Libertà di ricerca, tra scienza e politica

Una nuova ma antichissima sfida per l’associazione Luca Coscioni e il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito, si è tenuta a Roma dal 4 al 6Aprile, presso la Camera dei deputati e presso il Campidoglio, dove si è svolto il “III incontro del Congresso Mondiale per la libertà di ricerca scientifica” con la partecipazione di più di una trentina tra accademici, scienziati, medici e filosofi provenienti da tutto il mondo.

Partendo dall’attuale riflessione sulla crisi dei sistemi liberal-democratici, e dall’avanzata dei populismi di vario colore, ci si domanda come possa nuovamente e con maggior forza il metodo scientifico rappresentare uno strumento fondamentale per la vita del metodo democratico. Il consolidamento della scienza sperimentale è stato storicamente decisivo per l’affermazione di sistemi non autoritari di esercizio del potere, i quali hanno a loro volta consentito alla razionalità scientifica di diventare patrimonio diffuso. La scienza potrà continuare a svolgere questa funzione, a condizione che il mondo della ricerca e quello della politica si confrontino e si parlino, si facciano vicendevolmente forza dei rispettivi strumenti per promuovere la libertà. La terza sessione del Congresso mondiale è stata convocata a partire dall’obiettivo di colmare il divario tra scienza e politica, valorizzando il contributo che l’agire scientifico può fornire in positivo al rafforzamento delle libertà individuali e delle istituzioni democratiche.

La scienza deve, innanzitutto, aiutare il processo decisionale a basarsi sui fatti. Senza lasciare spazio a verità assolute, contrastando ogni forma di manipolazione ideologica della realtà, come spesso accade sui temi più controversi (dalle cellule staminali alla sperimentazione animale). Le nuove frontiere della ricerca possono fornire conoscenze e strumenti in grado di aiutare il governo della polis in ogni campo, dalla medicina all’ambiente. La stessa affermazione del diritto e l’effettiva partecipazione democratica possono trarre nuova linfa dalle scoperte scientifiche: basti pensare al contributo offerto dalle neuroscienze o dalle nuove tecnologie di comunicazione. Nessuna tecnologia è, in sé, buona o cattiva, ma che sarà il suo uso, da stabilire coinvolgendo profondamente e democraticamente i cittadini, a determinare effetti positivi o negativi per ciascun individuo e per l’ecosistema del quale facciamo parte; è perciò fondamentale che i principi della libertà e responsabilità individuale siano fatti valere con la forza della legge. La scienza deve continuare a reggersi sul principio di fallibilità, senza inseguire il consenso popolare, ma aprendosi al confronto con un’opinione pubblica adeguatamente informata. Le istituzioni democratiche devono rispettare l’autonomia della scienza e investire su quegli strumenti in grado di potenziare la libera scelta riducendo i condizionamenti da parte di ogni forma di potere, politico e non. Parole d’ordine che da decenni Marco Pannella, il Partito Radicale, il brillante organizzatore e coordinatore del Congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica Marco Cappato, attuale consigliere comunale a Milano per la Lista Bonino-Pannella, e Filomena Gallo, la segretaria e avvocato dell’associazione Luca Coscioni, vanno ribadendo con estrema forza.

Sull’Italia estrema chiarezza, ovvero una serie di dati allarmanti in termini di libertà di ricerca e di cura. È una questione già nota da tempo, spesso denunciata da pazienti e da scienziati, e che ora trova conferma nell’Indice globale di libertà e autodeterminazione presentato proprio in occasione del III incontro del Congresso Mondiale per la libertà di ricerca scientifica. È innanzitutto una prorompente necessità di non-violenza di cui le nostre democrazie hanno necessario bisogno. Cosa c’entra la nonviolenza con la libertà di ricerca? Perché la non-violenza resta la migliore difesa dei diritti di libertà, dei popoli come degli individui, dei ricercatori come degli attivisti della democrazia, come ha sottolineato, il filosofo e accademico iraniano, Ramin Jahanbegloo che ha fatto la sua presenza al Congresso mondiale. Da sempre la non-violenza ispira lotte contro gli autoritarismi e per le libertà. Ma dal secolo scorso a oggi abbiamo imparato che la nonviolenza ci libera dalle “democrazie reali” per realizzare la democrazia senza aggettivi, verso l’omnicrazia di Aldo Capitini.

Quello che il metodo non-violento insegna, grazie all’azione dei Radicali, di Pannella e di Marco Cappato, è che: “Il metodo scientifico è uno strumento fondamentale per la vita del metodo democratico”. Accogliamo nuovamente la lezione che l’associazione Luca Coscioni e il Partito Radicale ci lanciano, sperando di raccogliere tali ragioni oggi e nell’attualità e non del domani del ritardo, una prepotente necessità non si può rinviare. Tra gli obiettivi prioritari del congresso, il monitoraggio dello stato della libertà di ricerca e di cura nel mondo, attraverso la relazione annuale, “la libertà di ricerca e indice di autodeterminazione” e un aggiornamento costante del confronto tra leggi e politiche nazionali.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:20