialmente ostile che si è saldato sulla riforma del lavoro tra Pdl e Marcegaglia, tra l'altro, può fare molto male all'immagine internazionale dell'esecutivo e all'iter parlamentare dei suoi provvedimenti. Ieri la presidente uscente di Confindustria ha avuto un incontro operativo con il segretario Alfano, per mettere a punto emendamenti sostanziali sulla flessibilità in entrata, che il segretario del Pdl ha poco dopo illustrato al presidente del Consiglio in un breve incontro a Palazzo Chigi.

A Casini interessa poco il merito, è per il compromesso "a prescindere", mentre Bersani teme «manovre dilatorie». Ma la sensazione è che il governo non potrà non aprire ai cambiamenti richiesti. Il Pdl dunque ha buone chance di conseguire un successo politico e parlamentare dal quale cominciare a riaccreditarsi agli occhi dei mercati e dei suoi elettori delusi come forza di cambiamento pro-business e market-friendly. Stesso obiettivo delle proposte sul fisco e sul debito. Riguardo il primo, il Pdl chiederà al governo di reperire da minori spese le risorse per evitare l'aumento dell'Iva di due punti, previsto per ottobre; di rendere l'Imu rateizzabile (l'emendamento sarebbe già pronto per la presentazione) e una tantum (più complicato). A più in generale di «mettere in agenda tagli alla spesa pubblica e un consistente alleggerimento della presisone fiscale su famiglie e imprese». Per il contenimento della spesa, inoltre, il Pdl sollecita «l'attuazione dei "costi standard" relativi al servizio sanitario e dei "fabbisogni standard" relativi agli enti locali». Sul fronte del debito la proposta è l'abbattimento diretto dello stock, attraverso un piano di dismissioni di «asset pubblici non strategici, immobiliari e non». E si osserva che «solo una decisa operazione di attacco alla montagna del debito può fornire le risorse e l'agibilità per garantire respiro fiscale a famiglie e imprese».

Non solo temi-bandiera, non richieste provocatorie per alimentare lo scontro politico, ma proposte fattibili - ne parlano autorevoli economisti sui giornali e online - il cui scopo è cominciare a ricostruire quel profilo, quella visione di politica economica che aveva portato il Pdl ad essere il partito di maggioranza relativa nel 2008 e nel 2009, ma che è stata clamorosamente tradita, quasi del tutto cancellata e sostituita con il suo opposto, dai suoi esponenti di governo.

Laddove invece il Pdl appare ancora confuso è sulla riforma della legge elettorale. In attesa di conoscere i particolari della bozza, sembra intenzionato ad avallare un sostanziale ritorno al proporzionale, che aggraverebbe l'instabilità dei governi e metterebbe a rischio la sua stessa ragion d'essere.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:08