Se l'Europa latita, vince l'integralismo

Il confronto politico ed il dibattito intellettuale in questo momento storico in Europa, a causa della crisi economica, una delle più gravi e lunghe della storia recente, sono essenzialmente basati sui temi che riguardano la possibilità di preservare l’unione monetaria. 

Secondo alcuni osservatori l’Unione Europea è priva di una visione politica e appare impotente di fronte a quanto accade nel mondo ed in particolare sia in Medio Oriente sia nell’Africa del nord. In Europa, in questo momento, il confronto democratico e culturale è interamente dominato dai problemi di natura economica, per scongiurare il rischio che la speculazione finanziaria possa disarticolare la zona Euro. 

È bastato un film, mediocre e considerato offensivo per la sensibilità religiosa delle popolazioni musulmane, a scatenare gli atti di violenza contro l’ambasciata americana di Bengasi ed a ridare visibilità alle folle indottrinate dagli integralisti islamici. 

Prima in Europa vi è stato un compiacimento per la rivoluzioni arabe dello scorso anno, grazie alle quali sono stati abbattuti e rovesciati regimi illiberali ed autoritari, che sembravano destinati a non capitolare mai e a durare a lungo  nel tempo. 

Di fronte alle nuove manifestazioni del fanatismo islamico, provocate dal film blasfemo, si è compreso in Occidente il rischio. 

Finalmente è maturata la consapevolezza che le nuove democrazie deboli e vacillanti, nate in seguito alle rivoluzioni arabe in Tunisia, Egitto e Libia, potrebbero essere sequestrate e finire sotto il dominio politico dei fratelli musulmani e di tutte quelle forze variegate, che compongono il vasto arcipelago dell’integralismo islamico. 

Tuttavia manca nel Vecchio Continente una visione dei problemi che sta attraversando tutta l’area del Mediterraneo. Esattamente come manca del tutto una idea per stabilire quale rapporto debba esserci tra l’Europa e l’Islam, tra le diverse religioni e per scongiurare il pericolo che esploda un conflitto tra i diversi credi e movimenti religiosi, da cui potrebbe scaturire un conflitto di civiltà dalle conseguenze devastanti. 

L’Europa, ripiegata su se stessa per le gravi questioni legate alla necessità di preservare la zona euro e per superare la recessione economica, non ha una politica estera con cui assumere una posizione univoca di fronte a quanto accade nel Nord Africa e soprattutto nel Medio Oriente. 

Eppure le masse arabe che fuggono dai loro Paesi, per sfuggire alla miseria e alla violenza, continuano a cercare rifugio nel Paesi occidentali in generale ed europei in particolare. 

L’Europa continua ad affidare agli Stai Uniti ed alla amministrazione di Washington la sua politica estera, non solo in Afghanistan ed in Iran, ma anche nel rapporto con i Paesi che sono collocati nell’area geografica del mediterraneo. 

Il ruolo istituzionale che esercita Catherine Ashton, rappresentate degli affari esteri della unione Europea, è ininfluente e tale da non avere alcuna efficacia politica, proprio perché in questo momento è assente una idea del mondo nella Ue, che sia capace di coniugare gli interessi con le passioni. 

Inoltre è innegabile che la politica perseguita dagli Usa nel mediterraneo ed in medio oriente non funziona, poiché si è rivelata incapace di garantire la stabilità politica e la democrazia. 

Prima, nel recente passato, si è pensato di potere esportare la democrazia con il ricorso alla guerra. 

In seguito, con la presidenza di Barack Obama ed il suo famoso discorso pronunciato al Cairo nel 2009 per avviare un dialogo con i popoli arabi e musulmani, vi è stato un mutamento di indirizzo, anche se le operazioni belliche con l’utilizzo dei Droni, aerei senza pilota, sono proseguite nello Yemen ed in Pakistan, provocando la morte dei civili e violando in tal modo la legalità internazionale. 

Proprio perché gli Usa seguono una politica estera nell’area del mediterraneo che si è dimostrata incapace di favorire la transizione democratica e impedire le nuove manifestazioni dell’integralismo islamico, è l’Europa che dovrebbe assumere un ruolo politico, divenendo un punto di riferimento per le nuove democrazie arabe. 

Nel 1951 Jean Monnet diede vita alla comunità dell’acciaio e del carbone, che precedette la nascita della Unione Europea. 

In tal modo Monnet seppe coniugare gli interessi e le passioni ed unire i principali paesi del vecchio continente, dando forma all’ideale dell’Europa Unita ed ad un comune destino, che avrebbe dovuto integrare politicamente le nazioni del vecchio continente. 

Due economisti hanno nel 2011 avanzato una proposta intelligente ed interessante per costituire e creare una comunità mediterranea dell’energia. 

Poiché l’Europa deve preparasi, visto che oramai l’unione federale non è più un tabù, a sostituire la politica degli Usa e l’egemonia americana nell’area del mediterraneo, secondo due autorevoli economisti, Alfonso Iozzo e Antonio Mosconi, è essenziale che si dia attuazione ad un piano per avere una comunità basata sull’energia,  che unisca l’Europa ed il sud del mediterraneo. 

L’Europa, secondo questa intelligente e assai importante proposta concepita da questi due geniali economisti, dovrebbe offrire le proprie tecnologie ed i propri impianti per la produzione di energia, instaurando un rapporto paritario e di reciproco rispetto con i Paesi, nei quali  le risorse naturali sono notevoli ed enormi. 

Mai come in questo momento storico si avverte l’assenza di una Europa che sia capace di avere una moneta unica, uno stato federale ed un governo in grado di sostenere  una politica estera con la quale di dominare gli eventi internazionali, fissare delle priorità, ed impedire che il disordine geopolitico possa provocare nuovi conflitti e mettere a rischio la sicurezza internazionale, sia nel mediterraneo sia nel Medio Oriente.

Infatti non  bisogna ignorare che non soltanto l’Iran rappresenta un pericolo per la comunità internazionale, visto che vuole dotarsi dell’arma nucleare e distruggere lo stato di Israele, ma che anche l’Arabia Saudita, di cui non si parla mai, è il paese che offre sostegno finanziario ai partiti Salafiti, che esercitano una grande influenza ed un dominio politico sui diversi raggruppamenti riconducibili all’integralismo islamico. 

In questo momento storico non è più ammissibile l’assenza e la latitanza della Ue rispetto ai problemi della politica internazionale né ci si può accontentare del balbettio inconcludente di chi dovrebbe guidare la politica estera del vecchio continuate. 

Sostituire l’egemonia americana nel sud del mediterraneo, significa far prevalere, grazie ad una politica estera europea autonoma ed indipendente, la forza del diritto sul diritto della forza, visto che le guerre preventive prima e la politica basata sul multilateralismo perseguita in seguito da Obama, in questi anni non hanno condotto né alla stabilità politica né alla formazione di nuovi equilibri nei paesi arabi, nell’area del mediterraneo  e, soprattutto, nell’area del medio oriente. 

Soltanto l’Europa possiede gli strumenti intellettuali e politici per aiutare le nuove democrazie arabe a conciliare l’autorità dello stato con i valori della civiltà liberale, la libertà e la laicità, impedendo che cadano sotto i risorgenti e insidiosi integralismi religiosi.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:39