Passata la festa, gabbato lo Santo

Passata la festa, gabbato lo Santo. Il classico proverbio che, se riferito alla canonizzazione dei due Papi divenuti Santi, dà l’idea precisa di quanto è avvenuto domenica scorsa e nei giorni passati nella Città Eterna.

I pellegrini, giunti da ogni parte del mondo, nel mentre sono stati costretti a dormire nei sacchi a pelo a causa dell’impossibilità di pernottare in un albergo (il cui costo ha raggiunto livelli indecorosi), per sopravvivere sono stati costretti a pagare 5 euro per una mezza bottiglietta d’acqua ed a rifugiarsi negli angoli più nascosti della Città del Vaticano per gli indispensabili bisogni fisici, il sindaco Ignazio Marino compariva in televisione vantando meriti a iosa per l’organizzazione. Senonché qualcuno si è preso la briga di intervistare i malcapitati sull’avvenimento mondiale e sul modo in cui è stato vissuto. Nel mentre tutti o quasi ringraziavano il Padreterno per aver loro concesso il privilegio di essere presenti all’evento, che ha visto quali protagonisti ben quattro Papi, le stesse persone al contempo dichiaravano di non voler mettere più piede nella Capitale, non essendo disposti ad essere turlupinati.

È la solita vecchia storia che si ripete senza che le istituzioni intervengano per porre rimedio a tale indefinibile sconcio. Tutto bene Marino, tutto bene Alfano, non è successo nulla sotto il profilo della sicurezza, ma sotto il profilo dell’ospitalità è stato un vero e proprio disastro se non si è riusciti ad accogliere i pellegrini in modo decente e senza farsi sfuggire l’occasione di mantenere ben saldo il giudizio degli stranieri sugli italiani, definiti una ancora una volta dei “truffatori”.

Io stesso, paventando di trovarmi invischiato in tale studiato disordine, per assistere all’evento mi sono recato, come faccio ogni domenica, nella Basilica di San Luigi dei Francesi, dove insieme agli ordinatissimi Galli ho potuto assistere attraverso il maxischermo (allestito per la comunità francese) alla cerimonia ed al contempo alla messa. Ad una mia precisa domanda rivolta ad una signora che assisteva insieme a me alla cerimonia del perché non si era recata in Piazza San Pietro, la risposta è stata semplice e immediata: “Voglio gioire della canonizzazione con animo sereno e non essere infastidita da qualche venditore ambulante che vende ombrelli”. Anche io da cristiano laico ho avuto la stessa sensazione e, finita la cerimonia, ho fatto la solita passeggiata in centro senza essere disturbato da nessuno.

Il giorno seguente ho assistito alla solita sceneggiata di “Omnibus”, dove alla presenza dei soliti giornalisti prezzolati, un prete (di quelli considerati dotti) rendeva omaggio ai due grandi Pontefici, ponendo l’accento sul fatto che il comunismo tanto combattuto dal Santo Polacco non era molto distante dal Capitalismo, terreno fertile per Satana, il tutto per dimostrare che il vero cristiano deve combattere i due sistemi di vita. Il sacerdote può essere dotto quanto si vuole, ma dovrebbe ricordare che il comunismo che in parte condivide come dottrina politica tentò in tutti i modi di eliminare dalla scena il suo maggior nemico, individuato in Giovanni Paolo II, senza riuscirci, e che grazie al Papa polacco crollò il Muro di Berlino. Vorremmo sempre che i preti facessero i preti e non gli esperti filosofi di cristianesimo politico immaginando paragoni blasfemi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:03