Emergenza sisma: la rete diventa libera

Si dice che a volte, per capire il valore delle cose, bisogna sperimentarne l'assenza. Tra le cose che hanno un valore inestimabile per l'umanità c'è anche la rete. Non possiamo dire cosa sarebbe accaduto senza la rete ieri in Emilia. E per fortuna. Quella stessa rete fa circolare indiscrezioni prima del tempo e frega le agenzie stampa. Nel bene e nel male batte tutti.

Così ieri, alla prima della lunga serie di scosse di terremoto, chi non correva per salvarsi la pelle stava già twittando. Il primo tweet dell'utente che prima di tutti ha scritto #terremoto è arrivato in rete forse prima che potesse rendersi conto della sua stessa paura.

Bastano pochi minuti e l'hashtag #terremoto sale all'olimpo dei trend della giornata. Le notizie si rincorrono velocemente: i morti, gli edifici crollati o danneggiati, gli evacuati.

A metà mattinata Twitter viene invaso da decine di appelli che invitano gli utenti ad aprire la propria rete Wi-Fi, liberarla dalla password. Il motivo è semplice: consentire alle persone di comunicare liberamente, di usare Skype, perché le reti telefoniche sono ormai intasate. Dopo l'appello a liberare la rete parte quello con le istruzioni su come farlo. Poco dopo, @TIM_Official twitta la guida per togliere la password dalla propria connessione Wi-Fi. Tito Faraci del Sole24Ore (@titofaraci) scrive: "La rete è di tutti. Oggi più che mai. #NoPassword #terremoto". Così la rete si libera velocemente. È così facile, basta un semplice procedimento.

E il tamtam continua senza sosta. Molti fanno notare che le notizie ai telegiornali arrivano a rallenty, che le agenzie stampa iniziano a citare Twitter come fonte delle informazioni. Chiunque possieda uno smartphone può raccontare in tempo reale in che condizioni è ridotta la zona in cui si trova. E sul social network circola tutto quello che normalmente circola in almeno dieci volte il tempo di un cinguettio: i numeri d'emergenza, le allerte sulle aree a rischio, le richieste di assistenza immediata.

Immancabilmente girano anche gli sciacalli: quelli veri, che vengono segnalati, perché in rete non ci si può nascondere, e quelli che ci diventano per una gaffe. Come Groupalia (@GroupaliaIT), che invita scherzosamente chi ha paura a scappare a Santo Domingo e che, dopo le feroci critiche degli utenti, è costretta a correggersi: «Chiediamo scusa per il tweet sbagliato sul #terremoto non era nostra intenzione offendere nessuno». Al di là delle eccezioni, la rete c'è e fa il suo dovere. C'è da chiedersi se debbano per forza servire le tragedie per rendersi conto di questa necessità.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:07