Legge elettorale, il Pdl rilancia

Continua, indefesso e inesorabile, il balletto sulla legge elettorale. Con l’incombere di un election day che potrebbe cadere tra febbraio e marzo, la finestra per arrivare ad una modifica del Porcellum si restringe di giorno in giorno. La settimana scorsa Roberto Calderoli aveva presentato un’ipotesi di mediazione. Che prevedeva premi di maggioranza variabili a seconda della percentuale raggiunta dalla coalizione di maggioranza relativa. Sopra il 40% avrebbe attribuito al cartello elettorale vincente il 54% dei seggi. Sotto tale soglia, dal 25% fino al 39%, sarebbe stato previsto un ventaglio di premi (in seggi sul totale), ma questa volta solo alla lista, in una misura variabile dal 5% all’11,17%.

Gli scaglioni di Calderoli hanno intercettato l’interesse del Partito democratico. Che per bocca del capogruppo a Palazzo Madama, Anna Finocchiaro, ha proposto qualche lieve correzione, recependo complessivamente l’impostazione dell’ex ministro leghista. Al Senato, dove è incardinata la discussione sulla legge elettorale, all’orizzonte si sarebbe così prospettata un’inedita maggioranza composta da Democratici e Lega, e che avrebbe destato l’interesse dell’Udc di Pier Ferdinando Casini.

Spiazzando così il Pdl, che non vede di buon occhio la prospettiva di un premio di maggioranza che consenta alla coalizione di Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola, che parte con i favori del pronostico, di consolidare una vittoria annunciata. 

Enzo Bianco e Lucio Malan, i senatori incaricati dai due principali partiti quali relatori del testo, negli scorsi giorni hanno intanto trovato un’intesa su alcuni dettagli tecnici tutt’altro che marginali. L’obbligo per chi si presenta di consegnare anche lo statuto del proprio movimento politico, e la concessione ai gruppi parlamentari anche di neo-costituzione di non raccogliere le firme per presentare le liste. La prima va a colpire il Movimento 5 stelle, che ad oggi è privo di statuto. Il secondo favorirebbe le eventuali liste complementari. Sia quelle che Silvio Berlusconi penserebbe di affiancare al Pdl al quale non riconosce più capacità attrattiva, sia l’ipotetica lista di Bruno Tabacci che coprirebbe le spalle dei Democratici sul versante centrista.

Ma il Cavaliere, che non ha sciolto la riserva sul proprio futuro politico, avrebbe chiesto ai suoi senatori di tirare il freno, e di cercare di rimandare una possibile intesa. Rimandando l’approdo del provvedimento in Aula previsto per oggi. Così Gaetano Quagliariello, che insieme a Malan gestisce la vicenda per conto degli azzurri, ha presentato una nuova proposta di mediazione. La nuova bozza del vicepresidente dei senatori pidiellini prevede che ci sia una soglia del 40% per le coalizioni per accedere al premio di maggioranza. Sotto quella soglia scatterebbe un premietto fisso unicamente per il primo partito. Che dovrebbe comunque ottenere almeno il 30% dei voti. Un bonus di 50 seggi che equivarrebbero circa all’8.2%.

Netta la contrarietà del Pd. Che con Finocchiaro attacca: «Il Pdl vuole la rottura, siamo nelle sabbie mobili». Si continua a trattare, ma un’intesa si allontana.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:56