La “Rivoluzione” in atto in Ucraina

Intervistiamo Antonio Stango, membro del Consiglio generale del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito e fondatore del Comitato Italiano Helsinki per i diritti umani, appena tornato in Italia da una missione in Ucraina.

Cosa sta veramente accadendo in Ucraina e quale è il clima che si respira per le strade di Kiev?

È certamente in corso una rivoluzione, con componenti molto diversificate. Il movimento che occupa da tre mesi Piazza Indipendenza a Kiev, che è stata ridefinita Euromaidan, ha visto insieme sostenitori dei partiti di opposizione a Yanukovich rappresentati in Parlamento e gruppi extraparlamentari, a loro volta molto variegati. Insieme con una maggioranza di nonviolenti, principalmente studenti, che chiedono uno Stato di diritto e più strette relazioni con l’Unione Europea, hanno sostenuto la rivolta e affrontato la repressione anche gruppi di estrema destra nazionalista, pronti a ricorrere alla violenza per forzare i tempi di un sovvertimento inevitabile del sistema di potere. Dopo la fuga e l’esautoramento di Yanukovich, la fine della repressione e la formazione di un governo provvisorio, la vita a Kiev è ripresa nella sua pienezza; ma l’occupazione di Euromaidan continua e un accenno di euforia, che stava nascendo mista a sentimenti di lutto per i quasi cento caduti, si è bruscamente interrotto per le notizie drammatiche provenienti dalla Crimea. Il Parlamento intanto lavora a ritmi concitati, anche adottando misure affrettate e controproducenti come l’abrogazione della legge che consentiva alle regioni di definire “ufficiali” altre lingue, in aggiunta all’ucraino.

Dopo gli storici avvenimenti degli ultimi giorni, quali sono le forze politiche e associative ucraine che vogliono davvero rilanciare la politica ucraina verso una direzione liberaldemocratica ed europeista?

Il partito “Patria” (Batkivshchyna) di Yulia Tymoshenko, la quale tuttavia non gode ormai di molto credito presso la popolazione, ha questo orientamento; l’attuale primo ministro provvisorio Arseniy Yatsenyuk ne è stato il portavoce. Senza coinvolgimenti in passate storie di corruzione è il più volte campione mondiale di pugilato Vitali Klitschko, leader dell’Alleanza Democratica Ucraina per la Riforma, che sarà fra i candidati alle elezioni presidenziali del 25 maggio. Trovo positivo che il governo provvisorio abbia un vice primo ministro per l’integrazione europea, Borys Tarasiuk, anch’egli del partito Patria. Tuttavia, fra le associazioni e nel movimento studentesco, peraltro molto articolato, si trovano probabilmente le maggiori potenzialità per un’Ucraina libera dalle pastoie post-sovietiche da un lato e dalle tentazioni ipernazionaliste dall’altro. In ogni caso, non si tratterà di un percorso facile.

Che ruolo sta svolgendo il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito in Ucraina e quale sarà il suo ruolo nell’immediato futuro?

Il Partito Radicale, che ha sempre sostenuto e promosso i diritti civili anche nell’Europa centro-orientale, ha avuto un ufficio a Kiev negli anni Novanta, subito dopo l’estinzione dell’Unione Sovietica. Lì promuovemmo molte iniziative, ad esempio per l’abolizione della pena di morte (che avvenne nel 2000, dopo circa tre anni di moratoria di fatto) e per una soluzione pacifica della crisi della Transnistria. In questi giorni, insieme con Laura Harth (iscritta belga) e Nikolaj Khramov (iscritto russo), abbiamo incontrato a Kiev alcuni dei nostri iscritti ucraini, che sono stati presenti a Maidan con il loro approccio federalista europeo e nonviolento. Credo che si tratti di proposte e metodi vitali per l’Ucraina come per l’Europa, ed è su questo che occorrerà operare.

Qual è l’appello che lanciate all’Unione Europea e quali primi passi l’Europa dovrebbe compiere?

L’Ucraina è Europa, per storia e cultura prima ancora che per posizione geografica. L’Unione Europea, oltre a concedere nei limiti del possibile il necessario sostegno economico, deve favorirne prima di tutto il processo democratico, il superamento della corruzione eretta a sistema, il rispetto dei diritti umani individuali e delle minoranze secondo le convenzioni internazionali. Non si tratta, però, di competere con la Russia o tantomeno di schierarsi contro di essa, ma di condividere un processo di integrazione e di interdipendenza.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:06