Maurizio Gasparri scrive a “L’Opinione”

Riceviamo e pubblichiamo la nota informativa che il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, ha inviato a “L’Opinione”.

Nel maggio 2008 divento presidente del Gruppo parlamentare del Popolo della Libertà al Senato che conta 146 senatori. Apprendo in quel momento che i disciolti gruppi parlamentari di Forza Italia e Alleanza Nazionale avevano in essere alcune controversie di lavoro, per una delle quali il Gruppo An era stato da poco condannato a versare oltre 500mila euro alla controparte.

Poco tempo dopo mi viene notificato, sia in ufficio al Senato che a casa, un ricorso al giudice di Leonida Tucci con il quale chiede un risarcimento di danno per 591mila euro. Il ricorso mi viene notificato anche a casa poiché i gruppi sono associazioni di fatto, prive di personalità giuridica, e quindi chi agisce in nome e per conto del gruppo è responsabile a titolo personale. Non sapendo nemmeno chi fosse Tucci, prendo informazioni sul caso e scopro che era un ex collaboratore di alcuni senatori del Gruppo An delle legislature precedenti. Il Tucci cita in giudizio, oltre agli ultimi tre presidenti del Gruppo An, anche il Gruppo Pdl e me personalmente, poiché sostiene che il Gruppo Pdl sia “l’erede” del Gruppo An. Il Gruppo Pdl nomina avvocato difensore il professor Claudio Scognamiglio.

Nel frattempo decido di accantonare un fondo di garanzia per far fronte ad eventuali condanne in cause di lavoro. Per costituire tale fondo di garanzia accantono i fondi che la deliberazione del Consiglio di Presidenza del Senato del 1° giugno 2006 (n. 3) destinava alla Presidenza del Gruppo. Tale deliberazione confermava la deliberazione del 16 luglio 2002 (n. 40), che stabiliva che il 10% dei fondi per il funzionamento dei gruppi era destinato alla presidenza dei gruppi stessi. In data successiva mi viene notificato un secondo ricorso da parte del Tucci, con richiesta di un ulteriore danno per mobbing di oltre 530mila euro.

I due ricorsi vengono riuniti dal Tribunale di Roma e si avvia l’iter processuale, nel corso del quale viene espletato su mie disposizioni, concordate con il vicepresidente Gaetano Quagliariello, un tentativo di conciliazione transattiva, che malgrado la cifra ingente offerta (100mila euro), viene rifiutata dal Tucci, il quale pretende un totale di oltre un milione di euro.

Nel febbraio del 2012, il direttore della Bnl Senato chiama la mia segreteria e chiede un appuntamento. All’appuntamento viene in compagnia di un collaboratore e li ricevo in compagnia di una mia collaboratrice. Il direttore mi propone di investire la liquidità accantonata sul conto 10373 (a me intestato e sul quale sono versati i fondi derivanti dal 10% destinato alla Presidenza). Io spiego che sono fondi accantonati per i contenziosi del Gruppo e che eventuali impieghi devono prevedere l’assenza di rischio e l’immediata disponibilità delle somme. Avendo avuto rassicurazioni su queste due condizioni, do disponibilità a investire 600mila euro e i due mi propongono un prodotto finanziario Bnl che risponde a tali condizioni. Tra i moduli che la banca mi fa compilare c’è anche il questionario Mifid, dal quale si evince chiaramente che era mia intenzione effettuare un impiego a breve termine (inferiore a 2 anni) e che si escludono altri scopi oltre l’accantonamento dei fondi per far fronte ai contenziosi. Un ampio, chiaro e inoppugnabile parere proveniente dal professor Francesco Capriglione dimostra come si tratti di un investimento finanziario e non di una polizza vita.

Sul finire del 2012, in occasione della verifica di fine anno della contabilità, decido di riversare nei conti del Gruppo una parte dei fondi destinati alla Presidenza (50mila euro) per far fronte a maggiori oneri per il personale (rientro in servizio di alcuni dipendenti fino a questo momento in aspettativa senza assegno).

In previsione della fine della legislatura, il giorno 25 gennaio del 2013 comunico alla banca l’intenzione di rendere disponibili le somme investite e appena resesi disponibili le destino al conto creato appositamente per gestire la liquidazione e i contenziosi in atto ed eventuali del Gruppo.

Nel febbraio del 2013 su mia iniziativa, con i funzionari del Gruppo, predisponiamo un piano di chiusura della gestione amministrativa. In tale occasione chiesi anche di verificare la corrispondenza delle cifre versate mensilmente sul conto 10373 riferite al 10% di cui alla delibera n. 3 del 2006 con quanto effettivamente spettante in relazione alla diminuzione del numero di senatori iscritti al Gruppo. Tra le altre spese connesse ai contenziosi provvediamo al pagamento di tre mensilità di preavviso per i 14 dipendenti (Spicacci, Andreassi, Granata, Di Paolantonio, Funaro, De Sanctis, Nardi, Cocomazzi, Simonelli, Peterlin, Cardelli, Fraddosio, De Dilectis e Mariano) e di sette mensilità di preavviso per 3 giornalisti (Gennaccari, Cace e Rucci) non riassunti nella XVII legislatura, per una cifra, tasse comprese, di circa 670mila euro e d’intesa con Quagliariello decidiamo di utilizzare anche i fondi accantonati per fronteggiare eventuali condanne nelle cause di lavoro.

Con il cambio di legislatura, solo una parte dei dipendenti del Gruppo XVI legislatura sono stati assunti dal nuovo gruppo e tra i non assunti in 10 (Cocomazzi, De Santis, Di Paolantonio, Funaro, Peterlin, Andreassi, Gennaccari, Cace, Spicacci e Granata) hanno fatto ricorsi al giudice citando sia il Gruppo XVI legislatura che il gruppo XVII legislatura.

D’intesa con Quagliariello e con i vertici del Gruppo XVII legislatura abbiamo proceduto a chiudere con una transazione quante più cause fosse possibile. Al momento ne sono state transate 8 (Cocomazzi, De Santis, Di Paolantonio, Funaro, Peterlin, Andreassi, Gennaccari e Cace) con un esborso finora di 163.110 di competenza del Gruppo XVI legislatura (oltre alla quota di spettanza del Gruppo XVII). Sono ancora in corso due cause, più quella Tucci da oltre un milione di euro. Al momento i fondi accantonati, investiti, disinvestiti e versati nel conto sono stati interamente destinati per far fronte alle esigenze di liquidazione del Gruppo. Non c’è stata appropriazione di nulla.

Nei cinque anni (2008-2013) sono state rispettate le regole vigenti, tant’è vero che l’indagine ne prende atto e chiede l’archiviazione per quanto riguarda la gestione del Gruppo. Come membro della Giunta del regolamento nella XVI legislatura sono stato tra i promotori delle nuove regole che dalla XVII legislatura impongono rendicontazione, pubblicazione on-line dei bilanci dei Gruppi e revisione dei conti. In pratica sono stato tra coloro che con determinazione hanno introdotto norme che fino alla scorsa legislatura (marzo 2013) non erano vigenti.

Ritengo atto di saggezza aver fatto degli accantonamenti da impegnare per fronteggiare contenziosi e ogni esigenza fiscale o amministrativa scaturita dall’attività della XVI legislatura, a maggior tutela non solo di chi ha avuto la responsabilità del Gruppo Pdl 2008/2013, ma di coloro che hanno preceduto e seguito questa fase con i vari gruppi passati o presenti di Forza Italia, An, Ncd.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:01