L’informazione   di regime in Italia

Non vi sono dubbi sul ruolo giocato dai partiti alle prossime elezioni europee in Italia, così com’è forte la propaganda delle formazioni politiche in competizione per questa tornata elettorale. Come sempre denunciato dai Radicali di Marco Pannella ed Emma Bonino, tra le violazioni più effimere praticate dalla partitocrazia vi è il non paritario accesso all’informazione e alla conoscenza da parte degli elettori. Nulla di eccezionale se a denunciare tale caso erano soltanto i militanti radicali, ma ora non è più così. I radicali non si presenteranno alle prossime elezioni europee, proprio per la loro illegalità. La lista che sta subendo sulla propria pelle gli effetti di tale criminale sistema è la lista ecologista “Green Italia Verdi Europei”, che rappresenta in Italia il quarto partito per numero di deputati del Parlamento Europeo.

Ecco allora, dopo aver vissuto la problematica sulla propria pelle, le scuse a Marco Pannella per non averlo sostenuto in passato proprio su tale “battaglia radicale”. I protagonisti sono Roberto della Seta e Francesco Ferrante, che dalle pagine dell’Huffington Post chiedono scusa a Pannella: “Dobbiamo chiedere scusa a Marco Pannella e ai radicali. Quando per anni strillavano, digiunavano, s’incatenavano contro la Rai che negava loro pari dignità nell’accesso agli spazi informativi durante le campagne elettorali, anche noi come molti altri, pure d’accordo con molte delle battaglie che conducevano, li prendevamo per matti e per esaltati. Invece avevano ragione loro. Il primo problema della democrazia italiana è che quando si vota il sistema dell’informazione radiotelevisiva, a cominciare dal servizio pubblico Rai, calpesta sistematicamente uno dei princìpi cardine di ogni sistema democratico: il diritto di tutti quelli che concorrono per ottenere il consenso degli elettori a informare i cittadini sul fatto che ci sono, su chi sono, su cosa propongono. Ce ne accorgiamo solo adesso - questa è certamente una nostra colpa - perché solo adesso ci troviamo tra le vittime. Concorriamo nelle elezioni europee con una lista - Green Italia Verdi Europei - che rappresenta in Italia il quarto partito per numero di deputati del Parlamento Europeo. Ma la Rai ci ignora”.

Nuovamente il regime si rappresenta per quello che è, non solo scegliendo la propria opposizione, ma escludendo dal campo le forze alternative e sinceramente europeiste. Ribadiscono i due candidati ecologisti: “La possibilità per una lista di partecipare alle elezioni europee è regolata da leggi: leggi in base alle quali può partecipare chi superi una soglia di rappresentatività, o raccogliendo un certo numero di firme o perché collegato formalmente a partiti italiani ed europei già presenti nei rispettivi Parlamenti (nazionale ed europeo). La nostra lista è naturalmente in regola con questa soglia, come le altre dieci che gli elettori troveranno sulla scheda il 25 maggio. Ma mentre le forze politiche tradizionali hanno largo spazio nei telegiornali e nei talk-show televisivi - da Ballarò a Porta a Porta, da Otto e Mezzo a Servizio Pubblico - noi ne siamo quasi del tutto esclusi”.

Se una lezione è stata lanciata da queste Europee è la necessità dell’“alterità radicale” e della prepotente urgenza delle tematiche sollevate dai radicali, la necessaria “lotta non-violenta” per lo stato di diritto e per uscire dall’infamante condizione illegale e criminale dello Stato italiano a partire proprio dall’informazione pubblica, informazione che non permette la concretizzazione del motto einaudiano: “Conoscere per deliberare”. Gli ecologisti saranno presenti alle prossime elezioni europee e mai come in queste settimane dovrebbero, almeno tutti i capolista, riflettere sul dovere morale, politico e civico di versare i fondamentali “200 euro” e tesserarsi al Partito Radicale.

Almeno per riconoscenza per le battaglie condotte, che poi risultano essere di tutti, d’altronde “o li scegli o li sciogli”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:10