Revocato l'aumento Iva per le coop sociali

Il Governo Monti con la legge di stabilità 2013 aveva stabilito un aumento dell’Iva dal 4 al 10% sulle prestazioni sociosanitarie ed educative erogate dalle cooperative sociali, vero e proprio pilastro del welfare del nostro Paese. In Italia lo sviluppo delle cooperative sociali è legato a molteplici fattori: gli enti pubblici, infatti, esternalizzano una quota crescente di servizi sociali, educativi e sanitari, e sono altresì diffusi fenomeni di auto-organizzazione della società civile (cittadini, gruppi informali, associazioni, ecc.) che promuovono la nascita di cooperative sociali per rispondere a bisogni insoddisfatti da parte dello Stato o per innovare l’offerta di servizi di welfare (un esempio: i centri diurni per adulti disabili o pazienti psichiatrici).

Per fortuna il buon senso ha prevalso e, grazie anche alla strenua difesa del settore da parte di Confcooperative, il Governo Letta ha deciso di revocare l’aumento dell’Iva. L’aumento, infatti, avrebbe gravato soprattutto sugli enti locali che utilizzano i servizi delle cooperative sociali per prestazioni a favore delle categorie più svantaggiate: malati, anziani, disabili, bambini. L’incasso previsto dallo Stato per il 2014 (150 milioni di euro) avrebbe pesato per circa 100 milioni sugli enti locali e per 50 milioni sulle famiglie.

Le prestazioni sarebbero state a rischio per oltre il 10% dei circa 4,3 milioni di utenti delle cooperative sociali. L’aumento dell’Iva, inoltre, avrebbe rappresentato una mera partita di giro tra stato centrale ed enti locali; un vero smacco in un Paese che da anni lavora per il federalismo e una politica di prossimità vicina ai cittadini attraverso le istituzioni locali.

Come recentemente sottolineato da Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà Confcooperative, il ruolo della cooperazione sociale è stato trainante anche nell’occupazione, più che raddoppiata negli ultimi 10 anni: “206mila posti di buona occupazione, di cui, oltre il 28%, creata durante l’ultimo quadriennio, così come dimostrano i dati Istat.

Uno sforzo che risulta ancora più straordinario se rapportato al periodo di stagnazione economica occupazionale del nostro Paese. Sarebbe stata del tutto incomprensibile e ingiustificato un aumento dell’Iva sui servizi resi ad anziani, minori e disabili, da parte delle cooperative sociali che da anni, oltre che dare buona occupazione, disegnano reti e servizi di welfare per il Paese supplendo alle molte carenze dello Stato”.

È questo un nodo cruciale: in un’Italia sempre più anziana, multietnica, con sacche di povertà ed emarginazione sociale il ruolo delle cooperative sociali è fondamentale e rappresenta il lato virtuoso del welfare italiano. Lo stesso ministro del Lavoro Giovannini ha definito le cooperative sociali “imprese innovative”, poiché nella stragrande maggioranza dei casi sono efficienti e possono contare su personale altamente qualificato.

L’aumento dell’Iva per le cooperative sociali, inoltre, avrebbe avuto effetti pesanti sulla coesione sociale del Paese in un momento di profonda crisi. Nell’Italia del futuro il welfare dovrà sempre più essere “delocalizzato” e affidato non ad uno Stato ingordo e troppo spesso inefficiente, ma proprio ai cittadini: le cooperative sociali rispondono già oggi a tale modello.

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:19